Da Economia Fondiaria no. 4/2015

La temeraria proposta di un gruppo di timorati di Dio affiancati dalla muta dei progressisti è stata asfaltata qualche settimana fa dal popolo. Ci riferiamo ovviamente alla proposta di tassare eredità e donazioni fucilata come quella che la precedette che ricordiamo proponeva l’abolizione delle tassazioni globali. Due esiti che hanno costretto la sinistra ad affermare che è impossibile far passare le loro proposte per la loro ridotta forza finanziaria. Potrà anche darsi ma dimenticano l’oligopolio dei massmedia e degli economisti di regime in genere sbilanciati a loro favore. Al tutto andrebbero aggiunte le sollecitazioni di piazza, per la verità sempre più asfittiche, che per lo meno servono a mantener vivo il tema e a testimoniare l’attivismo d’area.
Le recenti votazioni hanno quindi dimostrato che il popolo non ha nessuna intenzione d’innervosire il capitale al punto di convincere la sinistra a dichiarare che sposterà la sua battaglia sull’imposizione generale riconducibile alla famosa Riforma III. Intenzione dichiarata: ridurre la tassazione del lavoro ed aumentare quella sul risparmio e sull’utile aziendale. O se volete: nella peggiore delle ipotesi, mantenere lo status quo. In nessun caso, così hanno dichiarato, accetteranno la riduzione della tassazione ordinaria delle società giuridiche (in pratica le società anonime) prevista nel disperato tentativo di salvare le aziende a tassazione privilegiata.
In tutti i casi sarà un discorso allargato che metterà in condizione il popolo sovrano di confrontarsi con i rudimenti della politica fiscale e con i dati base. Si dovrà gioco forza rispolverare il problema della doppia tassazione delle persone giuridiche, della tassazione progressiva del reddito del lavoro e della sostanza e quant’altro. Chi paga e per chi! Poi si potrà accompagnare i rilevamenti con considerazioni come la coesione nazionale, la compensazione verticale (fra Confederazione – Cantoni e Comuni) senza dimenticare gli elementi riconducibili alla solidarietà generazionale.
Sarà un’occasione di alta scuola politica perché ci si vedrà costretti a chinarsi sull’insieme delle entrate senza spiaggiare sui soliti discorsi del ricco e del povero.
Sul tavolo le cifre, i rischi e la volontà operativa e se dovesse andar male, per la perdita d’attrattività, frenata a ruote bloccate sulle spese pubbliche e drastica definizione delle priorità nazionali. Insomma politica reale con sismografi aperti, politica in buona parte consegnata al vero padrone del paese, la banana dell’altopiano.
Visto che siamo alle porte delle elezioni federali ci sembra giusto sottolineare la compattezza nell’ultima legislatura del fronte borghese. I nostri rappresentanti a Berna ci hanno più volte messo la faccia e di questo non possiamo dimenticarci.

A parte la dichiarata prontezza a scagliarsi contro la Riforma III la sinistra ha rispolverato il solito tema dell’alloggio ad affitto “calmierato”, sostenibile od accessibile, vedete poi voi, portando in avanti l’idea che una parte della produzione dovrà essere obbligatoriamente di tipo popolare. Un po’ come a Zurigo dove per qualsiasi operazione, soprattutto su aree dismesse, scatta un’analoga disposizione. Accanto a questa proposta, obbligo di costruire alloggi popolari, si punta molto sul famoso formulario ufficiale che riporta l’ultimo affitto e l’affitto proposto in occasione di un riaffitto. Su questo argomento oggetto di un apposito messaggio del Consiglio Federale troverete un articolo redatto dalla nostra segretaria. Il cavallo di battaglia per ottobre per i progressisti: l’alloggio con un mix fra trasparenza e quota obbligatoria in alloggi popolari per la nuova produzione.
L’importante per i sollecitatori è di limitarsi a sottolineare senza però assumere impegni operativi malgrado che qualsiasi sostegno venga proprio indirizzato alle società di interesse pubblico alle quali dovrebbero riservare una calda accoglienza, anzi farle proprie, dato che non perseguono redditività di mercato limitandosi alla copertura dei costi e quindi per loro da beatificare.
Fra l’altro è l’indirizzo del piano dell’alloggio cantonale che propone una partecipazione finanziaria all’investimento nelle regioni dove potrebbero nascere delle tensioni dovute alle scadenze del piano nazionale degli alloggi sussidiati. Anche la città di Lugano porrà in approvazione un modello sulla falsa riga in risposta ad un’iniziativa proponendo la messa a disposizione di terreni della comunità alle società di interesse pubblico o sostenendo le stesse. E ci risiamo! “Il chi fa che cosa” rimane per il momento una questione aperta.
Ricordiamo che la Confederazione e diversi Cantoni già oggi finanziano o garantisticono i crediti concessi alle cosiddette società di interesse pubblico come le cooperative, per cui gli strumenti o i modelli ci sarebbero. Solo che è più comodo affidare l’incombenza all’ente pubblico.
A proposito di trasparenza, ritornando al formulario, è chiaro che prima o dopo, questi dati verranno raggruppati ed analizzati con particolare riguardo alle situazioni locali ed alla vetustà del parco immobiliare.
Dati reali che potrebbero svegliare il can che dorme oppure certificare le resistenze e gli spazi del mercato. Tanto per fare un esempio. In Svizzera esiste un’organizzazione che rappresenta i proprietari istituzionali come le assicurazioni, la casse pensioni e le società quotate in borsa (fondi e società immobiliari). A metterli assieme sono una parte importante del patrimonio immobiliare oltretutto spalmato a livello territoriale e sarebbero quindi in grado di fornire un rilevamento significativo aperto “al pubblico” o ad uso interno.
Tanto per rendere l’idea conosciamo assicurazioni che hanno decine di migliaia di appartamenti! Quindi solo all’interno di questa organizzazione stiamo parlando di una piattaforma di qualche centinaia di migliaia di appartamenti gestiti per altro con una maggiore attenzione alla piena occupazione, quindi al di sotto del mercato.
A parte il fatto che la proposta di introdurre l’obbligo di un formulario a livello nazionale dovrà venire ancora esaminata dalle Camere, il discorso della trasparenza allargata potrebbe perciò rilevarsi un boomerang.
Precisiamo comunque che siamo contrari all’introduzione del formulario che oltre a rappresentare un atto di sfiducia nei confronti dei proprietari rappresenta un pesante carico burocratico, e carburante per defatiganti confronti.

Per quanto riguarda il mercato la nostra convinzione di un salutare rallentamento sta prendendo corpo. Tutti gli analisti del resto lo sottolineano senza toni allarmanti tant’è vero che per qualcuno il decennio d’oro per l’uso proprio non è ancora terminato.
In tutti casi le ganasce poste alla concessione del credito da parte delle autorità stanno agendo alimentando così qualche correzione dei prezzi. Al tutto si aggiunge un certo scetticismo che avvolge l’opinione pubblica.
Qualcuno potrebbe a questo punto anche accusare le nostre autorità finanziarie (BNS e Finma) di eccessivo allarmismo, ma con il senno di poi è troppo facile. Non dobbiamo infatti dimenticare che queste istanze hanno a diposizione la radiografia dei prestiti, delle loro scadenze e del tasso medio. Le loro simulazioni sono perciò significative ed immediate. A loro basta infatti inserire tassi medi più alti e modulare le scadenze per verificare la tenuta del paese suddivisa sulle varie stratificazioni e destinazioni. Del resto è bene ricordare che una crisi è sempre accompagnata da quella immobiliare o spesso innescata proprio da quest’ultima.
L’interrogazione di fondo rimane sempre la stessa. Il nostro paese saprà confermare il valore che gli altri gli attribuiscono?
Abbiamo sfiorato il discorso del tasso ipotecario medio ragion per cui ci agganciamo a quello ufficiale che come sappiamo è sceso a livelli mai visti. Complice il libor e la contrazione di talune scadenze per il fisso. La gente privilegia il costo più conveniente e si preoccupa meno dell’allungo delle condizioni.
Del resto buona parte del mondo ha il sedere per terra, il cavallo non reagisce più alle scudisciate e non vi è crescita.
Quindi il capitale riconosce che la nostra area di parcheggio - fra l’altro ora facciamo anche pagare il pedaggio con gli interessi negativi - è più che affidabile. Non siamo particolarmente simpatici ma in tutti i casi sempre in grado di onorare gli impegni.
Tutto quanto per dire che a medio termine il costo del denaro, con grande gioia dei debitori e dell’erario, rimarrà ancora ai minimi termini. Meno entusiasti lo sono ovviamente i gestori del risparmio privato o collettivo.
Fra l’altro la stampella del risparmio collettivo, pensiamo solo alle casse pensioni, si sta rilevando proprio l’investimento immobiliare, il quale oltre che a garantire una redditività dignitosa, assicura incassi mensili.

Da ultimo ci permettiamo di sottolineare l’esito della votazione sul canone SSR. Una votazione risicatissima in parte polemica contro il servizio pubblico stesso, ritenuto in taluni casi fazioso e inopportunamente dilatato. Come CATEF non abbiamo ritenuto opportuno profilarci anche se in taluni casi abbiamo assistito ad intermediazioni squilibrate e votate più al confronto che al dibattito vero e proprio.
La discussione che ora si sta aprendo pone l’accento sul servizio pubblico classico, partendo da quello del 1931 quanto giustamente si voleva garantire l’equidistanza delle notizie, differenziandolo da quello aziendale (servizi statali veri e propri) e quello infrastrutturale riconducibile in parte alle ex-regie. Per taluni tutto quanto, statale e parastatale, è servizio pubblico. In pratica si riferiscono però all’impiego pubblico, l’unico per lo meno non sottoposto alle verifiche del mercato. Per quanto riguarda la SSR verranno messi in discussione funzione, copertura, costo e dimensione. Un confronto che ci vedrà attenti osservatori con la prontezza a portare, se del caso, elementi di giudizio.

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini