Da Economia Fondiaria no. 1/2012

A sentire i gestori del Territorio ci siamo quasi.
Malgrado che diverse licenze di costruzione siano ancora al palo si dà per certo che il concetto degli edifici degni di protezione inseriti in zone di particolare pregio esca vincente.
Certo non si salveranno tutti i rustici ma a detta del Governo buona parte di quelli ancora risanabili.
Per intenderci quei rustici che superando l’esame, verranno inseriti nel catalogo come  riqualificabili sempre che lo stesso non venga poi sfoltito dai funzionari di Berna.
Sinceramente non siamo in grado di fare un apprezzamento puntuale, intanto perché l’aspetto procedurale ci è sfuggito di mano come pure non siamo in grado di valutare il clima delle trattative, perché i regolari segnali di distensione e di collaborazione segnalati vengono poi sistematicamente smentiti.
Al punto che sarebbe opportuno, visto la posta in palio, che il Legislativo chieda un ulteriore approfondimento sulla situazione di fatto.
Documentazione necessaria, approvazioni, norme edificatorie e di tutela del territorio e tempistica.
Un dossier completo con lo scenario più plausibile.

Tre sono gli elementi che ci preoccupano oltre alla limitazione degli oggetti sanabili e godibili.
Le norme edificatorie, la tempistica e la gestione della seconda residenza.
Come già affermato, per sdoganare una parte dei rustici, ci siamo dotati di un PUC che permetta di evidenziare zone e volumi di un certo pregio.
E per richiamarsi al pregio è chiaro che la riqualifica va sottoposta a regole ben precise.
È il lasciapassare imposto da Berna che teme che dopo aver fissato le regole del gioco si torni al “lamierato” declassando così il recupero.
Tutto quanto per dire che il recupero e la riqualifica saranno costose.
Fatto che indurrà la potenziale domanda (indigena e non) ad un’attenta valutazione degli aspetti formali e dei costi complessivi prima di far propria l’opportunità.

La tempistica è un’altra preoccupazione evidente.
Già l’allineamento per la partenza generale richiederà ancora del tempo al quale bisognerà aggiungere il tempo necessario per l’approvazione delle singole richieste.
Con un parco sottoposto all’incuria ed all’avanzare del bosco gli anni contano più del doppio quindi il tempo è una variante molto importante..
Al tutto possiamo aggiungere che la volontà di recupero non è sempre evidente per le nuove generazioni che, come sappiamo, non provengono tutte dal manifatturiero.

L’ultima preoccupazione è riconducibile alla denegata ipotesi che l’iniziativa di limitare le residenze secondarie venisse accettata dal popolo sovrano.
Ci occupiamo di quest’ultima iniziativa già in questa EF riportando la posizione del Consiglio Federale ed esponendo alcune considerazioni a freddo.
Come si suol dire abbiamo lanciato il tema!
Inutile sottolineare che la maggio parte dei rustici sono seconde residenze ed in quanto tali verrebbero sottoposte alla limitazione percentuale chiesta dall’iniziativa.
Per taluni comuni di montagna e per le valli in generale un pericolo latente di sforamento della quota del 20%.
È ovvio che una limitazione del genere comprometterebbe la voglia di investire.
Prodotto già di per sé stesso costoso, con vincoli paesaggistici ( sistemazione esterna) e da utilizzare probabilmente come residenza primaria.
Chi me lo fa fare?!

Diversi anni fa la CATEF partecipando ad una serata alla quale fu invitata aveva sollecitato i proprietari dei rustici a non concedere ad altri procura generale ma di limitarla al continuo aggiornamento ed alla regolare verifica.
Sensibilizzammo inoltre i presenti sulla volontà delle autorità di lasciare al loro destino diversi volumi, ancora in ottime condizioni, situati nei fondo valli.
Pure loro formidabili testimoni della nostra economia rurale.
Volumi che oggi si potrebbero recuperare destinandoli in parte alla residenza primaria.
Purtroppo le nostre raccomandazioni non furono accolte o forse non fummo in grado di far passare il messaggio.
In tutti i casi la CATEF sarà sempre al fianco, come allora, dei proprietari di questa testimonianza prima che il tempo la consegni definitivamente al bosco condannando le nostre valli ad un ulteriore perdita della loro identità.

Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini