Da Economia Fondiaria no. 3/2014

Il Consiglio Direttivo della CATEF aveva chiesto ai propri associati di esprimere un voto negativo nei confronti dell’iniziativa popolare sui salari minimi ed accettare lo sconto cantonale denominato amnistia cantonale. Il risultato della votazione a livello federale ha testimoniato che certe iniziative velleitarie non solo non hanno impatto popolare ma possono rappresentare un autentico boomerang. Escono sconfitti travolti dallo schiacciasassi popolare le forze progressiste, si fa per dire, e soprattutto i sindacati che in questa faccenda si sono veramente incartati da soli. Se l’obiettivo degli stessi era quello di marcare presenza e di sollecitare la ratifica di contratti collettivi, interessanti anche dal profilo del fatturato, si può proprio dire che hanno sbagliato in pieno. Il risultato è lì da vedere. In Ticino, malgrado un opuscolo distribuito, in nessun Comune l’iniziativa è passata. Certo risuoneranno le solite litanie a copertura della disfatta come: almeno abbiamo sollevato il tema, la solita reazione feroce dell’economia, i mezzi finanziari messi in campo, vedremo poi di correggere il tiro…. Quindi la solita sconfitta onorevole! Per quanto riguarda lo sconto cantonale è stata una vittoria risicata. Hanno giocato contro la disinformazione, una certa ignavia delle forze economiche e la latitanza di alcuni politici da “trapezio”. Bastava per esempio chiarire che qualsiasi risparmio non dichiarato per essere utilizzato andava prima sbiancato e che lo sconto del 70% veniva applicato solo per un biennio per assicurare un risultato migliore che comunque va pur detto, non è da filo di lana! Si sa che alcuni garanti dell’etica hanno interposto ricorso al Tribunale Federale quindi bisognerà aspettare l’esito per poter applicare lo sconto cantonale. Fra l’altro un mezzo anno è già andato a farsi benedire. Di transenna dato che siamo confrontati con una miriade di iniziative e di referendum v’è da chiedersi se non è ora e tempo di rivedere talune regole del gioco. Pensiamo alle firme necessarie, all’uso di titoli da gran cassa e fuorvianti e da promotori interessati più che altro alla visibilità, aspetto più evidente alle soglie delle votazioni.


Un paio d’ore prima dell’assemblea cantonale dei delegati avevamo organizzato una conferenza stampa che si è poi tramutata in un nostro monologo, anche perché avevamo consegnato ai giornalisti un promemoria sui diversi temi che si riferiscono all’economia fondiaria. Dalla forza contrattuale del paese in flessione al ritardo infrastrutturale, dalla prospettata patrimoniale più onerosa sulle case (vedi stime) al dissesto delle finanze pubbliche. Dall’implementazione delle norme pianificatorie all’insufficiente rilevamento statistico, dalle residenze secondarie al mercato immobiliare in generale. Una panoramica quindi ad ampio raggio. Qualcosa è passato, molto è stato per contro considerato marginale almeno sulla base del pubblicato. Purtroppo il baricentro è stato messo sul fatto che la festa è finita, del resto bucare per un quarto di miliardo all’anno è la migliore testimonianza. Fra l’altro avevamo consegnato una lista delle leggi e dei regolamenti che nella loro applicazione si riferiscono al valore di stima, lista che trovate riportata in questa Economia Fondiaria. Come detto l’impatto sui giornali è stato variegato. Chi ha riportato i nostri argomenti con considerazioni aggiuntive e che si è limitato a sottolineare che il paese si sta avvolgendo, che di per sè non é una grande scoperta. Qualcuno è giunto persino ad affermare che “per i palazzinari la festa è finita”. È una sottolineatura scaturita da una delle aziende più importanti del Ticino che occupa come gruppo più di mille persone……Diversi nostri soci ci hanno chiesto di denunciare una simile sparata, ma visto che la proprietà è sempre considerata frutto della speculazione tanto vale agitare i muscoli del palazzinaro anche se in realtà non ci sono.


Ora si sta aprendo il dibattito a livello generale del come implementare la nuova legge sulla pianificazione del territorio. Intanto si sa che prima di aumentare l’edificabilità bisognerà adattare il piano direttore cantonale e parallelamente forzare od alimentare lo sviluppo centripeto. Per capirci: portare la gente dalla periferia estrema all’agglomerato per poi insaccarla nell’urbano vero e proprio. Certo si porranno diversi problemi come quello di potenziare la mobilità interna e preservare la qualità di vita. Un mix di tram e di parchi cittadini e sarà bella che fatta! Nelle città svizzere il problema si pone maggiormente perché per dimensione sono delle vere città e quindi con limitate riserve pianificatorie. Da noi le riserve rappresentate dal fuori nucleo sono invece notevoli. Nell’immediata corona vi sono ancora delle villette ormai giunte all’obsolescenza che trascinano riserve edificatorie notevoli. Edificate su un piano su terreni oggi classificati da 5 piani tanto per rendere l’idea! Sono riserve importanti che si possono sciogliere senza scomodare recuperi di aree dismesse con appositi piani particolareggiati ed a destinazione vincolata. Del resto queste aree da riqualificare sono operazioni impegnative, esposte ad ogni sorta di ricorso ed alla sola portata di un  pool di istituzionali. Insomma gente che ha il fiato lungo e la necessaria esperienza operativa. Parallelamente alla discussione del come tradurre le norme votate un anno fa si é già aperta la discussione sulla seconda parte della legge sulla pianificazione finora tenuta in salamoia. In considerazione della complicazione nel mettere a regime la prima parte il Dipartimento federale ha però concesso un po’ di respiro ripromettendosi di rilanciare la discussione dopo le vacanze estive. Dato per scontato che gli elementi sono da tempo conosciuti, si tratta in realtà di affinare l’applicazione, forse questo allungo di programma é stato concesso solo per godersi le meritate vacanze e lasciare a fuoco lento la controparte. Come ricorderete la revisione della legge aveva ottenuto uno sperticato sostegno da parte dei Comuni e dei Cantoni convinti che sarebbe stato conveniente cedere buona parte della propria sovranità anche perché convinti che il recinto sarebbe stato a maglie larghe. Noi, e non solo noi, avevamo per contro più volte sottolineato che tutto quanto stava scritto testimoniava l’esatto contrario. Berna avrebbe gestito l’agenda ed i suoi contenuti! Ora questi enti incominciano ad accorgersi del corsetto ed i rappresentanti dei Cantoni e dei Comuni chiedono un’applicazione elastica della nuova legge. Infatti il presidente dell’associazione dei Cantoni Svizzeri in una recente conferenza organizzata dall’associazione dei Comuni ha affermato, con l’avallo dei Comuni, che “avremo successo solo con un’azione oculata e con un margine di manovra congiunto, e che nella pianificazione del territorio non deve più essere tutto possibile, ma non deve neanche essere tutto impossibile”.  Un discorso sconfortante e permetteteci, da idee confuse. Probabilmente sul treno di ritorno la squadra dell’ARE con la Consigliera Federale si sarà convinta che da oggi via basterà allungare e raccorciare il guinzaglio. Per quanto ci riguarda sarà importante avere una squadra corta composta da funzionari e rappresentanti dell’economia fondiaria. Tema unico: capire e difendere lo spazio d’azione ancora concesso! Un po’ come le residenze secondarie. Squadra corta e tuta mimetica! I soli funzionari non reggeranno il confronto senza l’opportuno allenamento al sacco.


Il preventivo 2015 è a dir poco sconfortante. Buchiamo con la gestione corrente. Ciò significa che per fare gli stipendi o per coprire le spese di gestione di qualche parchetto ci indebitiamo ancora prima di investire. Insomma una situazione da brivido alla quale dovremo per forza confrontarci ancora per qualche anno, il tempo di cambiare pelle. In taluni Cantoni ed in talune città i programmi forzati di rientro sono stati sì dolorosi ma hanno permesso di raddrizzare la baracca senza innervosire il substrato fiscale. Da noi invece si stanno già aprendo le guerre di religione con la partecipazione di qualche professore di politica economica, esperto a quanto sembra di tutto quanto è cifrabile.  Come si ricorderà la Confederazione aveva a suo tempo introdotto dei tagli lineari per poi attivare la ganascia del freno all’indebitamento. Bastava copiare questo modello qualche anno fa senza tanti tentennamenti ed ora saremo costretti a copiare il programma di rigore di talune città.  Se siamo confrontati con questa situazione è perché si sono gestite in malo modo le risorse dei cittadini ipotecando il paese, convinti della crescita continua e sostenibile. Si è spalmato senza priorità su delle voci di spesa senza temere verifiche politiche o finanziarie. Il tutto all’ombra del palmizio del buon rendere e del sorpasso sgomitato. Il motto: noi facciamo meglio! Ed allora ora mano al pennarello……

Il Presidente Cantonale
Lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini