Da Economia Fondiaria no. 2/2015

Mentre la Commissione dell’economia e dei tributi del Nazionale stava preavvisando favorevolmente il rinnovo del credito di 1,9 miliardi per finanziare un programma di 6 anni proposto dal Consiglio Federale, lo scandalo dell’utilizzo degli alloggi di proprietà pubblica riprendeva nuovo vigore. Risulta ormai sempre più evidente che i siti più ambiti del tessuto cittadino se li sono riservati i benemeriti compagni di partito e gli amici degli amici. Proseguendo con il controllo a Berna ed a Zurigo il “gossip” tracima. Alle nostre latitudini sembrerebbe che il fenomeno non esista; del resto nessuno si è attivato, malgrado qualche timida sollecitazione, per un controllo mirato.  A nostro avviso una controllatina andrebbe comunque fatta. Ritornando al credito quadro la Commissione conferma l’importanza dell’azione ed insiste sull’indirizzo adottato da tempo. Non si finanziano più gli operatori ma ci si limita ad aiuti indiretti alla Centrale di emissione per la costruzione di abitazioni in modo che quest’ultima possa mettere a disposizione i mezzi finanziari a tassi favorevoli per costruire e rinnovare alloggi a prezzi moderati. Del resto anche a Zurigo, città di riferimento, ci si è dichiarati contrari ad un’azione diretta da parte della città. Meglio dare una mano a cercare i finanziamenti che rilanciare le società di interesse pubblico. Insomma l’emergenza alloggio va risolta con le cooperative da gestire però con polso fermo e non come riserve a supporto del consenso. Ora aspettiamo, visto che la “pecunia” c’è, la nascita spontanea di cooperative.
Dopo anni di risultati positivi la Confederazione buca allineandosi così alle grandi città ed alla maggioranza dei Cantoni. Per la verità il risultato negativo di 121 milioni, se rapportato al totale delle uscite di 64 miliardi, è un’inezia. Il guaio è che si sono risparmiati ben 2,1 miliardi per il semplice fatto che abbiamo speso meno ma non tanto perché virtuosi ma grazie al costo del denaro praticamente gratuito (quindi è stato possibile gestire la tesoreria), alla rinuncia all’acquisto dei “Gripen” ed al ridotto trasferimento ai Cantoni. Se ci fossimo allineati al preventivo saremmo perciò sott’acqua. Di certo, dopo diversi anni di calma, infileremo risultati negativi strutturali. Meno utili da tassare, più spese sociali e meccanismi di trasferimento difficili da smontare. In prospettiva: maggior debito pubblico, meno trippa da distribuire ed urgente rivisitazione dei compiti. E come sappiamo gli svizzeri tedeschi quando si attivano fanno bene i compiti riservando la loro illuminata attenzione all’Altopiano, loro riserva per eccellenza, con tanti saluti ai sudisti!
Continua la certificazione dei settori. In poche settimane sono stati presentati studi sul commercio e sul turismo. Fatturato, impiegati, apporto all’erario e radiografia della clientela. C’è chi si appoggia maggiormente sul PIL e chi mette l’accento sulla forza lavoro impiegata. Sono due ottimi studi che in parte sconfessano luoghi comuni e l’accusa di irrilevanza economica. Certo dagli economisti di regime non ci si potranno aspettare applausi essendo i settori di valore aggiunto contenuto ed a lor dire poco innovativi. Ogni tanto ci passa per la mente di far analizzare da qualche istituto universitario l’apporto dell’economia fondiaria ma poi vi rinunciamo. Meglio navigare con qualche parametro conosciuto come le commesse all’edilizia, commissionata al 70% dal committente privato, le spese dirette ed indirette di gestione della sostanza, i costi di registrazione, i vari balzelli e l’onere fiscale, vero piatto forte. Pensiamo al reddito della sostanza immobiliare, all’imposizione della stessa, alla TUI, alle imposte immobiliari e quant’altro. L’economia fondiaria rappresenta un cespite formidabile per l’erario ed una fonte di lavoro incredibile. Inoltre è una delle garanzie a supporto del credito, aziendale e non! Insomma potremmo gonfiare i muscoli ma non servirebbe a molto. Vorremmo comunque che si usi un certo rispetto all’economia fondiaria essendo la stessa troppe volte messa sul banco degli imputati con l’accusa di speculazioni folli e di insensibilità territoriali. Troppi dimenticano che i piani regolatori sono stati approvati dai Comuni e dal Cantone e che diversi censori in libera uscita (pianificatori di oggi e di allora) ne hanno agevolato l’approvazione. Per i nuovi plasmatori? Sembra affermarsi l’architettura a “ferritoia” che potremmo definire parabellica. Per il passato, perennemente evocato, il meglio è da spalmarsi su diversi decenni ed è oggetto di gite organizzate e di simposi internazionali. Esiste per fortuna qualche catalogo come prova a futura memoria. Giova comunque ricordare che questa limitata e firmata produzione è stata promossa e condivisa pur sempre da proprietari, privati ed istituzionali; in questo caso ovviamente committenti illuminati ma di sicuro capienti. Borghesucci di buona stazza come si suol dire, figliocci del grande boom oppure timorati di Dio. Per il 98 % restante dei committenti legati più al borsellino ed alla caccia dell’ultimo metro edificabile, una presenza ingombrante! Insomma soffiatori del banale e “scollinatori” irriguardosi. Non degna dell’alta scuola ticinese degli anni settanta. Invece noi guardiamo con simpatia e rispetto proprio al 98% dei committenti, almeno con altrettanta attenzione del pregiato per altro in buona parte giunto a fondo campo per l’evidente obsolescenza. Alla fine quasi quasi la possiamo arrischiare! Se il 98% rappresenta la “grande bruttezza” qual è la “grande bellezza”? Una risposta la si potrà magari trovare nei vari blocchi di ville padronali, di altari e di muri a secco in atto nelle principali cittadine ticinesi. Il cittadino potrà condividere o scuotere la testa e contribuire ad indennizzare i proprietari. Affaire à suivre! A parte ogni confronto resta pur sempre l’evidenza che l’economia fondiaria è uno dei rami più importanti di qualsiasi paese, nostro compreso!
Micidiale la Conferenza dei Direttori Cantonali dell’energia che già qualche anno fa aveva emanato un regolamento per nuove costruzioni e per risanamenti, teso a ridurre il dispendio energetico con uno scenario 2020 in sintonia con l’EU (e ti pareva) denominato Nearly Zero Energie Building. Regolamento che è stato oggetto recentemente di un aggiornamento. In verità sono state aggiornate le linee direttive (Mustervorschriftzen), le norme guida che verranno poi implementate dai Cantoni o nell’apposita legge, oppure direttamente nel regolamento. Noi, conosciuti come apripista, non ci metteremo molto ad attivarci.  Il minimo che si possa supporre alla luce dell’obbiettivo 3,5 litri di gasolio per mq riscaldabile, è che il prodotto “casa” costerà in futuro maggiormente. Fra l’altro la possibilità di utilizzare ancora l’olio di riscaldamento sarà permessa solo in presenza di un mix di energie alternative e rinnovabili. Qualche pompa calore, qualche fotovoltaico e un po’ di bio-energia. Noi ci fermiamo qui perché ci stiamo arenando non essendo dei tecnici. V’è solo da sperare che chi sarà sul pezzo sia in grado un domani di fornire la consulenza adeguata e che la burocrazia e qualche centro di competenza si fermino a quanto proposto senza inutili sperimentazioni. Per l’esistente, prima di cambiare caldaie ecc. è meglio far esperire una perizia. Non subito; si lascino sedimentare le norme sperando che le caldaie non schiattino.
Ci mancava anche questa! Ad affiancare il timore per un sostanzioso aumento delle stime ed il conseguente aumento del valore locativo, che come sappiamo è più incisivo per le seconde residenze - in pratica le unità di vacanza - il Governo intende creare la base legale per permettere ai Comuni, se lo desiderassero, di applicare una tassa speciale per le seconde residenze, che affiancherebbe così l’imposta immobiliare comunale. La tassa dovrebbe servire, oltre che a far cassa, a rilanciare il turismo. È considerata come tassa dissuasiva un po’ come quella per i posteggi con la quale si legna il lavoratore per convincerlo a condividere la “Pandina”; nel nostro caso, se non si occupa per almeno 90 giorni la propria unità di vacanza e non la metti sul mercato, ti tasso fino al 2 per mille del suo valore. L’intenzione: scaldare i letti in assenza e vivificare la regione. In verità si vuole puntare solo a far cassa. Il resto sono tutte chiacchiere e non per nulla che in diversi Comuni grigionesi la proposta non è passata, Silvaplana compresa! Nel Vallese la proposta è stata invece accettata da un pugno di Comuni di serie B dove spicca stranamente Zermatt. Il modello replica quello che verrebbe applicato alle nuove residenze secondarie nei Comuni che hanno sforato il 20% di residenze secondarie. Solo che per la Lex Weber la commercializzazione sarebbe obbligatoria. Si può occupare la propria casa di vacanza solo per un periodo limitato e poi si dovrà affittarla a condizioni di mercato. È chiaro che con una simile imposizione e tenendo presente gli alti costi di costruzione ben pochi saranno coloro che costruiranno o compereranno una nuova seconda residenza. Per quanto ci riguarda è un pessimo segnale e nell’ambito della procedura di consultazione ci esprimeremo negativamente. Intanto ora emerge che le residenze secondarie sono ca. 70'000 e non 55'000 come si pensava fino all’altro giorno ed è chiaro che solo una parte nonpreponderante appartiene allo straniero fra l’altro imbrigliato dalla famosa Lex Koller, mentre il grosso appartiene al Ticinese ed al Confederato. Quindi non parliamo del classico “russo” di moda fino all’altro giorno ma di indigeni in quota. Ora cosa si prospetta in futuro, sempre che la legge tributaria venga emendata per creare la base legale del prelievo? Intanto una maggiorazione del valore di stima e del valore locativo (messaggio rimasto per il momento inchiodato da tiratori scelti) e con gli aumenti dei vari balzelli che hanno come sottostante di conteggio il valore di stima. E per tirar su il morale una tassa “letti freddi”! La conseguenza: disinnamoramento e prontezza a sbolognare senza molto riguardo. E non per nulla che i luoghi sacri del turismo grigionese hanno pensato bene di lisciare il pelo ai propri ospiti. Per la cronaca “l’imput” è venuto da un gruppo di lavoro dell’Ente Regionale del Luganese che fra le varie proposte, una sorta di Masterplan, ha inserito anche quella di tassare le seconde residenze non solo per finanziare nuove iniziative ma anche per invitare i proprietari ad affittare a lungo termine come residenza primaria. Se così fosse, in presenza di forte domanda, il proprietario potrebbe privilegiare la vendita piuttosto dell’affitto parziale. La proposta ha sorpreso i Comuni di valle e l’intero Sopraceneri! Se venisse accettata potrebbero scattare pressioni varie. Una per tutte: se vuoi i miei soldi primatassa le tue residenze secondarie (vedi perequazione finanziaria orizzontale o verticale).
Continua la battaglia per il tubo di risanamento del Gottardo. Una seconda canna con traffico limitato e monodirezionale. Un’opera che verrà realizzata fra molti anni e che permetterebbe al Ticino di non rimanere isolato per tre anni. Stiamo parlando di un decennio almeno, il tempo necessario per far sparire definitivamente i motori a scoppio. Ora partendo dal fatto che il risanamento va fatto in ogni caso, noi siamo convinti che la soluzione che sostengono diverse istituzioni come il nostro Governo, diverse nostre città, i partiti borghesi e i Cantoni Gottardisti, sia la migliore. Fra l’altro è utile ricordare che la prima proposta del Governo Federale fu quella di isolare il Ticino per tre anni edificando imponenti rampe di accesso per automobili ed autocarri da mettere sui treni navetta che nessuno però vuole, proposta che risultava allora la più conveniente. Uno studio commissionato da coloro che sostenevano il contrario è stato però in grado di dimostrare che lo studio di fattibilità era lacunoso riuscendo così ad indurre il Dipartimento a rifare i compiti in casa. A calcoli aggiornati ci si accorse infatti che il differenziale si riduceva ad un miliardo. Per farla breve: il Governo ed il Parlamento si convinsero che la soluzione con due tubi monodirezionali era veramente la più saggia. Come sappiamo è stato lanciato con successo da parte di una cinquantina di associazioni attive negli ambiti politico, sindacale e ambientale un referendum ragion per cui fra un anno andremo a votare. Comunque vada possiamo già dir grazie ai parlamentari ticinesi che si sono impegnati al fronte come commissari nelle commissioni competenti per il risultato ottenuto. Pensiamo ad Abate, Lombardi e Regazzi. Ora però siamo confrontati con la parte più difficile, quella di creare delle convergenze nell’opinione pubblica. Sappiamo che la Svizzera Romanda teme che determinate realizzazioni che le competono rimangano sul binario morto; qualche Cantone sonnecchia ancora mentre gli Urani sono sul piede di guerra. I nostri uomini al fronte si stanno impegnando al massimo per tessere le alleanze e convincere i sostenitori ad un profilo più aggressivo. In questo particolare lavoro ai fianchi si sta profilando con particolare impegno il deputato Regazzi, imprenditore legato anche ai trasporti, ormai costretto a presidiare il territorio anche dal profilo prettamente politico visto che due politici di riferimento contrari al tunnel di risanamento come il lucernese Graber e l’urano Stadler appartengono alla stessa area politica. Per completezza: ad aver convinto le istanze politiche non fu solo la questione dell’impegno finanziario e della sicurezza (senza scomodare il morto ma limitandosi solo alle interruzioni ricorrenti) ma anche il fatto che la galleria ferroviaria ad alta velocità risulta già opzionata per il trasporto di merci di lunga tratta. Infatti, contrariamente a quanto pensa il pubblico, l’investimento ciclopico è stato realizzato più per il trasporto di merci che per il traffico passeggeri. Una delle tratte tipo sarà Basilea-Novara e non Basilea-Rimini come tanti sognano. Quindi entrare con treni navetta forzando un innesto con un traffico già a due velocità per un triennio sarebbe un’operazione alquanto complicata.
Ci è giunto in “redazione”, si fa per dire, un garbato e deciso scritto del Presidente del Consorzio Correzione Fiume Ticino che facendo perno su un’affermazione poco elegante apparsa su Economia Fondiaria ci ha riservato una tiratina d’orecchi rimproverandoci un lacunoso livello conoscitivo. Caro Presidente dopo aver preso atto del suo scritto e delle motivazioni tecniche e paesaggistiche che orientano il vostro intervento non possiamo che ammettere che siamo arrivati un po’ lunghi, come si usa dire in gergo automobilistico. Complice l’aver visto il Ticino ruggire quando lambiva il ponte di Carasso oppure quella nostalgia che accompagna il tramonto con i ricordi che si agganciano agli anni dell’adolescenza quando, a piedi, si raggiungevano le bolle convinti di essere gli ultimi corsari. Intanto ci fa piacere che la “Federführung” di tratta sia in mano saldamente al Consorzio, fatto, ci creda, che ci tranquillizza. E per sanare quella nostra affermazione che c’è di meglio di una serata informativa? Se Lei è d’accordo l’organizzeremmo noi. Fra l’altro, proprio quando siamo ancora chini sull’argomento, il Cantone ha appena significato sul suo portale l’aggiornamento della documentazione del Piano del Parco del Piano di Magadino, quindi della scheda Nr. 11 del PD. Potremo così aggiornarci e verificare se il nostro scetticismo aveva o meno un pizzico di fondamento. All’attenzione dei nostri lettori ricordiamo che stiamo parlando d’un Piano d’utilizzazione Cantonale (PUC). E qui sta il nocciolo: l’utilizzazione. Chi fa che cosa, quando e come! Se Lei è d’accordo, caro Presidente, allargheremmo perciò la serata al PUC. Il sottostante della rinaturalizzazione. Per gli eventuali interessati segnaliamo www.ti.ch/ppdm.


Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini