Da alcuni giorni e fino al 22 giugno p.v. è in consultazione la bozza dell’Ordinanza sulla costruzione di residenze secondarie. La stessa ha da intendersi come regolamentazione “ponte” che verrà applicata fino all’entrata in vigore della legislazione d’esecuzione relativa al nuovo disposto costituzionale 75b, che deve essere adottata ed entrare in vigore al più tardi entro due anni dalla votazione popolare.

Alla stesura dell’ordinanza hanno partecipato anche i promotori dell’iniziativa. Data la velocità con la quale è stata elaborata la proposta, sottoposta ad un’altrettanto rapida  procedura di consultazione, v’è da presumere che almeno in seno al gruppo di lavoro vi sia stata un’ampia concordanza sui contenuti essenziali.
Non va comunque dimenticato che gli elementi cardini dovranno essere confermati e se del caso precisati con la promulgazione della legge d’esecuzione - una sorta di Lex Furgler per la seconda residenza secondaria - che farà perno su un controllo rigoroso anche a livello di Registro Fondiario.

Nei suoi contenuti, la proposta limita l’applicabilità alla nuova produzione in ossequio all’obiettivo cardine di non ampliare i volumi da destinarsi alla seconda residenza nelle zone che superano la quota del 20%. All’esistente verrà quindi concesso il giusto spazio di manovra per aggiornare le destinazioni risolvendo così, almeno per questo comparto, i problemi in caso di eredità o di cambiamento di destinazione, in funzione della domanda e soprattutto del degrado
L’ordinanza definisce come residenza secondaria le abitazioni il cui  fruitore non è domiciliato nel Comune.
Quindi per il momento si tratta di una definizione a banda larga anche se si intravvedono gli elementi guida di un’interpretazione futura nell’articolo 5 che prevede delle eccezioni per abitazioni secondarie sfruttate a scopi turistici “qualificati”,  in appoggio al turismo.
Nell’ordinanza si invitano inoltre i Cantoni ed i Comuni ad adottare misure “pianificatorie” per l’esistente per impedire sviluppi indesiderati ed abusi. 
Non va inoltre dimenticato l’imperativo della recente modifica della legge sulla pianificazione che obbliga già i Cantoni a disciplinare la seconda residenza tramite i rispettivi piani direttori cantonali.
Con ciò non vorremmo che il nostro Governo abbia a ripescare in modo intempestivo l’abituale spirito del primo della classe anticipando, come è già stato fatto nell’ambito della fiscalizzazione delle plusvalenze edificatorie, la lettura appropriata delle norme fiancheggiatrici.

E’ poi sempre pendente una seconda iniziativa, ossia quella che chiede di bloccare per 20 anni le zone edificabili. Per la stessa è stato elaborata una proposta di controprogetto che prevede l’inasprimento delle norme tese a limitare le attuali zone edificabili, accompagnato da un pesante armamentario per indurre a edificare le riserve di terreno secondo un disegno di pochi addetti ai lavori.
Un turbine di misure coercitive con il proposito di dezonare e congelare i terreni a favore di altre zone da privilegiare secondo un disegno di pochi. 
Berna ed il Parlamento tentano quindi ancora la stessa via.

Contrabbando di norme pianificatorie - quindi maggiore potere a pochi funzionari - nella speranza che i promotori dell’iniziativa la ritirino. Con la differenza che il politico prima consolida il tutto, poi tratta sul ritiro che non potrà che essere condizionato.
È la stessa strategia adottata per le residenze secondarie.
In tutti i casi la CATEF deplora la strategia del portarsi a casa sempre più potere da parte dell’amministrazione e non accetta l’armamentario proposto che lede i diritti della proprietà e limita pesantemente la volontà d’investire.
La CATEF assicura già sin d’ora il suo sostegno ad un più che probabile Referendum.
Meglio il confronto davanti al popolo sovrano che sottostare al diktat dell’emergenza.

Da ultimo, in vista della votazione del 17 giugno p.v. la CATEF chiede al popolo ticinese di rinnovare il sostegno al risparmio da indirizzare alla propria prima abitazione in proprietà. Agli argomenti noti da tempo si aggiungono ora una prospettata stretta creditizia e la conferma della volontà di limitare il prelievo anticipato del risparmio previdenziale.
Quindi l’iniziativa “Accesso alla proprietà grazie al risparmio per l’alloggio” è più che attuale.
A dir la verità lo era già prima ma qualcuno ha fatto il morto!

Lugano, 11 giugno 2012