Da Economia Fondiaria no. 5/2017

Malgrado i vari rilevatori segnalino un miglioramento costante sul fronte dell’inquinamento la vettura a combustione è riapparsa sul banco degli imputati trascinata da programmi politici ambiziosi e da obiettivi al limite del fattibile.
Il diesel è in caduta libera, la benzina pure, l’ibrido è già un qualche cosa e l’unica soluzione sembra essere la vettura a propulsione elettrica.
Per farla breve la macchinina sibilante e l’autocarro fantasma, ambedue possibilmente teleguidati.
Una sorta di autoscontro di infantile memoria.
Ci vorrà comunque del tempo ma la competizione è lanciata.
Fra qualche decennio, anche con qualche aiutino pubblico, come sempre scaricato sul cittadino, bisognerà portarsi al collo un fischietto per non essere travolti.
Mettiamola pure sul ridere ma l’industria del settore si è messa in tuta.
Quella in prima linea, come i fabbricanti di batterie sempre più performanti, e quella indiretta collegata con l’energia elettrica, la grande vincitrice della tenzone.
Giù pannelli solari e giù pale eoliche!
Meno stazioni di servizio polivalenti e maggior rifornimento negli stabili stessi.
Certo vi sarà un mucchio di problemi ma prima o poi tutto si risolverà.
Il giusto prezzo, il valore residuo dell’usato, le tariffe a kW, durata delle batterie, lo smaltimento delle stesse, la rete digitale che ci prenderà per mano, il rifornimento cittadino e non, la perdita di valore per talune infrastrutture e quant’altro.
L’importante è di prender atto già oggi di questa spettacolare impennata del progresso tecnico per poter orientare le varie politiche.
Che se ne prenda finalmente atto senza batter la grancassa!

In una ventina d’anni sarà quindi quasi fatta.
Crollerà il consumo di carburanti, costringendo qualcuno a risalire sul cammello o a ritornare a contar alci, con buona pace degli ambientalisti.
Insomma si camperà di più respirando meglio.
Certo vi sarà sempre qualche rompi ad oltranza che denuncerà il rollio dei copertoni oppure si dichiarerà preoccupato per il trasporto pubblico che in tutti i casi faticherà non poco a reggere la scommessa.
A dire il vero l’ha già persa se consideriamo che le tariffe coprono oggi solo un terzo dello stesso.
Per qualche sopravvissuto la malinconia dei carburatori doppio o triplo corto.
Dal gorgoglio al ruggito sui tornanti alpini, momenti impagabili!
Un soffio di giovinezza.

Sul fronte delle finanze pubbliche le notizie sono incoraggianti anche se siamo sempre sul crinale. Intanto ben pochi ricordano o vogliono ricordare il formidabile puntelloassicurato dall’aumento delle stime immobiliari e dalle varie tasse causali e dissuasive collegate. Sono decine di milioni assicurati ogni anno e senza i quali saremmo già sott’acqua.
Basti pensare solo alle tasse di registrazione, al gettito fiscale della produzione edilizia, agli utili immobiliari e alla tassazione dei redditi e della sostanza che hanno contribuito non poco a farci emergere per una boccata d’aria.
Ma i veri canotti di salvataggio sono stati in effetti l’amnistia fiscale introdotta a livello federale e la partecipazione all’utile della banca nazionale.
Il nostro ministro delle finanze, raffinato economista e revisore collaudato, non per niente ci invita alla massima prudenza ben sapendo che alcune posizioni difficilmente terranno i livelli raggiunti negli ultimi anni grazie anche al costo del denaro straordinariamente basso ed al ricarico del profitto sui costi.
Il consumo digerisce fino ad un certo punto!
In poche parole, senza scomodare la correzione del mercato immobiliare, siamo alle mele e sarà difficile non intaccare la busta paga (vedi copertura delle gestione corrente primadegli investimenti).
Qualcuno afferma che con un po’ d’inflazione metteremmo a posto tutto. Pia illusione, siamo indebitati fino al collo ed il maggior costo del denaro annullerebbe immediatamente la ritrovata frenesia di mercato.
Insomma in fatto di entrate siamo all’angolo anche perché qualche persona giuridica (aziende di cartello) si sta guardando in giro e parte dei capitali emersi con l’amnistia, e non solo quelli, stanno valutando le opzioni svizzere ed estere per evitare di essere tartassati.
Fra qualche anno, grazie all’Alptransit la Svizzera Centrale sarà raggiungibile in poche ore.
Inutile ricordare che con la tassazione sulla sostanza siamo fra i massacratori.
Partisse la punta, anzi è già parzialmente spuntata, saremmo ancor più in braghe di tela!
Quindi dobbiamo fare di tutto e nell’interesse di tutti per trattenere il capitale ed il risparmio voluminoso.
Giusto quindi che il GOVERNO proponga una riforma, come l’hanno già fatto i vodesi, tesa a render competitivo il paese dal profilo fiscale.
Va pur detto, alla luce dei parametri, che malgrado la riforma, resteremmo ancora in serie B.
Ma sempre meglio che restare il fanalino di coda.
Almeno non correremo il rischio di collassare e potremo alleggerire i conti sperando che l’inflazione e qualche fiammata collaterale non accorcino i tempi di tale cura da cavallo.
A tal proposito è bene ricordare che in diversi Cantoni sono in essere dei programmi di rientro rigorosi ed in taluni casi alquanto dolorosi, anche se in definitiva correggono storture e scostamenti.
Persino l’aiuto sociale è sotto la lente!
A Berna ed altrove.
All’annuncio di questa riforma, come consuetudine qualche cornacchia ha già spiccato il volo con il solito cartello: “non così”, con il rispolvero del desunto “giù le mani” oppure con il classico “nessun regalo ai ricchi”.
La verità, senza beatificare coloro che in fino dei conti non hanno spianato la pezza, è che senza i capienti il paese si affloscia!

In tutti i casi bisognerà però ridurre le spese correnti e parte degli investimenti. Potremmo anche superare alla grande l’asticella dei due miliardi di debito pubblico ipotecando così il paese, esponendolo però al rialzo del costo del denaro.
Ora bisognerà veramente fare politica.
Nel definire le priorità e le dimensioni.
Non sarà certo facile e comodo districarsi fra istituti superiori, sentieri, parchi e parchetti, biblioteche, eventi grandi e piccini, traffico pubblico altamente deficitario, aiuti sociali, sussidi mirati o ad annaffiatoio e quant’altro.
Puntare al Ticino imprenditoriale, competitivo, interconnesso, digitale e sostenibile come si suggerisce presuppone avere il fiato giusto e non le braghe rattoppate.
Tre le direttrici principali: digitalizzazione, lingue e cultura imprenditoriale.
Il tutto condito con il senso della misura e dell’evidenza dei fatti!

La commissione dell’economia e dei tributi del Nazionale ha condiviso all’unanimità l’iniziativa parlamentare della commissione gemella degli Stati di metter mano al problema del valore locativo. Insomma si è riaperto il dossier. Diciamo riaperto perché in questo ventennio è stato aperto e chiuso più volte. Talvolta per il fuoco incrociato da parte dei tesorieri cantonali, altre volte richiamando la parità di trattamento fra inquilini e proprietari oppure per la pretesa, ovviamente non molto condivisa, di abolire questo reddito fittizio mantenendo però la possibilità di dedurre gli interessi ipotecari e le spese di investimento.
L’ultimo tentativo fu quello di permettere ai pensionati (AVS) di scegliere se essere tassati o meno ovviamente senza poter dedure gli interessi ipotecari, nel caso avessero optato per la variante della non imposizione del valore locativo.
Quest’ultima proposta che noi avevamo sostenuto a spada tratta fu silurata dal popolo anche grazie all’impegno dei Direttori delle Finanze cantonali preoccupati per il gettito fiscale.
È infatti risaputo che le volpi grigie (proprietari in là con gli anni) a fine corsa non sono più ipotecati.
Sono quindi soggetti economici molto interessanti da spolpare per il fisco perché non possono detrarre niente al di fuori delle spese di manutenzione che, come sappiamo, sono in genere forfettizzate.
A proposito!
Giusto ricordare che in Ticino, in ossequio alla politica del raschiamento, il Governo ha recentemente ridotto l’aliquota per la detrazione forfettaria fissandola al 10%.
Giusto anche ricordare che il valore locativo è tema nazionale e quindi fuori dal nostro raggio d’intervento.
Insomma abbiamo le mani legate e l’unica possibilità d’uscire allo scoperto è di sostenere iniziative o supportare votazioni.
In Ticino ci siamo comunque battuti per valori ragionevoli in fatto di stime immobiliari e non per nulla che accettammo, anche se in definitiva non avevamo nessuna base legaleper buttare all’aria le carte, l’aggiornamento delle stime voluto dal Governo.
Però in casa non lasciamo niente di intentato.
Con qualche lacrimuccia e con le catene ai piedi avevamo quindi aderito al patto per il paese che senza questo puntello sarebbe strutturalmente precipitato nelle cifre rosse.
La condizione aggiuntiva: il valore locativo non si tocca.
È giusta o meno questa tassazione? Per taluni è più che giustificata per altri è semplicemente una rapina.
Vi son rapporti e pareri sul tema ma non val la pena scendere in archivio.
Prendiamo atto che la proposta di abolirlo è riaffiorata, proposta che verrà molto probabilmente ancorata a precise condizioni.
Il clima politico è stavolta abbastanza favorevole non da ultimo perché la proposta già ventilata di permettere la detrazione degli interessi ipotecari dal reddito locativo solo ai giovani od ai primi acquirenti per un certo periodo parrebbe la più gettonata.
Saranno contenti gli istituti bancari che potranno ancora utilizzare, interessi permettendo, l’argomento fiscale.
Indebitati pure, caro, così abbatti il valore locativo.
Certo dovremo aspettarci le solite resistenze di facciata.
Ma siamo più fiduciosi perché la quota dei proprietari è nel frattempo aumentata e mettersi di traverso non converrebbe a nessuno!
Per finire è utile ricordare che stiamo parlando della residenza primaria e non della secondaria.

Airbnb!
Una nuova compagnia aerea, una sigla di qualche servizio segreto oppure una guasconata?
Niente di tutto ciò! È un motore di ricerca o meglio una piattaforma digitalizzata.
Per rendere l’idea è l’”affittacamera” digitalizzato.
Funziona per singoli locali o per interi appartamenti specialmente per quelli di vacanza.
Sono locazioni a breve movimentate da una piattaforma che ovviamente chiede una remunerazione per il suo servizio o intermediazione o dir si voglia!
Ma funziona questo modello?
Certo che funziona e si parla già di 450'000 ospiti veicolati.
Il suo limite per il momento è la reticenza per il materasso utilizzato d’altri, oppure per la sfiducia nei confronti di intrusi.
E non per nulla che per il momento sono solo 26'000 proprietari disposti ad affittare per brevi periodi i loro vani.
Ma un domani, spezzate le resistenze, la piattaforma si rafforzerà sicuramente, specialmente nelle città.
Quali sono i problemi?
Il primo di natura fiscale (tutto dichiarato? Tassa di soggiorno?) ed il secondo riferito al titolo di proprietà.
Ogni proprietario può ovviamente fare quello che vuole un po’ meno però un inquilino che subaffitta camere e camerette.
Chi sostiene questo tipo di affittanza, a parte fare qualche soldino aggiuntivo, è convinto che una maggiore presenza negli appartamenti potrebbe rivitalizzare interi quartieri e rilanciare il turismo.
Altri sostengono però che contribuirà ad aumentare gli affitti e creare tensione sul mercato oltre che a rappresentare una pericolosa concorrenza al settore alberghiero.
Diciamo che a tanti dà fastidio che questo tipo di servizio non sia ancora codificato, insomma che risulti fuori sistema.
A noi da solo fastidio che si lucri sul rapporto di locazione senza il consenso del proprietario.
Nella propria residenza, quella in proprietà, ognuno, come detto sopra, può fare quello che vuole tenendo però naturalmente sempre presente regolamenti e convivenza civile.
Tornando a Zurigo ci si è accorti che in una casa a pigione moderata un inquilino subaffittava l’intero appartamento ricavando un discreto gruzzoletto.
Il caso, come lo fu a Berna per l’utilizzo distorto di appartamenti popolari di proprietà della città, ha convinto le autorità a controllare l’occupazione e l’assegnazione degli appartamenti convenzionati alla ricerca di abusi.
Un altro rischio è che l’affitto “breve” certifichi maggiormente che l’affitto di mercato è notevolmente superiore a quello fissato dalle autorità convincendo magari quest’ultime a passare parte del convenzionato, quella per esempio nei quartieri storici, al mercato libero cespitando così risorse da destinare alla nuova produzione, ovviamente sempre a pigione moderata.
La nostra è una provocazione?
Per niente, a Zurigo se ne discute già a livello politico!

Abbiamo finalmente un nuovo consigliere federale ticinese. Siamo contenti e soddisfatti. Per diverse ragioni: la prima perché è una persona competente, la seconda perché il suo impegno a Berna è stato premiato alla grande e la terza perché ha retto bene il confronto delle ultime settimane.
Non facile per la malizia dei suoi sfidanti!
E non facile per la solita melina dei detrattori nostrani con l’unica eccezione per coloro che non digerivano la sua funzione in seno ad un gruppo di casse malati.
Dai politologi ai podologi, categoria quest’ultima in tutti i casi molto ma molto più utile!
Da non dimenticare gli illuminati che considerano il popolo ancora con l’anello al naso!
Qualcuno in tutti i casi è rientrato o sta rientrando a labbra umide.
Eppure la storia era già scritta come avevamo anticipato nell’ultima Economia Fondiaria.
Votavano gli svizzeri tedeschi i quali pur accettando un altro “latinos” avrebbero sicuramente appoggiato il candidato ticinese per non rafforzare i “Welschen” che da un po’ di tempo stanno alzando la cresta.
Oltretutto un “Fraktionschef” quindi una persona conosciuta per le sue facoltà organizzative e di sintesi, alla quale si può peraltro anche dare del tu.
Giusto ricordare che se fosse andata a buca noi non avremmo più festeggiato un altro consigliere federale ticinese per una barca d’anni, dato che il contingente dei “latinos” sarebbe risultato in tutti i casi al completo.
Per i nostri rimasti al palo, in gonnella o con il panciotto, pazienza!
Per finire: buon lavoro Signor Consigliere Federale Dr. Ignazio Cassis

Da un po’ di tempo circola il termine Smart House, la casa collegata e gestita in modo ottimale con il telefonino per l’utilizzo intelligente dell’energia, delle istallazioni e della sicurezza.
Per il momento il modello è applicato prevalentemente alle monofamiliari e meno ai palazzi.
Probabilmente per i palazzi a reddito mancano ancora gli stimoli e la curiosità necessaria.
Un termine invece oggi più di moda è la microcasa o il miniappartamento.
Per entrambi l’obiettivo è quello di albergare più persone in spazi minori.
Sarebbe un nuovo modo di progettare a moduli cercando di abbattere il più possibile gli spazi dei collegamenti interni.
Una soluzione intelligente allo spreco territoriale a detta di molti ed un toccasana per l’edilizia urbana a pigione sostenibile per altri.
Noi sosteniamo questa ricerca del prodotto più sobrio anche perché potrebbe venir veicolato da cooperative e da enti d’interesse pubblico.
Del resto ricordiamo che alcuni anni fa l’ufficio federale dell’abitazione aveva presentato uno studio per assicurare una produzione adeguata di appartamenti a pigione moderata che preconizzava la riduzione delle superficie, la produzione in serie e l’arredo sobrio!
Forse ora i tempi sono oggi più maturi e l’argomento potrebbe interessare anche le varie accademie e scuole professionali superiori.
Affaire à suivre!

Da ultimo fra pochi giorni si concluderà la procedura di consultazione per l’aggiornamento del piano direttore. Poi l’intera gestione del territorio passerà al Governo o meglio ad un pugno di funzionari. V’è da sperare che la squadra non s’ingrippi e sappia muoversi con giudizio privilegiando i grandi indirizzi senza soffermarsi sul solito “muro a secco”.
A noi non convince per niente il paventato obbligo di costruire ed il possibile disciplinamento della residenza secondaria a lago.
Cari Comuni rivieraschi occhio al formaggio, come si suol dire!

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini