Da Economia Fondiaria no. 4/2020

Certo che le accise mordono parecchio! Pensiamo al costo del gasolio caricato da balzelli vari fino al costo dell’energia elettrica. Per quest’ultimo ben il 25% è rappresentato da tasse varie. Certo che se scomodassimo il costo del carburante lo sconcerto sarebbe superiore anche se una buona parte confluisce ancora nell’infrastruttura stradale. Sono sovraccarichi che alla lunga incidono sulle disponibilità del singolo anche se si afferma che servono per dissuadere ed incoraggiare il contenimento del dispendio energetico e per finanziare ricerche. Consumo effettivo + angosce notturne varie. “Consumi troppo ed abbi fiducia in noi” è il messaggio di fondo! La fregatura è che se si consuma di meno si aumenta il contributo in funzione dei faraonici piani nazionali. Per farla breve si paga come prima se non di più! Per esempio in uno dei più importanti condomini nel Luganese si sono effettuati impegnativi interventi nell’impianto di riscaldamento con un lusinghiero successo nel contenimento del consumo. Come suo diritto un condomino ha chiesto di cifrare in “franchi” il risparmio! La risposta dell’amministratore: “non abbiamo risparmiato per il semplice fatto che le accise (i balzelli vari) sono nel frattempo aumentati. Certo che se non aveste investito il conto sarebbe stato più salato”. La prova provata quindi che malgrado il consumo più contenuto si marcia sul posto! Con ciò vorremmo rendere attento il “politico” ad essere meno succube al politicamente corretto od alle mode del momento. Dissuadere ed educare agendo sulle disponibilità del cittadino dev’essere perciò commisurato e verificato continuamente. Sarebbe interessante conoscere l’incidenza di tutti gli aggiuntivi sulla spesa del cittadino. Un compito relativamente facile che potremmo affidare ad un qualche ricercatore scientifico di cui il nostro paese è particolarmente dotato. Rappresenta una mensilità oppure non la raggiunge? Si potrebbe anche aggiungere il balzello recentemente sdoganato dopo anni di approfondimenti da parte del Tribunale Federale per intenderci quello sui posteggi che andrà a colpire lavoratori, consumatori e studenti. Fra l’altro sarebbe anche opportuno una volta tanto sottoporre a generale verifica l’intero trasporto pubblico con i suoi limiti e margini di miglioramento. Ovviamente la verifica va affidata ad esterni e non agli stessi addetti ai lavori. Non fosse il caso potremmo già scommettere sull’esito e meglio: “abbiamo raggiunto gli obiettivi fissati anche se si intravvedono ancora leggeri margini di miglioramento”. In poche parole siamo bravi e stiamo lavorando per voi!
Siamo in attesa di conoscere lo sfitto ufficiale. Attualmente è ancora in corso l’elaborazione dei dati raccolti ed è probabile che in autunno avremo i dati nazionali, cantonali e regionali. Stiamo parlando di unità residenziali messi in vendita od in affitto, quindi disponibili, e non di superfici (vani) per il commercio ed il lavoro. Come sappiamo la prima destinazione è alle prese con una popolazione residente in calo e con una produzione ancora lanciata e la seconda con il cambiamento in atto che sta conoscendo una accelerazione dovuta al coronavirus che a quanto sembra ha deciso di presidiare ancora per parecchio tempo il globo intero! La prima è dovuta quindi più allo sfasamento nell’assorbimento mentre la seconda ad una evoluzione strutturale, quindi più impegnativa da gestire. Una destinazione alle prese con il digitale ed al lavoro in remoto!
A proposito di diminuzione della popolazione residente spicca la recente statistica della città di Lugano che conferma una riduzione dei dimoranti di ben 565 unità distribuiti su tutti i quartieri ad eccezione di Viganello che ha invece conosciuto un leggero aumento. Lugano ha 40’692 abitazioni di cui almeno 36'000 (nostra valutazione a “spannometro”) sono residenze primarie che se rapportate alla popolazione residente di 67'082 abitanti attesta un’occupazione media di 1,86 persone per appartamento a comprova che siamo già sul tetto del mondo!
Tutto sto giro per dire che l’esodo ha reso liberi virtualmente circa 300 appartamenti che andranno ad irrobustire la già polposa disponibilità. Interessante anche far presente che la statistica comprova la formidabile rotazione annuale cifrata nel 20%! Virtulamente in 5 anni la popolazione cambia! Alla faccia del mercato che si vorrebbe dipingere striminzito, rigido e poco flessibile. Ci si muove invece alla grande senza molti patemi d’animo. Dobbiamo complimentarci con i servizi della città che con un intelligente monitoraggio, il famoso cruscotto di bordo, sono in grado di valutare l’attrazione e la vitalità del comparto di loro competenza.

Le camere federali come già indicato nell’ultima EF hanno adottato una proposta da tramutarsi in legge da applicarsi qualora le parti non trovassero un accordo in risposta ad una domanda di riduzione o di dilazione. Stiamo parlando di quelle attività che sono state chiuse d’imperio con risoluzione governativa (bar, alberghi, negozi, ecc.). Il mandato di elaborare una legge è stato dato al Consiglio Federale il quale ha già fatto capire che con i tempi che corrono sarà da prevedere l’approvazione delle Camere non prima del tardo autunno. Vi è quindi tutto il tempo per concludere trattative ancora in corso! Giusto ancora ricordare che la proposta delle Camere rappresenta una soluzione sussidiaria da applicarsi qualora le parti non trovassero un’intesa. Come abbiamo potuto appurare una parte consistente delle richieste sono state evase con una discreta soddisfazione fra le parti, almeno così si assicura. Da parte nostra resta la soddisfazione di aver contribuito con dovizia di particolari e di suggerimenti al buon esito di queste trattative. Fra l’altro quanto prodotto è stato messo a disposizione di tutti coloro che erano interessati senza limitarlo ai soli nostri soci! Ora v’è da capire l’esito della mietitura scatenata dal Virus che sta modificando atteggiamenti ed utilizzo. All’euforia del rientro subentrerà una calma piatta o addirittura il ristagno? Questo è il quesito! Ritornando al mandato di elaborare una legge è bene ricordare che il Consiglio Federale ha già messo in consultazione una proposta di legge (messaggio) dando prova di inconsueta celerità.
Sul fronte della pianificazione territoriale il ritardo sulla tabella di marcia si sta allungando! Stiamo parlando del famoso Piano Direttore, un composto di schede ed obbiettivi, che va approvato dalla Confederazione pena il congelamento di qualsiasi ampliamento della superficie edificabile. A parte la figuraccia, siamo ora nel gruppetto dei “boracciari”, il superamento del tempo massimo di 5 anni per metterci in riga trascina con sé anche il congelamento generale dei Piani Regolatori e rappresenta una pericolosa fase di stallo dove sarebbe invece imperativo chiedersi cosa si dovrebbe e potrebbe fare “da grandi”.
A questo punto è utile ricordare che il Piano Direttore, in pratica il Piano Regolatore Cantonale, è uno strumento della pianificazione politica che si regge su una apposita legge. Gli elementi? Il Piano Direttore per l’appunto ed il Piano degli Indirizzi ai quali vanno aggiunti i resoconti di legislatura come il Piano Finanziario e le linee direttive. I primi due, i più strategici, abbracciano un arco temporale quasi generazionale mentre i secondi un quadriennio! Interessante notare che questi documenti strategici vanno discussi e non approvati a comprova che il legislativo è relegato a sola comparsa. Il boccino l’ha infatti in mano il Governo, quindi l’esecutivo, e di riflesso la burocrazia che sta a monte. Certo, come sempre, viene assicurata trasparenza e partecipazione ma il contenuto e la confezione spettano sempre all’esecutivo.
A proposito di procedure in genere si accumulano ad inizio estate in modo che gli interpellati rispondano in modo svogliato sempre che poi rispondano!
Così anche stavolta. Schede a go a go con la prontezza a raccogliere spunti interessanti ma senza facoltà di ricorrere fatta salva quella dei Comuni o dei pochi enti abilitati. Quelli che si sono maggiormente esposti si sono così ritrovati con le camere d’aria bucate. Vale per noi ma anche per una miriade di associazioni, partiti compresi, al punto che qualcuna si interroga ancora oggi come mai non hanno più voce in capitolo.

Sempre nel periodo estivo ecco che la nuova legge edilizia approda sul tavolo della commissione, anzi sottocommissione, chiamata ad orientare il Parlamento con il suo rapporto. Il messaggio è stato promulgato e da una prima lettura quanto proposto dal Governo ha retto bene nel senso che si è dovuto tener conto solo di qualche resistenza, per un paio di proposte che risultavano già all’inizio di difficile accettanza o con funzione di depistaggio.
Un’arte anche questa! Come CATEF ci siamo pronunciati e quanto espresso è stato riassunto su Economia Fondiaria (n. 3/2018) e pubblicato per esteso sul nostro sito. Le preoccupazioni maggiori: il rafforzamento delle norme dei nuclei, la beatificazione dell’ISOS, l’elenco dei siti da proteggere, l’obbligo di creare mini-zone di svago nei nuclei, il potenziale allargamento ad associazioni ad hoc o marginali con facoltà di ricorrere ed altro ancora. Dal gipeto al tritone alpino!
A proposito di nuclei il catalogo ISOS riporta i nuclei tradizionali, per intenderci quanto edificato attorno allo zoccolo duro fino agli albori della seconda guerra mondiale.
Senza scomodare tomi che rivangano il passato con tanto di cartoline a rimorchio appare evidente che allora non si sprecava un metro quadrato e che si edificava in modo intensivo.
Solo qualche “villozza” borghese e qualche convento potevano permettersi chiostri e giardini ombreggiati il resto si affacciava su viuzze, su un paio di vialoni e su qualche piazza con tanto di campanile.
Altri tempi si potrebbe mormorare ed a giusta ragione!
Fino allora, ed è vero, imperava l’ordine imposto dalle circostanze e dalla forza contrattuale del paese. Niente sprechi, muro contro muro, risalto e rispetto dell’opera pubblica, spazi comuni oltre le mura e via dicendo.
Poi il pasticcio all’inizio degli anni ruggenti della contrapposizione fra l’intensivo e l’estensivo.
Si incominciò ad accusare l’intensivo, fonte di speculazione, ed a beatificare l’estensivo!
Abbasso il palazzo e viva la casetta!
In verità gli addetti ai lavori si incartarono da soli facendo confusione con gli indici di sfruttamento abbattendoli in modo eccessivo!
La mancata resistenza o di progettualità fu anche addebitata all’eccessivo numero dei Comuni, all’invadenza delle loro istanze, alle deboli basi legali, a qualche ideologia a strascico, alla sudditanza dei pianificatori, alle differenze territoriali e via dicendo.
Dopo la débacle della legge edilizia del 69 dovuta alla sua incidenza, qui si costruisce e là non più, ed alla vestizione un po’ troppo politica, dal 1972 il processo poteva per lo meno ripartire. Stiamo parlando di quasi 50 anni! Mezzo secolo!
Perché ripartire? Perché diversi borghi e cittadine avevano già un piano regolatore. Magari troppo essenziali ma sufficienti per ordinare ed orientare.
Certo che oggi sarebbe opportuno interrogarsi e proporre letture moderne e meno restrittive!
Compito però un po’ difficile in mezzo ad una miriade di schede e di divieti.
Senza dimenticare la parola magica di Città Ticino!
Che invita a dire “lasciamo perdere”.
Del resto abbiamo poco spazio tecnico per progettare e riordinare le destinazioni!
E pensare che quando si parlava della nuova legge sulla pianificazione territoriale si continuava a martellare sul centripeto e sulla aree dismesse. Oggi possiamo parlare invece di un immenso ghiacciolo.
Congeliamo il tutto che ci facciamo una pensata fra tecnici! Nel frattempo però tutte le riserve dell’urbano vengono prosciugate.
A nostro avviso sarebbe invece opportuno segmentare il territorio urbano per isolati per poi esaminarli dal profilo della loro attrattività e dell’autonomia. Invece della piazza proviamo a ragionare a comparti senza tracimare nelle solite misure strappalacrime o nella presa a pallettoni delle portiere.
Per intenderci non visioni impossibili od ideali, che è poi la medesima cosa, e divieti a favore della mobilità degli altri.
In Ticino abbiamo un migliaio di studi di architettura ed una miriade di studenti affidati a professori.
Un potenziale formidabile per una tempesta di idee!
Non pensiamo ai concorsi d’idea ma a quelli spontanei od al limite pilotati dagli stessi Comuni senza “superbandi” soffocanti.
E se uno la centra lo premia l’opinione pubblica ed i proprietari del comparto che intravvedono ordine e plusvalenza.

La Svizzera, se raffrontata con altri paesi, ha un alto livello di stipendi e di costi e malgrado ciò riesce ancora a reggere la concorrenza internazionale grazie alla produttività, all’eccellente infrastruttura, a leggi sul lavoro tutto sommato liberali, all’imposizione ancora sopportabile ed al buon credito che ha sul mercato dei capitali quando va a bussare alla sua porta.
Ma ora siamo piuttosto al limite e molto restii ad imboccare la strada della maggiore produttività e della spesa selettiva per contenere l’aumento puntando ad una migliore allocazione.
Che significa poi utilizzare meglio i soldi che non abbiamo più in tasca (qualche mesetto di stipendio) sfrondando le spese palesemente improduttive (in gergo quelle del “foulard di seta”) per supportare maggiormente i settori strategici, i nostro presidi della crescita e della socialità.
A questo processo non potremo sottrarci anche dopo aver dovuto sottostare all’imposizione dei paesi che ci attorniano di non privilegiare fiscalmente le società mantello insediate sul nostro territorio. Imposizione poi avallata dal popolo che ha così allineato la tassazione di tutte le società giuridiche. Ci hanno guadagnato le nostre e meno quelle di “importazione” se ci è concesso il termine.
Resta ancora aperta la tassazione cantonale con la quale oggi ci si gioca la concorrenzialità complessiva.
Sappiamo che Zugo è il Cantone più attrattivo mentre noi, purtroppo, dopo aver tentato di uscire dal gruppo, siamo ripiombati a mezza classifica. Anzi è probabile, alla luce della concorrenza “intercantonale” in atto, che scenderemo quanto prima negli ultimi del plotone.
Ma non è finita!
A livello internazionale è in atto una analoga competizione.
Si cerca di limitare la guerra delle imposizioni fra nazioni mature ma i così detti paesi virtuosi non sono d’accordo.
Al massimo sarebbero d’accordo su una tassazione “minima” che sarebbe poi la loro. Per noi una bella “rottura” perché potrebbe significare un’altra riduzione dell’imposizione a livello nazionale e di riflesso cantonale.
Per farla breve non vi è più spazio per torchiare.
Tassiamo già il reddito, i patrimoni (sostanze), il reddito dei patrimoni, abbiamo tasse indirette (che massacrano il consumo) e siamo già al limite!
A meno che li bruciamo tutti lavorando meglio ed in modo più flessibile gestendo la spesa pubblica in funzione degli obiettivi e della sua efficienza ed efficacia.

Da ultimo una preoccupazione collaterale. Il risanamento della cassa pensione pubblica che a quanto sembra richiederà un’iniezione di mezzi cifrabile in centinaia di milioni senza dimenticare che non molti anni fa si dovette provvedere ad un’analoga trasfusione per agevolare, fra l’altro, il passaggio al conteggio personale, quello dei contributi.
V’è da prevedere un ampio ed aperto dibattito.
Per quanto riguarda il comparto immobiliare della cassa, purtroppo storicamente piuttosto contenuto, ci piace sottolineare la buona tenuta dello stesso ed il contributo mensile di cassa rappresentato dagli affitti!
Ciò significa in poche parole che è ben gestito.


Il Presidente Cantonale
lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini