Da Economia Fondiaria no. 4/2015

Il commento post votazione del Presidente Cantonale Gianluigi Piazzini

La temeraria proposta di un gruppo di timorati di Dio affiancati dalla muta dei progressisti è stata asfaltata qualche settimana fa dal popolo. Ci riferiamo ovviamente alla proposta di tassare eredità e donazioni fucilata come quella che la precedette che ricordiamo proponeva l’abolizione delle tassazioni globali. Due esiti che hanno costretto la sinistra ad affermare che è impossibile far passare le loro proposte per la loro ridotta forza finanziaria. Potrà anche darsi ma dimenticano l’oligopolio dei massmedia e degli economisti di regime in genere sbilanciati a loro favore. Al tutto andrebbero aggiunte le sollecitazioni di piazza, per la verità sempre più asfittiche, che per lo meno servono a mantener vivo il tema e a testimoniare l’attivismo d’area.
Le recenti votazioni hanno quindi dimostrato che il popolo non ha nessuna intenzione d’innervosire il capitale al punto di convincere la sinistra a dichiarare che sposterà la sua battaglia sull’imposizione generale riconducibile alla famosa Riforma III. Intenzione dichiarata: ridurre la tassazione del lavoro ed aumentare quella sul risparmio e sull’utile aziendale. O se volete: nella peggiore delle ipotesi, mantenere lo status quo. In nessun caso, così hanno dichiarato, accetteranno la riduzione della tassazione ordinaria delle società giuridiche (in pratica le società anonime) prevista nel disperato tentativo di salvare le aziende a tassazione privilegiata.
In tutti i casi sarà un discorso allargato che metterà in condizione il popolo sovrano di confrontarsi con i rudimenti della politica fiscale e con i dati base. Si dovrà gioco forza rispolverare il problema della doppia tassazione delle persone giuridiche, della tassazione progressiva del reddito del lavoro e della sostanza e quant’altro. Chi paga e per chi! Poi si potrà accompagnare i rilevamenti con considerazioni come la coesione nazionale, la compensazione verticale (fra Confederazione – Cantoni e Comuni) senza dimenticare gli elementi riconducibili alla solidarietà generazionale.
Sarà un’occasione di alta scuola politica perché ci si vedrà costretti a chinarsi sull’insieme delle entrate senza spiaggiare sui soliti discorsi del ricco e del povero.
Sul tavolo le cifre, i rischi e la volontà operativa e se dovesse andar male, per la perdita d’attrattività, frenata a ruote bloccate sulle spese pubbliche e drastica definizione delle priorità nazionali. Insomma politica reale con sismografi aperti, politica in buona parte consegnata al vero padrone del paese, la banana dell’altopiano.
Visto che siamo alle porte delle elezioni federali ci sembra giusto sottolineare la compattezza nell’ultima legislatura del fronte borghese. I nostri rappresentanti a Berna ci hanno più volte messo la faccia e di questo non possiamo dimenticarci.

 

A tutti i soci della CATEF

PRESA DI POSIZIONE – RIFORMA SULLE IMPOSIZIONI – votazione del 14 giugno

PREMESSA

Vista l’importanza della votazione, un vero attacco alla proprietà ed alle sue aspettative, la CATEF ha ritenuto opportuno elaborare un documento all’attenzione dei propri soci nella speranza che possa servire per alimentare un forte impegno nel convincere conoscenti ed amici sulla pericolosità della riforma sull’imposizione delle successioni e donazioni. Facciamo quindi perno sulla vostra determinazione a sbarrare il passo a questa ennesimo attacco della sinistra al sistema paese, sistema che ha premesso di creare lavoro e benessere. Come ogni iniziativa la stessa trascina parecchi quesiti aperti ragion per cui il presente promemoria non può pretendere, e d’altra parte non è il suo scopo, di richiamarsi alla completezza ed agli approfondimenti di contorno. In definitiva è una proposta politica che richiama un’altrettanta risposta politica. Noi la diamo già per scontata ma un approfondimento non è mai inutile.

L’iniziativa in sintesi
L’iniziativa popolare “tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS”, lanciata con successo dal cartello delle sinistre vuole introdurre un’imposta sulle successioni e sulle donazioni a livello federale (Riforma dell’imposta sulle successioni). Questa nuova imposta lederebbe invece la sovranità fiscale dei Cantoni e non garantirebbe per niente il finanziamento dell’AVS, per altro da finanziarsi con altri mezzi attualmente già individuati.

Contenuto dell’iniziativa (dal messaggio del 13 dicembre 2013 del Consiglio Federale che raccomanda alle Camere di respingerla)
I promotori dell’iniziativa chiedono l’introduzione di un’imposta nazionale sulle successioni (a mani fredde) e sulle donazioni (a mani calde). L’imposizione e l’esazione sarebbero di competenza dei Cantoni e il gettito dell’imposta dovrebbe essere destinato per due terzi al fondo di compensazione dell’AVS e per un terzo ai Cantoni. In caso di superamento del valore di fr. 2.000.000, l’imposta ammonterebbe al 20%; l’aliquota sarebbe unica per eredi o non eredi e indipendentemente da qualsiasi grado di parentela. Sarebbero esentati dall’imposta solo il coniuge o il partner registrato superstiti e le persone giuridiche non soggette all’imposta sugli utili; sarebbero pure esentate dall’imposta le donazioni di al massimo 20'000 franchi all’anno e a donatario (discendenza diretta) e una franchigia unica di 2 milioni di franchi sull’importo complessivo della successione e di tutte le donazioni assoggettate all’imposta. Negli altri casi, e retroattivamente dal primo gennaio 2012, le donazioni rientrerebbero nella successione. Qualora la successione o la donazione comprendessero un’azienda agricola o un’impresa e gli eredi o i donatori ne proseguissero l’attività per almeno dieci anni, sarebbero previste riduzioni particolari dell’aliquota al fine di non pregiudicare l’esistenza e preservare i posti di lavoro.

Rispetto allo status quo, con la sua aliquota unica del 20% l’iniziativa colpisce quindi in maniera estremamente forte i figli che attualmente – secondo i vari ordinamenti cantonali sono molto spesso esenti da imposizione, o comunque usufruiscono di aliquote accettabili – mentre avantaggia i parenti distanti o addirittura gli eredi senza alcun grado di parentela, che normalmente sono imposti secondo un’aliquota ben maggiore rispetto al 20%. A differenza di quanto avviene ora, andrebbero quindi esenti tutti gli eredi di successioni con un valore complessivo fino a 2 milioni, mentre se la successione superasse tale importo, i più penalizzati sarebbero proprio i figli.
Sulla base di questo messaggio le camere a larga maggioranza hanno raccomandato al popolo di respingere l’iniziativa  senza presentare alcun controprogetto come suggerito dal Consiglio Federale. Un fermo atteggiamento sostenuto dai partiti dell’area borghese, dalle associazioni economiche di riferimento, dalle associazioni che difendono la proprietà fondiaria, CATEF in prima fila, e dalla Conferenza dei Direttori cantonali delle Finanze. Quest’ultima istanza, in pratica la cupola dei Cantoni, suggella e rafforza il fronte dei contrari dato che rappresenta di fatto i Cantoni e Comuni. A sostegno dell’iniziativa si sono profilati il trenino rosso-verde, il partito evangelico ed i sindacati. Un classico!

L’imponibile
A questo punto permetteteci qualche considerazione sull’imponibile. Intanto è utile generato, investito di nuovo e non consumato nel tempo. Ma non finisce qui! È utile tassato ogni anno e se generato da persone giuridiche (una società aziendale) addirittura tassato due volte, prima a livello di società anonima (persona giuridica) ed in seguito quanto rimane distribuito in dividendi agli azionisti (doppia imposizione). Ma per farla breve è sostanza al sole regolarmente tassata tutti gli anni dalla sua formazione contribuendo così generosamente al sostegno degli impegni della comunità. Anzi potremmo andare più in là ricordando che siccome a questi soggetti economici vengono applicate aliquote progressive sia per quanto riguarda il reddito che la sostanza qualcuno di loro paga già l’AVS per altri, visto che la loro è plafonata!

La sostanza
Può essere liquida, immobiliare, in carte valori o aziendale. In taluni casi si compone da tutti questi elementi. Pensiamo ad un’azienda singola che ha macchinari, capannoni, terreni, riserve di guerra e il cui titolare possiede anche la propria dimora ed un patrimonio personale. Tutto quanto confluirebbe in buona parte nella massa qualora l’imprenditore decidesse di cessare l’attività (cedendola ad esempio ai figli) mantenendo quanto necessario per una tranquilla quiescenza. Nel caso invece che la decisione sia stata forzata dal destino tutto diventerebbe RELICTUM. Insomma tutta la sostanza passerebbe agli eredi diretti e verrà valutata al valore venale! Non come risulterebbe a bilancio aziendale oppure, come nel casi di beni immobiliari, al valore di stima ufficiale. I valori, salvo la liquidità, verranno perciò stimati al valore di mercato. Una pacchia per gli estimatori ed un carico burocratico per i Cantoni ai quali spetta il lavoro più scomodo. Ed un trambusto per gli eredi diretti intenzionati a distribuirsi la sostanza magari in sintonia con le aspettative di chi l’aveva formata. A chi l’azienda, a chi la villa, a chi il terreno industriale di riserva, a chi la parte mobiliare (carte valori e liquidità). Anche la dottrina testamentale verrà influenzata da questa rasoiata fiscale, che come ricordato più volte colpisce tutto il patrimonio prima di essere distribuito. Non colpisce quindi in prima battuta l’erede diretto o la comunità degli eredi!

Ma perché si forma una sostanza cifrabile
In genere per soddisfare una voglia di fare e garantire alla discendenza (ai posteri come si suol dire) mezzi finanziari o beni aziendali per indirizzare la propria esistenza. Una propensione personale da inquadrarsi quindi nell’ambito famigliare. Certo dietro vi è sempre la propensione all’investire sorretta da una competenza aziendale, la cultura del risparmio intelligente e perché no, un senso di appagata soddisfazione. Il tutto accompagnato dalla necessaria dose di fortuna e di salute. In tutti casi formare un patrimonio è dura e richiede impegno e tenacia. Si può anche centrare il lotto o non sperperare quanto lasciato dal nonnino! Ma in genere è lavoro, volontà e responsabilità. Imprenditore, risparmiatore ed avveduto investitore non è però da tutti. Dal profilo del lavoro e come cespiti fiscali questi soggetti economici rappresentano la vera colonna portante del Paese. È pur vero che è ad una quota ridotta di benestanti, da non beatificare ma nemmeno da censurare, che appartiene buona parte della ricchezza. Gente che ci sa fare, specialmente nel mondo del quotato e della finanza. Gente che però ha una mobilità di manovra da far spavento. Quest’ultimi non avrebbero infatti nessun problema a sbaraccare con tanti saluti all’erario ed all’AVS! Insomma gli impigliati apparterrebbero al ceto medio superiore ed ai benestanti e non di certo a quell’1% al quale appartiene il 40% della sostanza imponibile nazionale e che sappiamo molto sensibile alla attrattività del paese. Sostanza, ed è sempre opportuno ricordare, che è pure imposta con aliquote progressive. Il poco che si possa dire che una riforma come quella proposta dalla sinistra ed ora sottoposta al popolo, non rafforzerebbe il paese, anzi al contrario. Inoltre la stessa alimenterebbe il percettibile scetticismo del capitale che già si interroga sulla imprevedibilità della nostra piazza finanziaria ed economica. Del resto anche i Cantoni che si dichiarano preoccupati. Se sono pronti a rinunciare ad un terzo vorrà dire, pure scontando la perdita di sovranità, che conoscono la filiera dei contribuenti ed il rischio che si corre.

La sovranità fiscale
È chiaro che la proposta del cartello della sinistra modificherebbe profondamente il sistema federalistico delle competenze in ambito fiscale e rappresenterebbe un’ingerenza nella sovranità e nel substrato fiscale dei Cantoni. E non per nulla che i Cantoni si sono dichiarati anche da questo punto di vista contrari all’iniziativa. Da parecchio tempo la CATEF sottolinea la continua erosione del Federalismo dovuta alla consegna di competenze alla Confederazione. Si pensi solo all’istruzione, alla pianificazione ed alla centralizzazione indiretta da far risalire alla forza contrattuale dell’Altopiano. E questa riforma delle successioni si inserisce proprio in questo processo e rafforza così il sogno della sinistra di livellare il paese anche con una riforma materiale delle aliquote (cosa e come si impone). Pur scontando i limiti dei pareri giuridici, ne abbiamo avuto prova recente con lo sconto a finestra biennale (amnistia cantonale), sembra che un esimio professore universitario ritenga la riforma lesiva della sovranità garantita a livello costituzionale.

Donazioni
Per una questione di aspettativa di vita, in effetti si campa di più, gli eredi ricevono in genere quanto risparmiato e generato dai genitori in età avanzata. Diciamo fra i cinquanta ed i sessant’anni. Quindi eventuali donazioni sono ben venute per i figli che volessero farsi la propria casa, finanziare gli studi dei propri figli od iniziare un’attività imprenditoriale. Solo che bisognerà tenere una contabilità aperta se queste donazioni superassero i 20'000 franchi all’anno per donatario. La somma delle donazioni potrà venir aggiunta in futuro dalla massa al momento della donazione globale, magari legata ad un usufrutto od ad un diritto di abitazione, oppure alla scomparsa del donatore. Insomma un messaggio non molto elegante ed un larvato inviato, oltre che alla perdita del segreto bancario e della riservatezza in generale, a moderare l’accumulo per gli eredi diretti privilegiando il consumo magari a scapito dell’investire. Abbiamo fatto un cenno agli usufrutti ed al diritto di abitazione che come sappiamo hanno un valore come di dottrina. V’è quindi da aspettarsi sofisticati calcoli improntati sulle aspettative di vita; un invito a nozze per gli estimatori e per il fisco. In poche parole nulla sfuggirà.

Retroattività
La struttura dell’imposta sulle successioni e sulle donazioni è inoltre problematica da diversi punti di vista, in particolare per quanto riguarda la retroattività a partire dal primo gennaio 2012 nel caso delle donazioni. Così recita il messaggio del CF! Anche in questo caso un altro esimio professore universitario ha sentenziato che la retroattività è da escludere; di tutt’altro parere è stata la commissione competente della Camera Alta che ha affermato che siccome nella costituzione non si specifica niente vale il principio che il popolo faccia giurisprudenza! “In dubio pro populo”! Un altro bastione della nostra certezza andrà quindi a farsi benedire qualora questa riforma dovesse per denegata ipotesi passare. Fra l’altro, solo per la cronaca, un altro professore ha affermato che il boom delle donazioni di fine 2011 abbinati ad un usufrutto sarebbero pure da tassare se l’iniziativa passasse. Insomma siamo travolti da professori emeriti e non!

Le piccole e medie aziende
A parte le persone fisiche che risulterebbero mortificate con il rischio di dover aggiornare il loro orientamento, uscirebbero con le ossa rotte le 300'000 aziende che danno lavoro e che generano utili fiscalizzabili. Nella categoria rientrerebbero anche le aziende agricole e non per nulla l’unione dei contadini (Bauern-verband) si è scagliata con forza contro la riforma. Ora se uno vende l’azienda e non la lascia ai figli (perché non ne ha, o sono incapaci di gestirla o per pescare una buona plus valenza, fatto che presuppone che l’azienda abbia un solido mercato e può contare su dirigenti e maestranze capaci…), deve preoccuparsi di assicurare una trattenuta quando passerà al riposo eterno oppure se decidesse di donare il provento ai discendenti diretti, sempre che non ci pensi prima l’erario. Se gli eredi ed i donatari non avessero nessuna intenzione di proseguire l’attività imprenditoriale per la durata di almeno 10 anni, il 20% del valore venale - indipendentemente dal prezzo conseguito - sarebbe dovuto. Il caso si complicherebbe nel caso che uno degli eredi intendesse proseguire l’attività e gli altri rinunciassero preferendo venire tacitati. In poche parole è una tassa che potrebbe prosciugare la liquidità aziendale, mangiare parte del capitale oppure costringere la ditta ad indebitarsi compromettendo così il suo futuro. Se nel patrimonio aziendale rientrassero anche i volumi immobiliari ed i terreni di riserva (come per un’azienda che si rispetti) la faccenda si complicherebbe ancora di più. Da una parte valori reali e dall’altra valori legati all’attività stessa. Gli “iniziativisti” sono inoltre convinti di colpire le grandi fortune quelle riportate nelle riviste economiche, quelle fortune in buona parte agganciate da decenni al quotato in borsa anche se buona parte del quotato appartenga oggi più ai fondi che alle famiglie di riferimento. Restano comunque centinaia di miliardi ma che sono spostabili in un baleno, visto che non sono legati alla sostanza. Anzi abbiamo l’impressione che una parte abbia già fatto le valige grazie proprio a questa iniziativa. In tutti i casi resterebbero impigliati il ceto medio superiore e le 300'000 aziende! La spina dorsale del Paese!

L’importanza delle aziende
Che l’iniziativa lederebbe la voglia d’investire trova conferma nella riforma stessa. Infatti, per garantire la successione l’articolo 129 a (nuovo) della COSTITUZIONE al capoverso 5 si precisa: “qualora la successione o la donazione comprenda un’azienda agricola o un’impresa e gli eredi o i donatori ne proseguono l’attività per almeno 10 anni, si applicano riduzioni particolari all’imposizione al fine di non pregiudicare l’esistenza e preservare i posti di lavoro! Hai capito! È la prova del nove che il rischio esiste e che il mondo imprenditoriale, già confrontato con una competizione feroce e senza esclusioni di colpi, potrebbe soffrirne come pure il mondo del lavoro, ultima riserva indiana con i pensionati, dei sindacati fra l’altro sostenitori della riforma. Le eccezioni, in pratica la riduzione del 20% dopo comprovata gestione diretta della ditta, saranno di competenza del Consiglio Federale. Resta in tutti i casi una imposta latente, una ipoteca sull’azienda, una trattenuta virtuale che potrebbe anche pregiudicare la concessione di un prestito bancario perché in caso di bisogno di liquidità, la tua azienda e le sue riserve varranno un quinto di meno!

2 milioni!
Questo è il limite che – secondo l’iniziativa - definisce il ricco nazionale! Al di sopra, colui che ha risparmiato e condotto con successo un’attività imprenditoriale, va quindi tassato; se volete è il suo certificato cifrato di bravura. Sotto nuovi poveri, pensionati avveduti, ceto medio e meno abbienti, funzionari a pensione sgorgante, lavoratori ed impiegati e per finire, anche se il catalogo andrebbe allungato, coloro che non possono o non hanno voluto cullare scenari progettuali e quant’altro. Quel segmento che se questi attacchi al sistema paese ed alle sue rendite di posizione continuassero ne uscirebbero in parte in malo modo. Gli altri, quelli con fortune imponenti, che hanno investito ed investono in modo avveduto, sono già pronti ad interpretare un segnale maldestro per spostare i loro averi ed interessi altrove! Inutile far presente che il facoltoso, meglio ancora se imprenditore, è sempre benvenuto in altri paesi che guarda caso offrono strumenti analoghi ai nostri! L’importante che non resti incagliato da noi e che gli regga la salute per organizzare il trasferimento! È chiaro che la somma dei 2 milioni, se considerata nel suo insieme può suscitare invidia e forzature sotto il capello della solidarietà ma, nel mondo dell’economia è una cifra non poi eclatante tanto più se spalmabile su più eredi o donatori. Si pensi ad una azienda ed alla sostanza personale che vanno valutate al suo valore di mercato. A proposito del titolare, colui che ha fondato e consolidato l’impresa e nella quale viene identificato, la sua dipartita corrisponde in genere ad una quasi certa minusvalenza da spalmarsi sugli anni. Insomma da ogni parte la si consideri non si può che giungere alla conclusione che questa riforma che è un autogol formidabile. Uno schiaffo alle ambizioni di famiglia ed alla voglia di investire! Ed un precedente pericoloso, oltre che mettere sullo stesso piano parenti stretti con terze persone si aprirebbe la porta ad una futura possibile tassazione anche del piccolo risparmio invocando la parità di trattamento e dall’altra si permetterebbe alla Confederazione di ridurre il suo contributo costituzionale e di legge al finanziamento AVS. Berna centralizza, incassa e fra pochi anni fa bingo!

Beni immobili
Più volte abbiamo utilizzato il termine patrimonio e la sua composizione, che possiamo ancora riassumere in “beni aziendali” (attività e sostanza aziendale), in “beni immobiliari” (utilizzo proprio o messi a reddito) ed infine in “beni mobiliari” (quotato, obbligazioni e quant’altro). Anche limitandoci ai beni immobiliari, che non dimentichiamo andranno valutati al loro valore venale, il raggiungere la soglia minima non è poi così difficoltoso. Basti pensare ai terreni edificabili che attorniano le abitazioni ad uso proprio nei tessuti urbani, ai volumi stessi, ai terreni considerati come beni di famiglia ad una residenza secondaria, ecc. Il tutto aggiunto alla cassa pensione ed a qualche risparmio previdenziale ed ecco che una parte dei proprietari passerebbe nella categoria dei ricchi nostrani. Se poi si ereditasse una palazzina apriti cielo! Una riforma che mortificherebbe la volontà d’investire nel proprio tetto e rappresenterebbe una punizione per coloro che hanno creduto nella proprietà. Da ultimo un invito a nozze per coloro che propugnano di aggiornare le stime ed i valori locativi.

CONCLUSIONI

La riforma non va accettata ma al contrario combattuta apertamente.
Essa lede la sovranità cantonale, contribuendo così a mettere ulteriormente a rischio il federalismo aumentando nel contempo la burocrazia e le spese di rilevamento. Metterebbe in pericolo molte aziende familiari e non (piccole e medie aziende) costrette a convivere con una imposte latente (fino a che il titolare rinunci a condurla direttamente). Per gli eredi, sempre che siano in grado di condurre l’azienda, un vincolo decennale per usufruire di uno sconto sul 20% con il rischio di incappare in una conduzione lacunosa dal profilo del valore intrinseco e dal mantenimento dei posti di lavoro. L’introitato prospettato subirà un importante ridimensionamento se non verrà addirittura annullato completamente con la partenza dei patrimoni dei facoltosi per lidi più accoglienti, globalisti compresi. Quest’ultima tesi è supportata con convinzione dai Cantoni. La voglia di investire per formare una sostanza ed un patrimonio di conoscenze da trasmettere alla propria discendenza diretta ne uscirà mortificata favorendo così il consumo a scapito del lavoro. Tutte le forze politiche e le istituzioni (Federali, Cantonali e Comunali) sono contrarie a questa riforma fatta eccezione per il cartello delle sinistra sempre meno preoccupato di sostenere il sistema paese ed il suo formidabile ed ineguagliabile sistema distributivo e previdenziale. Basti pensare che buona parte del Paese riceve di più da parte della comunità di quanto essa genera dal profilo fiscale e che l’alimentazione di questo processo distributivo viene assicurata, almeno per quanto riguarda il surplus necessario, dal risparmio e dalla propensione all’investimento. Venissero meno la classe che ne soffrirebbe maggiormente sarebbe il ceto meno abbiente. Proprio quelli che oggi si riesce a tutelare maggiormente facendo perno sul principio della solidarietà.
Per queste considerazioni che troverete anche riassunte in varie locandine dei contrari a questa iniziativa, il Presidente Cantonale della CATEF ed il vostro Consiglio Direttivo vi invitano al massimo impegno per fronteggiare questa pericolosa riforma. Un forte invito anche alla luce della recente votazione sulle seconde residenze notoriamente passata per un pugno di schede!
Infine ci scusiamo per eventuali imprecisioni. Ci siamo impegnati a fondo nelle lettura del materiale ma non sempre siamo riusciti a trovare tutte le risposte ai dubbi che affiorano. Ma per vostro conforto possiamo assicuravi che saremo in prima fila a difendere questo documento.

Vogliate gradire, gentili Signore ed egregi Signori, i nostri più distinti saluti.

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini

La Segretaria Cantonale     
Avv. Renata Galfetti            


Lugano, 28 aprile 2015