Da Economia Fondiaria no. 1/2022

In qualunque situazione si trovi il mercato, l’urlo di dolore a favore della pigione moderata risuona sempre. Forse già in funzione delle prossime elezioni cantonali dove il rischio che la santa alleanza dei progressisti si sfaldi per cui la posizione di partenza conta molto, oppure come consuetudine tanto per tener vivo l’argomento e legittimare qualche angoscia notturna.
Sinceramente però non è facile calibrare le due argomentazioni per cui tanto vale allinearle.
Il primo è un classico. Il problema dell’alloggio è un argomento da trampolino per molti e non per nulla diversi politici l’hanno cavalcato con successo sia a livello cantonale che nazionale.
Non solo nei legislativi ma anche negli esecutivi.
Il secondo, la penuria, invocata per consolidare associazioni ed istanze anche se le disponibilità sono enormi.
Diciamo che vi è sempre interesse per il tema.
Il problema però è che chi sbandiera lancia la bandiera nel campo altrui. “Io segnalo tu provvedi”, del resto una frase utilizzata anche in altri campi.
Per farla breve, quasi mai costoro passano alla fase realizzativa.
Forse perché il mercato convenzionato (ai tempi era più facile inquadrarlo come “sussidiato”) sottostà a precise regole e controlli, oppure perché manca semplicemente “la voglia di fare”.
Ora è sempre utile ricordare che l’edilizia convenzionata presuppone la penuria di alloggi accessibili e la prontezza a sottostare a vincoli vari come lo standard costruttivo, i limiti di costo ed attribuzioni ferree!
Condizioni che fra l’altro vengono costantemente controllate.
Ed è giusto che sia così perché chi garantisce è pure sempre il contribuente.
Quindi tutti restano al palo pronti a concedere la precedenza.
“Prego dopo di Lei”.
Non funziona neanche la cooperativa malgrado la tenacia nel proporla che sa di stoicismo!
La formula non attecchisce dalle nostre parti!
Vi è comunque una promozione in corso alquanto modesta che verrà consegnata all’utenza fra due o tre anni.
Poi il buio oltre alla siepe!

La pandemia ha rilanciato la seconda residenza!
Così si sostiene ed è anche vero!
Vi è maggiore interesse soprattutto per l’uso e per il reddito integrativo con la prontezza, per il momento ancora timida, di passare alla locazione “parziale”.
Ovviamente nulla toglie che questo interesse si concretizzi anche con la compravendita.
È un fenomeno interessante?
Diremmo di sì.
Abbiamo più di 60'000 residenze secondarie in genere poco godute e in buona parte datate, che potrebbero venir messe a reddito.
Quindi locazioni “parziali” monetizzabili e motori per zone discoste.
Migliorare la loro occupazione potrebbe perciò diventare un obiettivo di “politica” regionale.
Per ora la preoccupazione maggiore sembrerebbe però essere quella di assicurare alle casse degli enti regionali maggiori introiti.
Sappiamo comunque che sono in corso diversi contatti con società specializzate in questo particolare tipo di mercato ragion per cui lo scenario sembrerebbe possibile magari coinvolgendo anche i Comuni stessi che sono sul territorio.
Loro conoscono i proprietari e lo stato delle loro proprietà.
Certamente seguendo il consolidato detto “il cane non muove la coda per niente” l’organizzazione sul posto, complementare o meno, andrà adeguatamente remunerata.
Un’operazione WIN – WIN!
Si rilanciano le valli e si incassa qualche soldino!

Facendo un po’ d’ordine, si fa per dire, ci è capitata per mano una vecchia scheda informativa del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazioni DATEC con la quale si comunicava che il Consiglio Federale aveva approvato i piani Direttori dei Cantoni di Basilea Campagna, Friburgo, Giura, Vallese e Zugo.
L’informativa conteneva un ampio elenco di condizioni applicative e richieste di correzioni poste ai singoli Cantoni.
In poche parole le approvazioni erano in parte condizionate.
L’informativa segnalava pure i tre Cantoni che allora non avevano ancora riveduto o approvato il Piano Direttore e meglio: Glarona, Obvaldo e Ticino.
Per quanto ci riguarda il Dipartimento Federale precisava che “nel caso del Canton Ticino non è stato possibile approvare il documento entro il 1 maggio 2019 in quanto attualmente sono ancora pendenti diversi ricorsi. Fino alla loro evasione da parte del Consiglio di Stato ticinese il Consiglio Federale non potrà approvare il piano direttore anche se avrà concluso l’esame e trasmesso i risultati per consultazione al Consigliere di Stato competente”.
Come sappiamo il Gran Consiglio ha bocciato pochi mesi fa i ricorsi dei Comuni che chiedevano in pratica di esonerarli dal lavoro sporco del dover delimitare le zone edificabili in esubero con il rischio di dover indennizzare tale “rasatura” senza dimenticare la reazione di coloro che si troveranno i loro terreni declassati o congelati.
Cittadini sicuramente poco disposti alla risata spontanea!
A proposito di zone in esubero sappiamo per certo che le zone da declassare “non urbanizzate” diventeranno zona verde.
In tutti i casi resterà aperto il problema dell’indennizzo.
Per lo stesso è stata assicurata una disponibilità finanziaria di 10 milioni a carico dei Comuni e del Cantone.
Una cifra ridicola che si scioglierà come neve al sole!
Sebbene non sappiamo l’esito degli esami intermedi da parte del Consiglio Federale sappiamo per certo che l’approvazione definitiva del piano direttore cantonale non esiste ancora, semplicemente perché non è stata ancora pubblicata.
Ci interessa saperlo non da ultimo perché sicuramente sarà condizionata!
Ora non è compito nostro sollecitare un aggiornamento al riguardo, ma forse qualche parlamentare potrebbe attivarsi in tal senso.
Non da ultimo la commissione competente deputata ad approfondire l’iter dell’approvazione.
Forse siamo l’ultimo Cantone? Boh!

Un recente studio condotto dal Professor Vorpe ha certificato che la nostra attrattiva in fatto di carichi fiscali è molto debole.
Uno studio ben articolato che non si è limitato a certificare la situazione nel suo insieme ma si è anche dilungato a precisare le varie incidenze e le loro dinamiche.
Per farla breve siamo come sempre ancora fra gli ultimi della classe.
Noi avevamo sottolineato da tempo questa situazione non perché siamo specialisti, ma perché le tabelle principali dei raffronti cantonali le pubblica la Confederazione stessa e di rimbalzo la NZZ o qualche rivista specializzata.
Basta essere un pelino curiosi e riannodare il tutto.
Ora però questo poderoso studio certifica che siamo relegati in serie B e che bisogna avere il coraggio di confrontarci con la realtà delle cose.
Inutile ricordare il raddoppio delle fortune dei grandi della digitalizzazione e della farmaceutica.
Centra un tubo anzi sarebbe bene ricordare che la capitalizzazione delle loro aziende ha rinvigorito il previdenziale e le casse della banca nazionale che ha in pancia le loro azioni.
E se saltasse a loro la catena, saremmo tutti nei pasticci.

Il problema del riscaldamento climatico rimane sempre all’ordine del giorno solo che si stanno aggiornando i piani di rientro tenendo presente maggiormente il problema dell’energia. Non per farla a color che rumoreggiano in piazza ma semplicemente perché si arrischia di restare al buio.
Il pericolo di un blackout “elettrico” è infatti dietro all’angolo non per qualche rottura di linea ma per il sistema stesso che sta collassando. Le sorgenti sole, vento ed acqua non ce la fanno a tamponare il continuo aumento della domanda.
Tutto lì!
Il Consiglio Federale è stato chiaro. Il rischio sussiste ed è bene simulare le varie vie d’uscita.
Del resto anche la commissione europea si è chinata sull’argomento proponendo persino il rientro nel nucleare e nel gas scatenando le ire dei “verdi” sempre però con il cellulare a portata di mano.
Eppure si sapeva da anni che il sistema non sarebbe stato in grado di reggere ma il politicamente corretto esigeva di essere ottimisti ad oltranza.
Non ce l’avremmo fatta entro il 2050, pazienza.
Sposteremo la scadenza al 2060!
Il dispendio energetico è fra l’altro un tema importante per la sostanza immobiliare e sarebbe anche cosa utile capire le varie fattibilità degli interventi auspicati dalle autorità.
Per il momento restiamo perciò in fiduciosa attesa.

Finalmente una buona notizia. Il “virus” che ci ha messo in ginocchio sembrerebbe perdere in cattiveria.
Insomma sta mutando.
Meglio colonizzarci che farci fuori!
Ormai dilaga e si sta abituando.
Certo non è ancora finita ma possiamo per lo meno affermare che la ricerca e la produzione dei vaccini è stata eccezionale.
Come pure eccezionale è stato il rispolvero di alcune tecniche già collaudate ma non sufficientemente applicate su grande scala.
Tecniche che stanno fra l’altro aprendo le porte a cure fino a ieri nemmeno prospettabili.
Abbiamo imparato molte cose.
Il far squadra, l’eccesso di garantismo, l’inutile chiacchiericcio, la necessità di far ricorso alla storia.
E poi l’aver constatato la professionalità e l’abnegazione di tutto il corpo medico.
Ci hanno protetto, anzi ci hanno fatto scudo.
Di più non si poteva francamente chiedere.


Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini