Da Economia Fondiaria no. 4/2016

Approvata a maggio di stretta misura la tassa di collegamento verrà implementata quanto prima non solo per educare l’automobilista ma anche per l’impellente necessità di cassa. A quanto pare si sta però ancora lavorando al regolamento d’applicazione, regolamento che verrà sottoposto al Consiglio di Stato probabilmente entro fine estate. Vi è quindi del ritardo sulla tabella di marcia, dovuto, così si mormora, alla necessità di risolvere alcuni quesiti sorti nell’ambito della campagna pro e contro la modifica dell’articolo 35. Per quanto ci riguarda a noi interessa soprattutto che venga salvaguardata la parità di trattamento fra il lavoratore nel privato e quello nel pubblico. Ricordiamo che lo Stato, con tutti i suoi satelliti, i Comuni e la Confederazione sottostanno al balzello che ovviamente dovranno ripercuotere sugli utenti non solo per dissuadere ma soprattutto per far cassa visto che il piatto piange. Pensiamo agli Ospedali, alle aziende municipalizzate, alla SUPSI, all’USI, all’AET, alla BdS, all’officina federale di Bellinzona, al Neuro e quant’altro. Da un anonimo siamo stati ultimamente tacciati di associazione schierata contro la Lega, una accusa che stride però con un’altra convinzione serpeggiante quella che siamo talvolta troppo “filoleghisti”. Allora fughiamo subito qualsiasi dubbio, siamo semplicemente schierati per il partito dei proprietari e siamo convinti borghesi. Ciò non ci proibisce però di invitare rappresentanti della Lega come pure di altri partiti a patto che siano rappresentanti delle istituzioni e non di una fantomatica leadership che si firma “zio cip”. A titolo “abbondanziale” e per chiudere l’argomento è bene ricordare che le proposte formulate da un ministro, nel nostro caso dal Ministro Zali, se fatte proprie dal GOVERNO appartengono a quest’ultimo. La prova provata? Il continuo spot a favore della tassa di collegamento riportato sul portale dell’esecutivo.  Per verificare l’efficacia della tassa bisognerà ora attendere tre anni, poi si vedrà se toglierla o mantenerla. Ragionando per cassa, con i tempi che corrono, sarà però meglio non farsi troppe illusioni anche perché sul tariffario è stato concesso uno sconto, sconto che potrà venir utilizzato come argomento di pressione per un allungo.

Abbiamo accennato al fatto che è il GOVERNO che promuove le proposte accettando, non sempre all’unanimità dei suoi membri, quanto elaborato da un Dipartimento di un collega. A questo punto e non solo a mo’ d’esempio, pensando al programma di riequilibrio finanziario che fa perno sulle entrate del cittadino proprietario e sull’ormai implume automobilista, anche per mitigare qualche larvata accusa, è utile precisare che il programma che trascina l’aggiornamento delle stime è stato sottoscritto dall’intero esecutivo.
Ricordiamo per l’ennesima volta che la legge sulle stime concede la facoltà al Governo di aggiornare le stime qualora la valvola (il paniere composto da 4 indicatori) raggiunga la necessaria pressione per legittimare l’aggiornamento intermedio.
Da parte nostra abbia fatto delle verifiche parallele e siamo giunti alla conclusione che sussistano delle sfumature nell’interpretazione degli andamenti e sulle fonti utilizzabili. Il decreto è stato ora pubblicato e lo troverete nella presente EF. Prendiamo perlomeno atto che con 10 miliardi di maggior stima del territorio, termine oggi in voga, l’erario si becca oltre 60 milioni in più a riprova della forza contrattuale dell’economia fondiaria e del risparmio nel mattone.
Le nostre preoccupazioni sono le seguenti: che il programma di rientro non esca sfilacciato dal dibattito parlamentare lasciando i proprietari e gli automobilisti con il cerino in mano, come cautelarsi che l’impegno di congelare il valore locativo fino al 2025 venga mantenuto e che la legge non venga sottoposta un domani ad inutili modifiche. Per l’impegno di congelare il valore locativo possiamo far perno sulla verifica del singolo e scattare con prontezza qualora si mangiasse la parola senza pudore alcuno. Verifica facile quindi e punteria sempre attiva. Abbiamo fatto un accenno alla forza contrattuale dell’economia fondiaria e allora lasciateci sottolineare l’affermazione fatta recentemente dai dirigenti del fondo di compensazione dell’AVS “l’investimento immobiliare ha salvato la baracca” controbilanciando la valle delle lacrime dell’investimento cartaceo. Affermazione che pur non essendo professori possiamo allargare a tutto il sistema previdenziale. Non vogliamo con ciò beatificare l’economia fondiaria ma è chiaro che abbiamo tutti l’interesse che tenga il più possibile.
Per la pagnotta, per il sostegno ai servizi ed alla sostanze pubblica, per il previdenziale e come biglietto da visita. Persiane sbrodolate o pitture sbiadite non sono patrimonio degli svizzeri!

La discussione sulla Riforma III si è conclusa in quel di Berna senza spargimenti di sangue. Ciò è stato possibile con uno sfoltimento del pacchetto ed alla presa dolorosa esercitata al di fuori dei nostri confini presa che per carità di popolo non precisiamo. Quanto ci si chiede è facilmente riassumibile: le aziende sul vostro territorio, siamo ormai travolti dal termine, vanno tassate tutte nel medesimo modo. Basta privilegi! Il problema nostro è che le società a tassazione privilegiata rappresentano per la Confederazione il 50 % dell’incasso delle persone giuridiche e per noi il 20%.
Sono cifre da far spavento e che illuminano il quadrante dei rischi. Queste aziende sono aziende internazionali che rispondono a degli azionisti di riferimento non propriamente originari della Muotathal o dell’Obergons. In poche parole se il pacchetto non stima se ne vanno o lasciano qualche crisalide per legittimare a fuoco lento il loro domicilio.
Qualche mese fa avevamo dichiarato che la ridefinizione del previdenziale e la Riforma III saranno i capisaldi del realismo politico. Il rispolvero dell’economia e la confezione delle nuove priorità. Chi fa che cosa, quali scenari, come assicurare la pagnotta, come spendiamo, come chiudere la valigia dei sogni, dove piazzare i sacchetti di sabbia e quant’altro.
Ci conforta il fatto che i progressisti a pensione francobollata abbiano già dichiarato di scendere in campo per salvaguardare le conquiste sociali e per non lasciar ridurre le imposte delle odiate società anonime.
Insomma lanceranno il solito referendum pur esponendo tutti ad un rischio non di poco conto.
Ma tutto sommato ne siamo francamente grati. Finalmente si potrà parlare di economia e di prospettive.
Sul creato e quanto spalmato.

Il Dipartimento sull’onda dell’esito positivo della votazione popolare ha proposto un pacchetto al Governo da mettere in consultazione. È un menu modulato sul grado di inquinamento tipo Sesto San Giovanni o Cinisello Balsamo. Traffico a targhe alterne, domeniche da pattini a rotelle senza costine, traffico pubblico per tutti e quant’altro.
L’attivismo anti auto ora però incomincia a debordare, non solo per i partiti, ma anche per il movimento che ha di fatto agevolato questa campagna contro le quattro ruote.
Del resto ci sembra di avvertire qualche malumore anche a casa loro.
Per gli ambientalisti roba da spellarsi le mani anche se blindando il non edificabile, lasciando al loro destino le alpi, con l’ibrido con “superpila” e fucilando l’energia nucleare fra poco resteranno solo Upupa e raganelle.
Per dire che il loro campo di sensibilizzazione si sta riducendo vistosamente.
La vera preoccupazione per gli esperti e per alcuni medici è la vivibilità della zona di confine del nostro Cantone anche se ci sembra per lo meno lecito porsi in merito alcune domande
I rilevamenti sono così drammatici? La salute è minata? Qualche anno fa l’inquinamento era maggiore, non sarebbe opportuno confrontare gli andamenti? Organizziamo un controllo condiviso? Applichiamo le sistematiche già in essere a livello nazionale, sempre che esistano?
Pur non banalizzando la problematica non possiamo andare avanti con “indizi che parrebbero …..ma che non sono statisticamente significativi”
In attesa delle auto ibride, elettriche o teleguidate e scontando il ricambio nella sostanza immobiliare con dispendio energetico più contenuto accontentiamoci del fatto che le aspettative di vita si sono allungate! È già qualche cosa.

Sono passate poche settimane dall’inaugurazione del tunnel ferroviario più lungo del mondo. Non vogliamo soffermarci sulla manifestazione che non ha convinto tutti ma sottolineare l’opera in sé. Un’opera gigantesca, perfetta al millimetro e che abbiamo finanziato da soli.
Un’inaugurazione che ha costretto chi si trova sull’asse nord-sud ad ammettere di essere in ritardo con gli agganci, anzi qualcuno è ancora chino al tavolo con il righello in mano.
Un vero peccato ma la speranza in ragionevoli tempi generazionali non va mai persa.
Intanto godiamoci il confronto Italia-Germania.
Chi arriverà per primo ad agganciarsi con le tratte di loro competenza?
Passata l’euforia del momento ci si prepara ora ad aggiornare le aspettative.
Per noi non cambierà molto. Diverse furono ferrovia ed autostrade. La prima distrusse il sistema dei trasporti di allora aprendo però la strada alla rivoluzione industriale ed al turismo della belle époque e l’autostrada ci rese partecipi alla ricostruzione ed al boom economico.
È bene ricordare che l’attuale infrastruttura, sebbene ancora incompleta, è tesa in primo luogo a soddisfare il traffico merci internazionale anche se non mancherà di incrementare il turismo di giornata.
Dopo il 2020 potremo collegare meglio le cittadine ticinesi realizzando così la città-regione.
Che sia questa la grande opportunità?

L’ultimo rilevamento sulle vendite conferma il processo di assestamento del mercato. Il pregiato e la bassa qualità sono in affanno mentre tiene il comparto presidiato dal ceto medio caparbiamente impegnato ad approfittare del costo del denaro più basso da sempre. Per gli spazi lavorativi e per il commercio aumentano le apprensioni. Il lavoro, il commercio ed i servizi stanno cambiando pelle e con essi le necessità spaziali. Per quanto riguarda la produzione la stessa rimane ancora sostenuta. Segno dell’ultima fiammata oppure che la domanda rimane ancora robusta al punto da legittimare con qualche rischio l’ampliamento della disponibilità? Lo si potrà verificare con i prossimi rilevamenti. Vendite, sfitti e produzione!

Che si faccia del lobbismo è a tutti evidente. In genere serve per documentare e convincere i rappresentanti politici, sempre meno per stressarli. Attualmente i gruppi più attivi sono quelli del settore primario (contadini), quello del servizio pubblico, quello degli inquilini e quello dei produttori di energia. L’argomento di pressione oggi più utilizzato è l’approvvigionamento! I contadini vogliono blindare i sostegni finanziari assicurando che saranno sempre in grado di sfamare il paese, quelli del servizio pubblico pure, quello degli inquilini s’impegna per assicurare (senza ovviamente produrla) una dotazione ragionevole di alloggi a pigione moderata e quello dei produttori di energia a fornirla sicura e sempre disponibile, ora che l’oro blu è declassato ad argento. Chi finanzia? Sempre lui! Il cittadino-pagatore. Potremmo aggiungere anche il gruppo degli automobilisti malgrado non sempre incisivo malgrado sia sulla carta il movimento più numeroso. Complice la continua somministrazione di veleno ed il tiro a pallettoni sulle portiere del gommato. Ormai tutti sgomitano per assicurarsi il sostegno finanziario invocando l’approvvigionamento! E quando non funziona ecco che si premia l’utente-pagatore (e con lui l’intera economia) con un carico di qualche centesimo al pezzo. L’abbiamo visto in occasione dell’ultima votazione federale. L’iniziativa “vacca da mungere” è stata bocciata al 70% e subito dopo si è messo a punto il programma delle strade nazionali con una “accise” da 4 centesimi al litro.

Sul fronte del carico fiscale v’è necessità d’intervenire. Ormai lo affermano più o meno tutti, specialisti e profani. La nostra legge tributaria massacra troppo la sostanza (fra l’altro tassata sugli anni, una sorta di tassa deposito e di solidarietà) ed i redditi alti, quel pacchetto che tanto interessa i benestanti e non per nulla che da un po’ di tempo i “dubloni” vengono portati altrove. Da parte nostra è da anni che ripetiamo che non è più possibile portare a rimorchio buona parte dei cittadini, quelli per intenderci che non pagano nulla e quelli a partita ZERO (imposte=contributi), caricando il tutto su un ceto medio esausto e sul ristretto clan dei grandi pagatori. Ma prima di modificare la legge tributaria dovremmo attendere l’implementazione virtuale della famosa Riforma III cercando nel contempo di cifrare la deriva degli incassi a medio termine del nostro Cantone dove le aziende che fanno utili per ammortizzare, investire e lasciare qualche copeco agli azionisti (quelli che ci hanno messo i soldi) ed all’erario sono alle prese con una concorrenza spietata che erode il loro margine di profitto.
Non utilizziamo il termine tanto in voga del valore aggiunto che confonde le idee. Meglio utilizzare il termine “quanto resta in tasca a fine anno”, rende di più e non ci si perde fra camicerie ed industrie farmaceutiche, distinzione che fra l’altro che lascia il tempo che trova. Del resto tutti gli studi sul nostro futuro concordano nell’indicare fra i sentieri di sviluppo la moda e la farmaceutica! Ma guarda un po’!
Ora si incomincia a ballare e purtroppo a festa finita. Se non dovessimo riuscire a restare competitivi i primi che ci lasceranno le penne saranno i meno abbienti mentre la pattuglia di testa si assottiglierà. Ed il ceto medio? Boh! Ora si apre il lungo periodo del realismo politico. Tutto va cifrato e calibrato secondo i mezzi a disposizione fissando precise priorità. La CATEF è pronta a collaborare con un gruppo di lavoro per la revisione della legge tributaria qualora venisse interpellata, del resto l’economia fondiaria è uno dei stantuffi dell’azienda pubblica e lasciarla fuori sarebbe un affronto. I professori? Lasciamoli per favore a casa per far posto ai fiscalisti quelli che sono al fronte dando nel contempo fiducia all’erario che conosce i flussi arteriosi.

Il Presidente Cantonale
lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini