Da Economia Fondiaria no. 5/2020


Comunicato stampa


La CATEF, Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria, preso atto del censimento nazionale dello sfitto, esprime la sua profonda preoccupazione per la tenuta dei valori degli immobili a reddito e per la competizione in atto fra il tessuto esistente (recente e datato) e la nuova produzione.
Questa preoccupazione, per altro da tempo denunciata, trova oggi sostanziale conferma alla luce dell’evidenza dei dati. La disponibilità di unità abitative nel nostro Cantone supera oggi le 7'000 unità, una capienza sufficiente per albergare l’intera popolazione di Locarno o Mendrisio, per non parlare della somma delle due valli superiori della Leventina e di Blenio. Tanto per rendere l’idea! Cifrando altrimenti: un immobilizzo di due miliardi e rotti, come il debito pubblico, ed un mancato incasso annuo di 100 milioni!
Uno sfasamento che si sta ancora dilatando per la nuova produzione ancora lanciata, per altro sotto gli occhi di tutti, confrontata con una consolidata diminuzione della popolazione residente. In poche parole si produce del vuoto e si espone il patrimonio immobiliare, formidabile cespite di lavoro e di gettito, ad interrogativi e ad importanti perdite dei valori. Giusto anche ricordare che l’economia fondiaria rappresenta la più alta quota del PIL. Almeno alle nostre latitudini!
Pur scontando le politiche finanziarie messe in atto per sanare scellerate euforie disconnesse dall’economia reale e improntate sulla beatificazione del debito a costo “zero”, risulta sempre più evidente che le stesse stanno minando proprio una delle sue collaudate garanzie, cioè la proprietà immobiliare. Per di più in un paese come il nostro che si interroga sul cosa fare da grande dopo aver preso atto della fine dello slancio d’inizio secolo. Va anche sottolineato il pericolo della scomparsa dal radar nazionale riassumibile nel detto: “via le mani dal Ticino”. Il destino è conosciuto, ed oggi è confermato dai dati del Canton Soletta che ora seguiamo purtroppo a fari spenti.
La nostra preoccupazione si estende anche al mondo del lavoro. Alla luce della disponibilità v’è da attendersi una logica frenata a medio termine delle commesse, sia nella nuova produzione che nell’aggiornamento dell’esistente.
Al tutto si aggiungono le difficoltà del comparto non residenziale. Pensiamo al commercio ed alla produzione di beni e servizi. Destinazioni esposte al cambiamento epocale reso ancora più evidente dalla pandemia in corso. Anche questo comparto è alle prese con la verifica dei valori ed al suo aggiornamento. Bisognerà gioco forza cambiare pelle per reggere il confronto con il lavoro remoto ed il commercio in rete.
Da ultimo, a parte la necessità di confrontarsi con l’evidenza dei fatti senza inutili tentativi di “depistaggio”, sarà necessario evitare di caricare l’economia fondiaria con ulteriori balzelli e velleità “pianificatorie”. Oggi dobbiamo interrogarci piuttosto sui destini dei nuclei originali e della loro immediata periferia. E se coinvolta la nostra associazione ci sarà.
Ritornando al censimento dobbiamo sottolineare che lo stesso, malgrado delle resistenze o reticenze da parte di alcuni interpellati, è stato condotto con il massimo impegno da parte dell’Ufficio Cantonale di statistica. Un’attestazione dovuta!


CATEF
Lugano, 6 ottobre 2020