Da Economia Fondiaria no. 5/2023

Partecipiamo tutti alla lotta contro queste piante invasive e dannose per l'ambiente e per le nostre proprietà immobiliari!

Troppo spesso il pericolo viene, per pigrizia o insufficiente conoscenza, sottovalutato o ignorato, ma il problema è serio e va affrontato con la massima determinazione! Vediamo di cosa di tratta.

Il cittadino distratto non se ne è forse ancora accorto, ma la situazione cambia estremamente in fretta! I nostri spazi inedificati e meglio giardini, terreni incolti, boschi, lingue di terreno verde ecc., sono sempre più spesso occupate da piante e fiori estranei alle nostre latitudini, dall'aspetto inoffensivo se non grazioso, ma che stanno però soppiantando le nostre erbe, i nostri alberi e cespugli, cambiando in poco tempo il paesaggio! Si pensi che il diffusissimo ailanto (che non lascia spazio alle altre piante) ricopre i prati e raggiunge i 30 metri di altezza, mentre le verghe d'oro colorano di giallo ampie aree, dove la loro concentrazione può raggiungere i 300 fusti per metro quadrato! Il poligono giapponese - alto sino a tre metri - può ricoprire fittamente i corsi d'acqua, e così via. Fra le numerose piante neofite invasive ormai presenti, ve ne sono di pericolose sia per l'uomo, sia per gli animali (selvatici e domestici), sia per la vegetazione e l'ambiente in generale, a causa dei pollini molto allergenici o della loro tossicità o perché causano bruciature sulla pelle.

Caratteristica principale di queste piante è la loro rapidissima diffusione e capacità di colonizzare il territorio. Ciò è facilitato - a dipendenza del tipo di pianta - dai loro numerosi semi (spesso resistenti anche per diversi decenni), dalle loro particolari radici e, in taluni casi, tramite la possibilità di decuplicarsi dopo un semplice taglio. Queste piante invadono così il nostro territorio e le nostre proprietà, e la lotta per la loro eliminazione è purtroppo complessa e assai gravosa! Ma essa è inevitabile ed esse devono essere contrastate da tutti con determinazione! E seppure i trattamenti sono diversi a dipendenza della tipologia della pianta, vale sempre il vecchio proverbio "prevenire è meglio che guarire", ed è quindi senz'altro preferibile intervenire contro pochi esemplari, piuttosto che vedersi confrontati in brevissimo tempo con un fondo completamente invaso, sul quale è molto più oneroso e difficile intervenire!

Il problema è collettivo e va affrontato sia dall'ente pubblico (con misure diverse), sia dal singolo proprietario, che deve provvedere ad un'adeguata manutenzione del suo fondo, adottando le misure che si impongono, a tutela oltre che del proprio fondo anche di quelli vicini. L’inattività in questo campo genera infatti anche immissioni dannose eccessive ai fondi vicini, i cui proprietari, a seguito della “migrazione” delle piante pericolose, si vedranno confrontati con spese di manutenzione supplementari a tutela della loro proprietà e magari anche con una svalutazione dei propri fondi.

A tutela del proprietario danneggiato (o che rischia di esserlo) dall'inattività del vicino, tornano utili gli artt. 679 e 684 CC. Con tali strumenti il proprietario toccato può procedere civilmente e chiedere la cessazione delle immissioni moleste, l’adozione di provvedimenti contro il danno temuto e il risarcimento del danno. Per potere agire nei confronti del vicino occorre che le immissioni siano oggettivamente eccessive, presupposto che a dipendenza dei casi è realizzato quando il proprietario viene manifestamente meno ai suoi obblighi.

Vista la varietà di piante invasive e il fatto che sono delle neofite, i più non sanno riconoscerle. Nel nostro sito catef.ch alla voce Attualità e info giuridiche/Info giuridiche e politiche/Temi più giuridici/Varia troverete quindi pubblicata una "Guida alle neofite invasive", edita dal Dipartimento del Territorio, che illustra quelle più frequenti, ne indica le caratteristiche principali, i pericoli e i modi più adatti per combatterle. Schede dettagliate per tutte le piante e numerose altre informazioni si trovano poi all'apposito sito del Cantone: www.ti.ch/neofite > Schede specie.

Le piante invasive vanno eliminate con tecniche diverse (estirpazione, sfalcio ripetuto, cercinatura, eliminazione della terra, elettrodiserbo, vagliatura, ecc) a dipendenza delle loro caratteristiche. Molto spesso occorrerà fare capo ad un professionista che conosca il modo migliore di agire e che sia dotato degli strumenti idonei al lavoro.

Il materiale asportato non potrà poi di regola essere compostato o conferito nella raccolta degli scarti vegetali. A dipendenza del tipo di pianta e del momento del singolo intervento, il materiale andrà  infatti eliminato  con molta cautela, secondo le direttive cantonali, così da non contaminare il suolo.
Più in particolare:

  • gli scarti di poligono esotico, sommacco maggiore e pueraria irsuta vanno sempre smaltiti presso l'impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti;
  • lo stesso dicasi per scarti contenenti semine, tuberi o rizomi, con capacità di propagazione di nuove piante;
  • ambrosia, panace di Mantegazza e senecione sudafricano vanno trattati e smaltiti secondo le indicazioni del Servizio fitosanitario.

Gli attrezzi venuti a contatto con neofite invasive vanno minuziosamente puliti dopo l'uso.

Diversi comuni della Valle di Blenio mettono a disposizione gratuitamente dei sacchi di raccolta appositi per l'eliminazione delle neofite invasive. Se nella valle di Blenio l'impegno delle autorità - attive su più fronti - sembra essere stato ripagato con risultati incoraggianti, che hanno ad esempio portato ad una diminuzione importante del poligono asiatico nei luoghi pubblici, purtroppo non sempre si nota altrettanto entusiasmo e impegno da parte di altri comuni. Mancano in particolare un'informazione e una sensibilizzazione adeguata dei cittadini, nonché richiami sistematici all’attenzione dei proprietari di terreni non curati e ormai invasi dalle piante problematiche.

Particolarmente problematici sono i terreni abbandonati e dimenticati, dove l'erba viene tagliata solo raramente, che presentano quindi le condizioni ideali per essere colonizzati da piante non autoctone e invasive e che sono all'origine di nuovi popolamenti anche nei terreni vicini.  Situazione analoga avviene quando vengono tagliati grandi alberi e il fondo diventa soleggiato e privo di vegetazione o quando si tagliano gli alberi per procedere all'edificazione di un fondo e i lavori invece tardano ad iniziare: le neofite invasive sono le prime ad insediarsi in questi spazi. Infatti è ormai facilissimo vedere ampi terreni e boschi occupati da piante come il sommacco maggiore, piuttosto che il somigliante ailanto, che può - anche velocemente - raggiungere i 30 metri di altezza!

Che si sia in auto o a piedi, è semplice per chiunque constatare quanto siano diffuse le piante invasive.

Per contrastare quest'evoluzione, fra le misure la cui adozione o implementazione a livello collettivo mi sembra particolarmente opportuna, menzionerei:

  • una sensibilizzazione accresciuta da parte dei comuni e della popolazione, e in particolare dei proprietari immobiliari, dei giardinieri e di coloro che si occupano dei giardini e dei prati, ma anche di custodi ed eventualmente di inquilini;

  • l'introduzione, da parte dei comuni o comunque dell'ente pubblico, di un servizio di raccolta a domicilio del materiale tagliato o estirpato, che oggettivamente è spesso troppo voluminoso per potere essere trasportato in sicurezza dai singoli privati;

  • l'impegno convinto di tutti a contrastare queste piante, ciò che comporta una manutenzione senz'altro accresciuta e intensa della proprietà con sfalci ripetuti nel corso dell'anno, e possibilmente sempre nel momento adatto: ad esempio, evitare che le piante possano andare in fiore e poi produrre i frutti o i semi;

  • essendo autunno, procedere al più presto con lo sfalcio per evitare che tutti i semi possano cadere sul terreno e poi germinare la prossima primavera;

  • la designazione di un responsabile delle neofite invasive a livello comunale, che adotti e coordini gli interventi necessari, fornisca consulenza ai cittadini, come peraltro avviene con successo nel vicino Canton Grigioni e nel Canton Zurigo;

  • l'intensificazione degli interventi sul territorio da parte dell'ente pubblico, anche con volontari e collaboratori motivati;

  • interventi decisi e sistematici da parte dei Municipi nei confronti dei proprietari inadempienti, conformemente ai loro obblighi legali, in particolare a tutela del decoro e della salute pubblica.

Dal canto suo, il singolo privato può contribuire a migliorare la situazione:

  • favorendo le specie indigene nel proprio giardino;
  • eliminando regolarmente le piante neofite invasive dal proprio giardino e non mettendone più a dimora;
  • gettando gli scarti riproduttivi di neofite invasive nei rifiuti solidi urbani;
  • trasportando gli scarti in contenitori chiusi;
  • pulendo accuratamente gli attrezzi utilizzati nelle lavorazioni;
  • tagliando, controllando e gestendo regolarmente le ricrescite;
  • asportando regolarmente i semi delle palme che, nonostante il loro aspetto innocuo, stanno colonizzando anche i boschi, causando pure un pericolo accresciuto in caso di incendio;
  • evitando di acquistare piante problematiche (si verifichi anche l'etichetta), accertandosi - anche con il giardiniere - che vengano piantate solo piante autoctone e non problematiche;
  • informando l'autorità in presenza di piante per le quali vi è un obbligo di lotta e di segnalazione (ambrosia, panace di Mantegazza, senecione sudafricano) o per situazioni senz'altro problematiche;
  • procurandosi la guida del Cantone reperibile alla pagina Internet: www.ti.ch/neofite > Per saperne di più > Documenti oppure presso il Servizio fitosanitario cantonale, Bellinzona, tel. 091 814 35 57 e seguendone le indicazioni.

Vista l'ampiezza del problema si stanno testando nuovi metodi di lotta, ciò che è senz'altro positivo e incoraggiante, ma delle conferme effettive sulla loro efficacia si avranno solo col tempo. Nel frattempo, il problema delle neofite invasive va in ogni caso affrontato da subito con la massima determinazione, e da ciascuno.
Grazie per il vostro impegno!

Troverete una documentazione molto ampia al sito del Cantone: www.ti.ch/neofite > Per saperne di più > Documenti.

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Qualche indicazione relativa ad alcune tra le neofite invasiva più diffuse:
(fotografie tratte dalla documentazione del Cantone)

Sommacco maggiore - Rhus typhina
Tutta la pianta è leggermente tossica e può causare problemi di salute, provocando allergie al contatto.
Utilizzata come pianta ornamentale, è alta fino a 8 m. La sua piantumazione è vietata.
Si riproduce sia in modo vegetativo tramite ricacci dalle radici, sia mediante i semi. La diffusione è favorita anche da spostamenti di suolo contenente radici. Quando la pianta viene tagliata, può produrre ricacci sia dal ceppo che dalle radici.
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Cremesina uva turca - Phytolacca americana
Può creare problemi alla salute per l’uomo e per il bestiame in quanto tutta
la pianta
- compresi i frutti, di un intenso color viola - è considerata tossica. Si ritiene che i suoi innumerevoli semi possano germinare per 40 anni. Presente in tutto il Cantone.

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Ailanto - Ailanthus altissima
Corteccia e foglie possono provocare irritazioni della pelle.
È molto presente in tutto il Cantone.
Si riproduce sia in modo vegetativo, tramite ricacci dal ceppo e dalle radici,
soprattutto quando tagliato, sia mediante i semi (fino a 1
milione per albero adulto)
dispersi dal vento. Cresce molto velocemente in
giovane età e si riproduce già a partire dal 3° - 5° anno.

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Poligono del Giappone - Reynoutria japonica
Pianta alta fino a 3 m, molto rigogliosa,  presente in tutto il Cantone.
Si propaga per via vegetativa tramite i rizomi sotterranei (fino a 1 m di
profondità e fino a 7 metri orizzontalmente dal focolaio visibile) e tramite
piccoli frammenti di fusto (anche solo di 2 cm),  che possono dare origine a nuove piante
. Si diffonde anche tramite lo spostamento di suolo contaminato

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Verghe d'oro - Solidago spp.
Riducono la biodiversità formando popolamenti molto densi che sostituiscono la flora indigena (fino a 300 fusti per m2). Causano danni economici in agricoltura: comportano una gestione più impegnativa e perdite di rendimento.

Si riproducono sia in modo vegetativo, tramite i rizomi sotterranei, sia mediante i moltissimi semi trasportati dal vento.


La Segretaria Cantonale
Avv. Renata Galfetti