Il Consiglio direttivo della CATEF - la Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria - nell’ambito dei suoi lavori di fine anno, ritiene le considerazioni che seguono attuali e divulgabili.

Il mercato registra una brusca correzione: lo testimoniano i rilevamenti statistici, le commesse e l’elargizione dei crediti ipotecari. Del resto l’euforia degli ultimi dieci anni è stata alimentata dall’aumento della popolazione residente, dall’immigrazione, dal costo del denaro, dalla miserabile resa dell’investimento cartaceo, dalla volontà di dotarsi di una residenza in proprietà a sostegno della propria previdenza, dalla presenza di un costo del denaro interessante se non irripetibile e da ultimo, dal definitivo sdoganamento dell’appartamento in condominio. Queste componenti hanno perso una parte della loro vivacità dettando così l’angolatura del rientro. Ciò non significa che non sia possibile soddisfare le proprie ambizioni, anzi! Ora si sceglie e magari si compera meglio.

Pur in presenza di questo atterraggio più ruvido, è giusto sottolineare due parametri importanti.
I proprietari della prima residenza hanno superato la quota del 40%, un target improponibile solo un paio di decenni fa, raggiunto grazie ad un atteggiamento intelligente e responsabile di migliaia di singoli nuovi proprietari. Aggiungiamo che con la seconda residenza la quota in proprietà supererebbe il 50%!

Il tasso di sfitto nel residenziale è aumentato in modo vistoso superando la quota dell’1,3%; è quindi ben superiore ai limiti fissati dalle autorità federali per dichiarare il mercato in tensione. A medio termine alla luce della produzione installata è da prevedere che lo sfitto nei tessuti urbani raggiungerà l’1,5% annunciando così una disponibilità eccessiva.

Preoccupa inoltre lo sfitto che si registra negli spazi destinati al commercioalla produzione ed ai servizi (vedi uffici). Il cambiamento in atto ha preso una velocità improvvisa complice la dilatazione dei mercati, di per sé positiva, ed il progresso tecnico che stanno mettendo a soqquadro il mondo del lavoro. A questo fenomeno dovremo adeguarci modificando il modo di trasmettere il sapere ed aprendo di concerto con le forze imprenditoriali nuovi scenari percorribili. Termini come la decrescita felice o l’uso improprio “del giù le mani” non apportano nulla alla gestione del cambiamento, anzi la disorientano. Blindarsi contro l’automazione, la digitalizzazione ed i mercati aperti significherebbe un sicuro declino ed un’inutile perdita di tempo…

Preoccupa pure il continuo degrado della forza decisionale del Parlamento ed in parte del Governo dovuta ad un dedalo soffocante di norme, indirizzi e competenze, in parte tagliate su misura. Le leggi nel loro contesto non sono mai malvagie ma è l’applicazione demandata che preoccupa, anche perché i verificatori sono poi quelli che la applicano e la dilatano. Ciò dovrebbe preoccupare anche i Comuni che stanno perdendo la propria autonomia. Insomma la burocrazia ha preso il sopravvento e di questo ben pochi si preoccupano preferendo il quotidiano e le chiacchiere.
Riteniamo che lasciare in mano il paese a pochi illuminati di luce propria rappresenti non solo un pericolo ma anche un’indecorosa resa e mancanza di rispetto del paese e di coloro che l’hanno forgiato.

Stupisce l’insicurezza giuridica. Ormai sull’altare del fare e dell’apparire si prendono dei rischi inammissibili in uno stato di diritto, rischi la cui verifica è poi oltretutto demandata ad istanze superiori. Con questo ritmo e con la consolidata attitudine del primo della classe il Tribunale Federale si vedrà costretto ad aprire una “cameretta” per il Ticino. A parte questa libertà ironica ed irriverente, è chiaro che le opinioni legali non vanno affidate ai giuristi interni ma ad uno staff superiore. La fattibilità non può essere confidata al “speriamo che ce la caviamo”.

Si prende inoltre atto che l’operazione “aggiornamento delle stime” voluta dal Governo facendo perno sulla relativa legge sta, con l’avvenuta intimazione dei nuovi valori, volgendo al termine. Dalle prime reazioni sembrerebbe che l’aggiornamento, ovviamente non gradito, sia stato giudicato come responsabile apporto al piano di rientro delle finanze pubbliche promosso dal Governo ed avallato dal Parlamento. Questa disponibilità non significa e non può significare un ulteriore spazio di manovra per altro non più realizzabile a norma di legge. In poche parole: chi ha dato ha dato e la proprietà fino al 2025 non è più disponibile per tappare buchi o impegni non commisurati alla forza contrattuale del paese e scaricabili in modo indegno sul cittadino-pagatore.

Da ultimo, allineandosi alle raccomandazioni del Consiglio Federale e della maggioranza parlamentare il Consiglio Direttivo si esprime a favore della nuova riforma dell’imposizione delle imprese denominata RIFORMA III. L’eliminazione della tassazione privilegiata delle società capofila e di sede è oggi patrimonio comune delle economie consolidate e mature. Il principio è semplice: dove si produce e si crea il profitto si tassa con le aliquote ordinarie del paese. Le persone giuridiche verranno quindi tassate tutte al medesimo modo cercando di trovare il giusto equilibrio. Non da ultimo la Riforma permetterà di consolidare la piazza finanziaria elvetica.


Lugano, 2 dicembre 2016