Da Economia Fondiaria no. 3/2020

Il Dipartimento Federale competente ha appena pubblicato l’ordinanza sulla ripartizione dei Comuni nelle tre regioni con le pigioni “conteggiabili” secondo la legge federale sulle prestazioni complementari all’assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità.
Per quanto ci riguarda siamo stati considerati come regione non molto richiesta e quindi costosa e classificati in buona parte nella seconda regione, quella del fondovalle.
Le valli le troviamo nella terza, cioè l’ultima.
Insomma un catalogo un po’bizzarro se consideriamo che Balerna, Bellinzona, Biasca, Locarno, Lugano sono allineate nella seconda categoria che al limite potrebbe anche starci ma un po’ meno se completassimo con Bedano, Bedigliora, Cadenazzo, Cadenazzo, Grancia ed altri ancora…… Forse hanno voluto semplificare sta di fatto che siamo nel riparto classico: fondo valle urbano e valli!
Meglio così, almeno abbiamo solo due categorie di pigioni. Ed ora vediamole partendo dalla seconda zona, quella del fondo valle o zona più o meno urbana.
In questa zona la pigione annua limite riconosciuta per una persona che vive da sola è cifrabile in Fr. 15'900, in Fr. 18'900 per due persone, in Fr. 20'700.- per tre persone  e in Fr. 22'500 per 4 persone.
Per la terza regione, le valli, le pigioni riconosciute sono rispettivamente Fr. 14'520.- per una persona, Fr. 17'520.- per due persone, Fr. 19'320.- per tre persone e Fr. 20880.- per 4 persone.
Questi limiti rientrano alla grande negli affitti di zona.
Un po’ meno per la categoria del fondovalle sebbene vada tenuto presente che questi limiti si riferiscono ad alloggi sobri e non di ultima generazione.
Ad occhio e croce stiamo pur sempre parlando di pigioni nette che oscillano attorno ai Fr. 200.-/ Fr. 210.-annui  al metro quadrato che il legislatore considera a buon mercato e commisurato per il genere d’aiuto.

Indipendentemente dal Corona Virus studi recenti dimostrano che la nuova produzione che fino a poco tempo fa arpionava l’esistente incomincia ad avere anche lei qualche problema d’assorbimento tant’è vero che un appartamento su dieci risulta non occupato.
Ciò ci porta a dire che lo sfitto aumenterà ulteriormente, indipendentemente dal virus.
Del resto noi avevamo previsto che si superasse lo sfitto dello scorso anno che è bene ricordare non era molto lontano dalle 6000 unità.
Ma prima di ricamare è bene aspettare il risultato del rilevamento in atto che verrà divulgato in autunno sempre che lo stesso non abbia a soffrire per il sovraccarico amministrativo dovuto all’emergenza in atto e che la sua significatività non sia venuta meno.
L’invito ai soci di notificare lo sfitto è sempre attuale.
In tutti i casi la situazione in Ticino è allarmante.
La disponibilità è spalmata su tutto il paese la cui popolazione non cresce.
È bene ricordare che è disponibilità per tutte le tasche!
Un immobilizzo pazzesco che inciderà sulle casse cantonali e comunali.
Lo scenario più immediato.
Rallentamento della produzione e correzioni dei valori per gli immobili a reddito.
Al tutto possiamo aggiungere una fiacca volontà d’investire nel risanamento e nella riqualifica quest’ultima molto importante per cercare di agganciare l’esistente al cambiamento in atto oggi maggiormente percepibile.
A medio termine quindi: meno lavoro, più sofferenze e incagli nel mondo del credito e stallo nel rinnovo.

A proposito di debiti. È chiaro che è impossibile guadagnare senza produrre ed allora addio ad utili da rinvestire e da fiscalizzare. In questa chiusura forzata ci si è limitati perciò a garantire la copertura dei costi per sostenere l’occupazione facendo leva su riserve di guerra, su crediti agevolati e sulla cassa disoccupazione.
Un programma di almeno 100 miliardi se calcoliamo gli aiuti cantonali e dando per scontato che i prestiti concessi a ditte che avevano ancora credito prima della chiusura forzata vengano poi rimborsati.
Al tutto andranno poi aggiunti le coperture insufficienti a corto e medio termine dei conti pubblici che chiuderanno con forte probabilità in profondo rosso.
Un 2020 da incubo!

Un debito colossale
con la solita cura del denaro stampato a costo zero.
Mezzi destinati prevalentemente alla tenuta e non al rilancio vero e proprio.
Senza dimenticare la continua richiesta di aiuti a fondo perso che andranno pure finanziati.
Questa è la cura nelle economie mature.

Noi come stiamo? Possiamo permetterci una simile “ipoteca”.
Se ci confrontiamo con altri paesi dovremmo rispondere “certamente”.
Il debito lieviterà ma il nostro paese non dovrebbe subire correzioni di valore.
L’immobile “SWISS”, inteso come nazione, è ancora ipotecabile malgrado sia già piuttosto carico di debiti.
Per fortuna che il debito pubblico è stato gestito bene negli ultimi anni ma non si può affermare lo stesso per il debito privato che supera a fine anno 840 miliardi, Fr. 100'000.-  a cranio, neonati compresi.
A quest’ultimo dobbiamo aggiungere quello aziendale, cifrabile in 530 miliardi e quello pubblico in 280 miliardi.
In tutto 1'650 miliardi!
In Italia il debito pubblico è ben superiore al nostro.
È utile ricordare che in Italia la composizione del debito complessivo è comunque inversa.
È lo Stato che è indebitato e non il privato fatto che preoccupa maggiormente il mercato dei capitali.
Una classe politica, un miscuglio di digitale e di VAFFA, che non è più spendibile mentre la nostra almeno tranquillizza il mercato finanziario.
Resta comunque il fatto che anche noi siamo indebitati e che ci vorrà del tempo per rientrare per dar spazio non solo alla occupazione ma anche alla concorrenza.

A proposito di classe politica forse siamo stati un tantino generosi nei confronti della nostra specialmente per quella cantonale.
Riaffiorano i vecchi schemi ideologici, le solite ricette e i dubbi nel processo democratico. Gli schemi sono quelli collaudati e gli scenari da incubo sempre gli stessi. Il tutto condito da un mix di ideologie e di superficialità.
Verifiche collaterali o confronti non sono necessari, basta “racattare” qualche cicca e sgomitare.
Il ci sono anch’io!
Solo che francamente la gente ne ha un po’ piene le scatole.
È convinzione comune che cambierà il mercato, cambierà il lavoro e si dovrà ricalibrare le priorità senza sprecare un copeco!
A dimenticavamo, bisognerà fare in modo che la voglia di investire rimanga intatta anzi se possibile rafforzarla.
A proposito di aziende e di imprenditori, senza per carità beatificare nulla, è ora e tempo che il sottile veleno somministrato se non di aperta ostilità nei confronti degli imprenditori, rientri e la si smetta di sventolare arricchimenti a scapito della povera gente.
Se l’imprenditoria non dovesse ritrovare il vigore necessario saremo tutti costretti a fare un passo indietro e a risalire prima di ripartire.

Abbiamo bisogno di veri economisti, non quelli chini sui tomi di convenienza, ma di quelli che conoscono le dinamiche del paese e che sanno coniugare territorio, mercati e capire gli aggregati.
Merce rara!
A proposito fra i pochi ne abbiamo uno che onora da anni ancora con smalto la sua professione di economista e ricercatore.
Il Professor Angelo Dr. Rossi!
Dimenticavamo Professore, buon compleanno.

A parte la tinozza piena di denunce, di ricette e di buoni propositi risulta evidente la tentazione di mettere le mani sulla sostanza sotto il sombrero della solidarietà. Tutti ricchi, più o meno, ed anche colpevoli.
Allora in questo momento è meglio ricordare che noi saremo contro a qualsiasi gabella o succhiata al collo. Meglio parlar chiaro anche perché l’economia fondiaria alimenta quasi il 10% delle entrare ed è una delle fonti più vigorose del paese.

Questo coma indotto ha messo in evidenza lo stato di salute del commercio al dettaglio che da tempo presenta debolezze strutturali. Troppa offerta, domanda fiacca, saturazione evidente e concorrenza del digitale. Un po’ come successe negli anni sessanta quando si passò dal negozio al grande magazzeno, dal supermercato al centro commerciale.
Solo che allora fu un processo allungato mentre oggi accelera in modo vistoso.
Non siamo noi che lo diciamo ma esperti del ramo e talvolta sono proprio gli imprenditori stessi che lo sottolineano.
A tal proposito l’UNI di Losanna ed il KOF (Politecnico) hanno appena pubblicato la quota aziendale a rischio chiusura ovviamente scontando l’effetto del risveglio dal coma artificiale.
Al primo posto troviamo la ristorazione ed al secondo l’albergheria poi la cosmetica ed i negozi non food.
Non stiamo ad elencare tutte le posizioni e le rispettive percentuali ma possiamo almeno far presente che lo studio evidenzia che un quarto degli avvocati e fiduciari sono a rischio chiusura.
Il minimo che si possa dire che sono andati giù pesanti anche se questo maledetto virus ci ha sbattuti senza riguardo nell’era digitalizzata.

L’emergenza corona virus ha infatti costretto, come sappiamo, diverse attività del terziario ad organizzarsi altrimenti per assicurare la consulenza e l’assistenza. Così è stato anche per la vostra associazione che ha dovuto lavorare in remoto. Si è introdotto il lavoro a casa, orari flessibili e postazioni fuori sede. Non siamo stati ovviamente i soli. Basti pensare alle altre associazioni che seppure a fuoco lento hanno assicurato i servizi in un clima da chirurgia di guerra.

Tutto ciò è stato possibile attingendo alle nuove tecnologie e rafforzando ulteriormente lo spirito di squadra.
Molti considerano questo stress test come avvio della quarta rivoluzione industriale, altri affermano che abbiamo guadagnato 10 anni sul percorso del cambiamento, altri semplicemente pensano che dopo aver appurato che si può fare, passata l’emergenza, sia meglio ritornare al quieto vivere.
L’ultima alternativa sarà comunque quella perdente per tutti.
La concorrenza imporrà “il non ritorno” persino nel mondo del servizio pubblico, scuola compresa.
Del resto sarebbe da sciocchi buttare ora il sacco!
Noi siamo stati soddisfatti dell’organizzazione messa in piedi avendo saputo, oltre alla normale consulenza, fornire il materiale necessario per assistere decisioni da prendere ed argomentarle.
Si poteva magari far meglio ma ci abbiamo provato al punto di decidere di consolidare buona parte di questo sperimentato.
L’obiettivo è quello di rafforzare i servizi e migliorare il contatto con i nostri soci.

Da ultimo sembrerebbe che il virus cinese non regga molto il caldo e che incominci a rallentare. Se così fosse non potremmo che rallegraci ed incominciare a trarre i primi insegnamenti dopo le opportune verifiche. A poco serve invece il “tutti allenatori” nel nostro caso tutti “virologhi”.
Vi furono certamente valutazioni iniziali che oggi risultano lacunose.
Ma questo vale per tutto il mondo.
Ed allora ringraziamo se fosse ancora necessario tutti coloro che sono stati al fronte con la speranza che questo Virus non abbia a risollevare la testa.


Il Presidente Cantonale
lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini