Da Economia Fondiaria no. 1/2016

L’ufficio federale della statistica ha pubblicato la consueta radiografia dell’utilizzo del reddito lordo medio dello Svizzero. L’incidenza per l’alloggio e l’energia si conferma al secondo posto dopo quella dei trasferimenti obbligatori (imposte, contributi sociali e previdenziali) che batte attorno al 27,3 %.
Ciò significa che lavoriamo 3 mesi all’anno per le spese obbligatorie mentre circa un mesetto ed un paio di giorni per le spese dell’alloggio e per l’energia domestica.
Per quanto riguarda l’andamento dell’incidenza alloggio ed energia domestica negli ultimi anni la statistica certifica che la stessa è scesa dal 16% del 2006 al 15,1%.
Troviamo così la conferma che l’incidenza che ogni tanto quantifichiamo attorno al 16% è più che significativa.
Interessante ancora far presente che dal 2003 tutte le altre voci sono diminuite, salvo le spese obbligatorie, permettendo così di aumentare la quota del risparmio o del disponibile che passa dal 9,9% del 2006 al 13,2% del 2013.
Va pur detto che ad oggi il reddito lordo è maggiore d’allora ragion per cui le diminuzioni vanno in parte relativizzate.
In poche parole la voce alloggio ed energia ha ancora un ampio spazio di sopportabilità.
Con ciò non vogliamo affermare che si possa andare fino al 33% che la dottrina considera come punto di rottura ma di certo qualche punto di riserva c’è ancora senza dover rinunciare ad una localizzazione considerata convenevole.
La composizione media di un’economia domestica è scesa da 2,31 persone del 2006 a 2,19 persone nel 2013, di cui 1,20 attive.
Certo che andassimo indietro di cent’anni questi parametri sarebbero ben diversi, segno che bene o male, oltre che campare di più, si è generato un maggiore e diffuso benessere; da qui la sempre maggiore domanda di superficie abitabile per persona che oggi supera una quarantina di metri quadrati.
Alle percentuali di cui sopra andrebbero aggiunte le tasse e le accise che la dottrina definisce come “indirette”.
Conteggiando il tutto, un altro mesetto andrebbe a farsi benedire a riprova che il nostro paese non è a buon mercato anche se ci conforta la qualità che tutti ci invidiano.

Si è chiuso EXPO, l’esposizione universale di Milano. Come ricorderete la vostra associazione si era accodata al gruppo di sostenitori finanziari, associazioni economici e privati, pilotata dall’onorevole Beltraminelli onde garantire la partecipazione del Ticino alla presenza “gottardista” dopo la votazione popolare che aveva negato il finanziamento per la confusa difesa del Governo impigliato nell’ingenua girandola di cifre.
La nostra partecipazione si giustificava per quattro motivi: il dovere di onorare la firma da parte di un Cantone piagnucoloso, si trattava di una manifestazione importante alle soglie di casa nostra, un tema di grande attualità - percepire ambiente e dimensione - e la speranza di importanti ricadute.
Per quanto riguarda le ricadute dirette la manifestazione non ha generato un granché, salvo un leggero turismo domestico, ma ha rappresentato un richiamo per una corposa comunità di confinati.
Mettiamola così, un segnale di presenza ed un invito a farci visita!
Per quanto riguarda il padiglione svizzero bisogna ammettere che lo stesso ha sofferto il fatto di essersi adeguato al tema e soprattutto al capitolato oneri e non per nulla che è stato premiato come buon interprete del tema del consumo responsabile.
Certo che chi ha preferito premiare architettura e spettacolo ha goduto di maggior risalto, ma alla fine il tempo è stato galantuomo un po’ come la favola del brutto anatroccolo alla faccia di tutti gli esteti casarecci!
Il prossimo obiettivo: portarci a casa il monolite!

A Zurigo scoppia un’altra grana. Dopo le assegnazioni ballerine ed controlli latitanti delle società d’interesse pubblico si scopre che in alcuni caseggiati fatiscenti, di proprietà privata, vi sono degli inquilini che pagano affitti sproporzionati. Ha infatti fatto scalpore l’arresto di un proprietario e di suoi due impiegati accusati di usura. Si tratta in effetti di un paio d’immobili al limite di ogni criterio di abitabilità con un’utenza a dir poco problematica. Una miscela esplosiva nel contenitore più malfamato di Zurigo.
Una situazione magari strumentalizzata ma in ogni caso grave, anche perché buona parte dell’utenza usufruisce di aiuti sociali sostanziosi da parte della collettività.
Intendiamoci pur scontando il politicamente corretto va pur detto che si tratta di un’utenza che ben pochi proprietari si metterebbe in casa pena il degrado d’immagine se non quello vero e proprio dell’immobile.
Un’affermazione temeraria? Non poi tanto se pensiamo che proprio le cooperative e le società d’interesse pubblico, compresi vari enti, voltano la faccia altrove precisando che in zona non hanno immobili!

A proposito di aiuti sociali, pensiamo alla complementare o all’assistenza pubblica.
Da anni si sottolinea che il prelievo anticipato del secondo pilastro è uno dei motori per l’assistenza pubblica. Improvvisati neoimprenditori a tempie grigie o baldanzosi turisti di spiagge “esotiche” che hanno prelevato anzitempo il risparmio accumulato si sono poi trovati in braghe di tela ed hanno dovuto chiedere di essere assistiti dalla comunità. Vuoi perché avevano spiantato “la pezza” come si usa dire in gergo, oppure perché determinate iniziative ed acquisti fuori casa si sono rivelati disastrosi. La discussione è in atto da tempo e prosegue a strappi. Poco tempo fa si parlava di ridurre il prelievo anticipato ora si tracima sul prelievo tout court. Magari limitato ad una sola parte, poniamo al 50%, oppure addirittura al 100%. Si parla comunque della previdenza minima. Hai capito cosa succede? Anche il risparmio del secondo pilastro fra qualche decennio potrebbe fare la fine dell’AVS! Bloccato sotto il sombrero della solidarietà. Non conosciamo l’intero dossier ma a quanto pare questa è l’intenzione sommersa del Consiglio Federale. E siccome a sue tempo, quando si ventilò di bloccare il prelievo anticipato utilizzabile per l’acquisto della propria residenza, vi furono reazioni a non finire, ora si aggira l’ostacolo. Infatti si potrà prelevare ancora qualche cosina per la propria casa ma poi si chiuderà parte o tutto il prelievo. Un invito a campare e a non tirar le cuoia!
Come detto, sebbene non disponiamo dello scenario completo, l’indirizzo è pur sempre intuibile.
Si lavorerà più a lungo, si potrà prelevare sempre di meno e si sgraverà la rete sociale alleggerendola dai gaudenti o dagli sprovveduti. La manovra incomincia ora a delinearsi. Il lavoratore ed il risparmiatore verranno lisciati senza molti complimenti. Alla faccia del tanto decantato sistema dei tre pilastri!
Allarmismo eccessivo? V’è da sperare! Di sicuro verrà messo in discussione il patto generazionale abbandonando lo schema desueto dei ricchi e poveri per passare definitivamente a quello fra giovani ed anziani.
Al tutto si aggiunge il nuovo problema della redditività insufficiente del patrimonio previdenziale alla luce della resa accordata ai pensionati ed a quella fissata dalle autorità per il patrimonio affidato.
Rendimenti non sempre in linea con il mercato. Alle camere è attualmente in discussione il dossier a spizzico per cui solo a bocce ferme ci si potrà esprimere compiutamente.

Da tempo sottolineavamo l’occupazione deragliata degli appartamenti popolari di proprietà di enti e Comuni. Per un ripasso: alcuni controlli in diverse città svizzere avevano evidenziato che diversi appartamenti a destinazione vincolata erano occupati da inquilini appartenenti al ceto medio superiore ed in taluni casi a doppio stipendio. In poche parole erano stati consegnati al mercato libero togliendo loro la qualifica di appartamenti a pigione moderata. O se vogliamo scippati e tolti a quelle persone o nuclei familiari che ne avrebbero avuto bisogno! Intendiamoci nella maggior parte dei casi la deroga era tollerata in assenza di disposizioni contrarie, non da ultimo per garantire il finanziamento di migliorie e risanamenti, ma dal profilo morale resta una deroga discutibile se non poco edificante. Non da ultimo anche perché diversi terreni furono messi a disposizione della collettività (leggasi Comune) a prezzi politici se non stracciati.
Recentemente un gruppo di consiglieri comunali luganesi ha a tal proposito inoltrato un’interrogazione con la quale chiede di far luce sull’occupazione degli appartamenti appartenenti alla città ed ad altri enti a lei vicina!
Un controllo puntuale dal quale ripartire con le assegnazione corrette.
Affaire à suivre!

Sicuramente ricorderete il grande impegno profuso dalla CATEF nell’osteggiare la nuova legge federale sulla pianificazione del territorio. A parte la tassazione del maggior valore riconducibile ad un misura “pianificatoria” che non condividevamo, vi era la perdita di sovranità. Ritornando alla tassazione di cui sopra una vittoria di Pirro per chi la propugnava. Una nuova edificabilità sarà un evento raro come pure la concessione di un aumento di edificabilità nel tessuto urbano, aumento che fra l’altro viene sempre più osteggiato. A meno che si tratti della solita area dismessa che non abbiamo, salvo che si scomodino le Ferrovie Federali che potrebbero anche rispondere con il classico gesto dell’ombrello.
A suo tempo avevamo però fatto perno maggiormente sulla perdita di sovranità ma fummo travolti da un dépliant che riportava, oltre a qualche deputato alle Camere, una sequela di facce raggianti di alcuni sindaci ticinesi che sostenevano serenamente il contrario.
Ora alcuni di questi sindaci presentano vari bruciori di pancia, confrontati con il blocco di aree strategiche per i loro Comuni! Si vorrebbero far passare questi blocchi come cautelativi in attesa del piano delle rasature e dei nuovi indirizzi, ma temiamo che lo scenario si consoliderà. Qui le industrie con valore aggiunto, qui la ricerca ed i centri di competenza, là il residenziale ecc. Insomma il pacchetto da inviare a Berna con la speranza di buona accoglienza.
E quanto declassato, se non impigliato troppo in un iter “pianificatorio”, dovrà venir indennizzato.
Almeno una consolazione cifrata!
A proposito, accanto alle varie sottolineature nostrane che rafforzano il fatto che abbiamo notevoli riserve edificatorie, circostanza che già ci mette in castigo, un recente studio certifica che il Ticino è il Cantone che di gran lunga ha sottoutilizzato le proprie aree edificabili.
Insomma in fatto di rasature non illudiamoci!
È un discorso lungo che però non vogliamo ripetere. Quanto scritto allora funge da prova a futura memoria e da scranno per seguire la trasmissione “qui Berna a voi Bellinzona”.
Ma per un ripasso consigliamo di dare un’occhiata alla legge stessa.
Vale soprattutto per i sindaci e gli addetti ai lavori, specialmente quelli che eccellono nelle fantasie con la lodevole eccezione per le proprie proprietà.
In ogni caso abbiamo ancora copia della locandina per censire altre uscite o bruciori vari.

Tanto per la cronaca la seconda parte della revisione della legge federale, quella che francobolla definitivamente l’attribuzione delle competenze, è per il momento parcheggiata.
Ma è questione di qualche mese poi si ricomincerà a ballare.
Si mormora che verrà concessa ai cantoni solo la delimitazione delle zone agricole più pregiate; si vede che tale processo a Berna viene considerato una “gabola” da evitare.
Già che siamo sul pezzo è impressionate il silenzio politico su questa problematica.
Sia del Governo che dei partiti.
Ma come ben si sa al politico non interessano più del tanto gli archi temporali che superano una legislatura.
E così facendo rafforza però il “funzionariato” che detterà, come sempre, tempi e soluzioni con la prontezza a recepire emendamenti che consolideranno le loro impostazioni.
Atteggiamento da censurare? Per nulla, magari noi faremmo di peggio!
Il vero discorso è che il “condurre e controllare” non rientra nella loro competenza.
Tutto qui!

Se abbiamo capito bene l’impianto eolico sul San Gottardo si farà. Dopo defatiganti percorsi chi l’osteggiava a suon di ricorsi ha gettato la spugna. Intendiamoci non è che chi scrive sia un fan dell’eolico soprattutto sul Gottardo ma ad un certo punto bisognava venirne ad una. L’imperativo “il rinnovabile va favorito” scolpito nei vari protocolli e nei vari piani nazionali e cantonali, è parte integrante dell’intera politica energetica assieme ad un consumo adeguato e quindi va onorato anche a costo di qualche sfregio. Se chi ci ha preceduto avesse ragionato diversamente, con il cavolo che avremmo avuto lo sfruttamento dell’oro bianco. Certo le dighe rappresentavano uno sfregio ma questa fonte energetica abbattè l’inquinamento e agevolò le attività umane non da ultimo quelle domestiche.
Insomma non si può sempre avere “il foulard di seta”.
Siamo poi sicuri che le badanti del paesaggio gettino la spugna?
Oppure attenderanno al varco la concessione del credito per tentare di impallinare il tutto!

Da tempo il vostro Consiglio Direttivo si interroga sul come raggiungere più celermente voi che siete la base ed i proprietari dell’associazione. C’è chi come il sottoscritto si dichiara piuttosto scettico nei confronti dei nuovi mezzi di comunicazione e chi invece ne propugna l’utilizzo. Stiamo parlando degli indirizzi digitalizzati e di una rivisitazione del nostro portale. Obiettivo: raggiungervi in modo mirato e tempestivo garantendo nel contempo riservatezza ed utilizzo parsimonioso.
Va anche precisato che chi propugna l’utilizzo ha una buona dimestichezza con simili strumenti mentre chi scrive, attorniato da pochi irriducibili, ne ha veramente pochina.
A dir la verità è da tempo che abbiamo “agendato” questo obiettivo ma sovente abbiamo dovuto declassarlo a favore di problematiche più urgenti come la pianificazione, gli attacchi alle condizioni quadro e la volontà di metter le mani nel portafoglio dei proprietari.
A parte l’obiettivo di colloquiare direttamente in casi d’emergenza o per raccogliere il vostro consenso è chiaro che si risparmierebbero anche dei bei soldini.
Si pensi solo all’invio postali di circolari o di talloncini per la raccolta firme.

L’ultimo esempio, l’invio del talloncino firme per il referendum contro la tassa di collegamento. Un invio costoso il cui esito ci pone qualche interrogativo. Certo noi ci eravamo solo prefissati di fiancheggiare le associazioni economiche che sarebbero andate al fronte ma francamente ci aspettavamo qualcosina di più. Avessimo avuto la possibilità di inviare una sollecitazione magari qualche firma in più l’avremmo ottenuta.
Dobbiamo comunque ricordare che molti dei nostri soci hanno firmato direttamente presso i grandi distributori e nelle sedi delle aziende coinvolte e che quindi così facendo hanno evitato inutili doppioni e fatto risparmiare qualche soldino anche ai promotori.

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini