Da Economia Fondiaria no. 2/2022


È da più di un decennio che sottolineiamo il rischio dell’ingolfamento nel processo della pianificazione del territorio. La traduzione operativa del “chi fa che cosa, come e soprattutto quando” è infatti rimasta in parte sulla carta o racchiusa in classificatori vari al punto che l’avrebbe portata prima o poi al processo di collasso vero e proprio.
Del resto l’aggiornamento della legge edilizia come pure l’applicazione della legge federale della pianificazione del territorio sono ancora o sui tavoli commissionali oppure collocati in lista d’attesa.
Quindi due leggi di riferimento considerate superate perché non aggiornate.
Senza poi parlare del Piano Direttore Cantonale applicato a livello cantonale ma non ancora approvato a livello federale. Fra l’altro siamo gli ultimi a conferma che qualche cosa proprio non quadra.
È pur vero che abbiamo una montagna di piani settoriali da coniugare ed una catasta di piani regolatori da aggiornare ma il disorientamento e di conseguenza i ritardi sono ormai troppo evidenti.
Non vogliamo però più rispolverare timori e confronti con la realtà delle cose. Potremmo limitarci a strappare qualche pagina di Economia Fondiaria sulle quali esternavamo le diverse riserve e criticità.
Anche di metodo e di conduzione!

Ora il gruppo dei verdi ha presentato un atto parlamentare con il quale si chiede di istituire zone di pianificazione, in pratica congelare le zone edificabili, fintanto che non si presenti un piano regolatore aggiornato ed approvato.
L’atto parlamentare è ovviamente più articolato ma ci piace per lo meno sottolineare che in pratica lo stesso rappresenta una denuncia a chi gestisce il processo di pianificazione del territorio spostando però la denuncia piuttosto sull’inerzia dei Comuni alleggerendo così la conduzione cantonale.
Si sottolinea una situazione di stallo pericolosa che potrebbe dar fiato alla speculazione edilizia tanto per metterci un po’ di sale ideologico.
A dire il vero questa considerazione sarebbe la vera leva dell’atto parlamentare solo che con lo stesso si sono prese a sprangate proprio quelli che sono deputati, quindi gli operatori al fronte, ad impostare una visione dinamica e prospettica del nostro paese.
Interrogarsi sul paese e rilanciarlo!
Dal suo insieme, passando alle regioni fino ai Comuni.
Quest’ultimi sono oggi fra l’altro impegnati, chi ha però le strutture, ad impostare la propria visone di crescita, il cosiddetto piano direttore comunale.
Molti però sono ancora al palo di partenza e con questo ritmo ci vedremo alle calende greche.
A parte il ridicolo timore che la speculazione ne approfitti, emergerebbe la larvata accusa che buona parte del ritardo sia da ascrivere ai Comuni, mollicci ed un pelino superficiali.
Oppure che non si siano attivati a sufficienza nel ridurre le zone edificabili che risultano palesemente sovradimensionate.
Questo sinceramente non lo accettiamo.
È la regia dall’alto che fa cilecca e questo lo dovrebbero sapere anche i NO-Tütt.
Come pure coloro che si affannano a dichiarare che la “grande bruttezza” la fa da padrona e si rifugiano nel catalogare muri a secco o nell’elogiare le sfumature cromatiche!
Pronti però a mettersi in fila appena si avverte l’odore di un mandato, privato o pubblico.
Ora speriamo che il Governo prenda posizione al più presto e non nascondiamo che attendiamo la risposta con particolare trepidazione.
Beh! Non esageriamo, meglio dire con particolare attenzione!

Ci volevano i vallerani d’oltre Gottardo a far muro contro il pericolo di dover demolire buona parte dell’edificato fuori zona.
Il tutto nasce da una sentenza del Tribunale Federale che stabilisce che quanto edificato fuori zona e senza nessun permesso poteva rischiare la mannaia della demolizione.
Una sentenza che ovviamente andrebbe letta con attenzione soppesandone contesto e resistenze ma che apriva il varco ad una applicazione da motofalciatrice.
Usiamo questo termine perché erano proprio i rustici che arrischiavano di venir rasati come il fieno!
Ora il nazionale ha votato e adottato una norma che inserisce una moratoria trentennale.
Quanto esiste da oltre trent’anni non va demolito.
Una sorta di condono edilizio!
Si salvano così testimonianze varie ma soprattutto l’attaccamento di tanta gente al suo territorio.
Gente che ha sacrificato il proprio tempo libero pur di poter contare sulla propria residenza secondaria.
La discussione al nazionale non è stata una passeggiata.
La truppa rosso-verde è stata movimentata dalla ministra Sommaruga ma la formazione a testuggine non è riuscita a scardinare il fronte borghese.
Ora vedremo cosa deciderà la camera alta.
Per quanto riguarda la nostra ministra la stessa sta passando da una sconfitta all’altra!
Intendiamoci non solo lei ma l’intero Governo.
Per il nostro Cantone uno spiraglio per circa 2000 manufatti, muretti compresi!

Sempre per restare più o meno sul pezzo qualcuno si sta muovendo per mettere sotto pressione l’applicazione della LEX WEBER che considera a suo dire troppo generosa nei confronti di quanto edificato prima della sua entrata in vigore.
Per intenderci: una residenza di vacanza o una residenza primaria realizzate prima dell’entrata in vigore della Legge sono in effetti considerate “stessa cosa” anche in Comuni bloccati.
Una valvola intelligente, soprattutto per le zone discoste, che assicura così un buon recupero della sostanza e magari nuova interessante utenza.
Ora i soliti ignoti, chissà chi sono poi, stanno premendo per demolire questa lettura intelligente.
Richiamano speculazioni varie, prezzi alle stelle e manovre di aggiramento.
Incominciamo con il dire che i prezzi per le localizzazioni irripetibili sono infatti saliti alle stelle, stiamo però parlando delle “Portofino” svizzere e non di località discoste.
Plusvalenze fra l’altro generate proprio perché il “nuovo” è semplicemente vietato per cui chi ha un châlet a Crans Montana od a Pontresina può tranquillamente aspettare un compratore e dettare il prezzo.
Fra l’altro il “nuovo” come residenza secondaria è possibile solo assicurando una destinazione alberghiera o para-alberghiera. Quindi con il controllo serrato assicurato anche da sceriffi senza stella, rende impossibile aggirare la legge.
In poche parole il tutto sarebbe riconducibile alla paternalistica ala del progressismo urbano, ci riferiamo alle grandi città talvolta un tantino invidiosette, ed all’accusa strumentale che giustifica attivismo e presenzialismo.
Le elezioni federali non sono molto lontane e far lievitare un argomento può sempre servire.


Il Presidente Cantonale

Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini