Da Economia Fondiaria no. 1/2014

Gentile Signora
Consigliere Federale
On. Doris Leuthard
DATEC
Korchergasse 10
3003 Berna

Lugano, 27 novembre 2013

Nuovi orientamenti in materia pianificatoria e procedura di consultazione sulla proposta di modifica dell’Ordinanza sulla pianificazione del territorio 

Onorevole Signora Consigliere Federale Leuthard,

Ci scusiamo con Lei per l’inusuale invio ma a nome della Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria – CATEF, l’associazione che da oltre 50 anni tutela la proprietà immobiliare in Ticino, ci teniamo ad esprimerle la nostra preoccupazione per il nuovo orientamento in ambito pianificatorio. In allegato troverà anche le nostre osservazioni alla proposta di modifica dell’Ordinanza sulla pianificazione del territorio, inoltrate in data odierna allo spett. ARE.

Premessa

Alla luce di un così convinto risultato popolare commenti alle proposte parrebbero superflui ma intendiamo comunque esporre alcune considerazioni e suggerimenti forti della nostra presenza sul territorio e dell’esperienza acquisita negli anni.
La nostra presa di posizione parte ovviamente dalla verifica delle nostre tesi che come sappiamo sono state travolte in sede di votazione popolare.

La sovranità cantonale

Noi abbiamo più volte sottolineato il pericolo della perdita della sovranità cantonale ma pochi ci hanno creduto. A noi risultava evidente che chi ha in mano “il chi fa che cosa” ha facoltà di dirigere e di controllare, quindi di imporre le proprie visioni appoggiandosi all’interesse generale preponderante. E purtroppo, con una scala di valori omologata per l’intero Paese.
Ai Cantoni sarebbe poi stato riservato il lavoro sporco ed ai Comuni l’applicazione nei propri piani regolatori.
La nostra interpretazione e i nostri timori hanno ora trovato piena conferma in quanto proposto...
Anzi ne escono rafforzati se consideriamo che il baricentro viene ora posto sugli agglomerati e le grandi città e che la gestione settoriale ed il controllo passano alla Confederazione.
Fa comunque specie constatare in queste settimane una resistenza da parte dei Cantoni che attesta una loro lacunosa lettura del messaggio alle camere e soprattutto una insufficiente visione storica della atavica proposta della conduzione centralizzata.

L’oligarchia tecnica

Come si poteva immaginare i tecnici hanno avuto maggiore voce in capitolo nella stesura della bozza di ordinanza usufruendo di una ripartizione nel gruppo di lavoro che mortificava il politico e che escludeva l’economia e l’iniziativa privata, spesso accumunate alla bieca speculazione.
Oligarchia tecnica ancora più pericolosa se poi agganciata a quella cantonale.
Poche persone che potranno in futuro dettare tempi ed indirizzi, sempre che siano in grado di interpretare la realtà, il fattibile e l’auspicabile.
Di transenna buona parte di queste persone sono da annoverare fra coloro che hanno contribuito a sfasciare il Paese omologando norme ed indirizzi scolastici, evitando di soppesare proposte creative ed incentivanti.
Nell’ambito della definizione dell’ordinanza bisognerebbe a nostro parere prevedere una istanza di controllo o per lo meno di consulenza in modo da assicurare un minimo di trasparenza, di verifica dell’implementazione ed efficacia dell’impianto.

L’informazione lacunosa in parte strumentalizzata

Facendo perno su un conteggio di aree edificabili sulla base di un metodo tutto sommato condivisibile, anche se dal profilo scientifico non testato a sufficienza, si è voluto dimostrare che molti Cantoni - ovviamente i più popolosi - non avevano più riserve edificatorie.
Fatto che li ha indotti a sostenere a spada tratta la modifica parziale della Legge sulla pianificazione del territorio.
Inoltre si è preferito non evidenziare più del tanto la seconda parte della revisione attualmente sulla rampa di lancio.
Ci si è quindi mossi sdoganando consapevolmente buona parte della legge affossata da tutte le istanze coinvolte alcuni anni fa.
L’accusa principale che le era stata mossa?
Il complesso veniva considerato come una pesante limitazione della sovranità cantonale!
Non diamo la colpa al Dipartimento Federale competente, a nostro avviso il più potente del nostro Paese avendo competenza sul paesaggio, sulle infrastrutture, sull’energia, sull’edificabilità e sulla localizzazione dimensionata delle destinazione (lavoro, residenza, svago e riposo), ma piuttosto alle numerose istituzioni che per ignavia o per rivalsa hanno clamorosamente abdicato.
Lo spauracchio del blocco delle zone edificabili, come proposto dall’iniziativa sul paesaggio, è stato quindi sventolato con furba perizia.
Fra l’altro ci giunge notizia che anche Cantoni come Zurigo arrischieranno di dover ridurre la superficie edificabile malgrado che si sostenesse che la loro disponibilità non sarebbe stata sufficiente per coprire il fabbisogno per i prossimi 15 anni.

Il controllo politico

A noi, vista la posta in gioco, non sembra solo insufficiente ma addirittura inesistente tanto più, come già sottolineato, che anche le forze economiche sono state escluse dal processo “pianificatorio”.
Probabilmente si è convinti che chi crea lavoro ed esige spazi è meglio che si concentri sul suo mandato, accordando fiducia assoluta a pochi tecnici avveduti.
Scartando il controllo delle forze motrici del Paese e della società civile non resterebbe che il controllo politico.
Ma come potrebbe essere il controllo politico?
Non certo quello di una commissione o di un gruppo di controllo di natura prettamente tecnica come accennato più sopra, ma un controllo politico basato su rapporti intermedi da approvarsi ( o per lo meno da discutere) in sede parlamentare dopo aver eventualmente raccolto le osservazioni delle associazioni di riferimento.
Oppure prevedendo l’approvazione corale intermedia da parte dei Cantoni (non da un Presidente o da qualche Delegato) e dell’associazione di Comuni.
Al “chi fa che cosa” va aggiunto il “come, dove e quando”.
Un rischio quindi troppo alto se non controllato da istanze superiori e se delegato a poche persone che non temono verifiche e che si autocertificano in continuazione.
Persone che sanno trincerarsi abilmente nell’“abbiamo fatto il possibile”...
Il “Fachwissen” in certe circostanze è ancora più pericoloso dell’attivismo politico fine a se stesso.

Applicazioni

Si parla molto di azzonamenti, attribuzioni a nuove zone, e poco di dezonamenti, fra l’altro abilmente definiti come “riconversioni”.
Un modo come un altro per definire il processo di rendere inedificabile un terreno edificabile.
Si sottolinea a piè sospinto la necessità di edificare nell’urbano abbandonando la periferia estrema privilegiando così l’intensivo a scapito dell’estensivo.
Come lo si può attuare?
Forzando la valorizzazione delle riserve nel già edificato (zone urbane) e soprattutto aumentando gli indici di sfruttamento e di occupazione.
Qui vediamo la necessità di intervenire dando delle indicazioni di indirizzo per definire la banda per l’estensivo (prima e seconda residenza), il semi-estensivo e soprattutto l’intensivo, come pure prescrizioni per i contenitori del lavoro..
Per quanto riguarda il pescare nelle riserve del tessuto urbano saremo contro ad ogni e qualsiasi forzatura.
Ci sono infatti molte residenze ad uso proprio - incapsulate nel tessuto urbano -  abitate da cittadini, in là con gli anni, la cui sottolineatura di plusvalenze effettiva potrebbero esporle ad inutili sollecitazioni.
È un problema d’anagrafe cui tutti devono il dovuto rispetto.
Con queste riserve lo spazio per il centripeto c’è già, e si sta riempiendo da solo senza inutili e fantasiose forzature..
Da ultimo suggeriamo delle verifiche di tenuta a piena edificabilità di questi comparti con riferimento alla viabilità ed alle infrastrutture pubbliche (scuole, posteggi, case per anziani, ecc.)
Confidiamo inoltre in una apertura a visioni positive con l’abbandonando dell’atteggiamento critico ad oltranza che ha vanificato buona parte della gestione del cambiamento come i fatti dimostrano.
Del resto Zurigo confrontato con proposte di maggiore edificabilità ha già mostrato una chiara resistenza o se vogliamo un tardivo scetticismo.

Per riassumere

I nostri timori hanno trovato conferma.

Temevamo e temiamo infatti:

La perdita di sovranità
La prevalenza del tecnico sul politico e sulla società civile (FACHWISSEN)
La mancanza di controllo politico dell’applicazione
La seconda parte della revisione che chiuderà il cerchio della centralizzazione della competenza annullando le resistenze di allora
La mancanza di verifica degli argomenti utilizzati in occasione della votazione popolare
La necessità di aprire un impegnativo discorso politico a livello cantonale in tempi ristretti come la ridefinizione del rapporto sugli indirizzi e l’aggiornamento dei Piani Direttori. Un processo politico necessario ma che richiederà tempi tecnici adeguati.
Il rafforzamento dell’atteggiamento difensivo a scapito di quello propositivo
La gestione dell’agenda in funzione di piani collaterali già in gestazione (paesaggio, zone rurali, infrastrutture, ecc.) e della forza contrattuale dell’Altopiano
La gestione corrente delle normative e dei risultati affidata ad un pugno di funzionari
La necessità di aggiornare le strategie cantonali con un libretto delle istruzioni omologato. Vedi LEITBILD e RICHTPLAN
Il blocco cautelativo dei piani regolatori sui quali bisogna interrogarsi.

Prima di inoltrarci in alcune considerazioni  in merito alla proposta di modifica dell’ordi-nanza ed ai suoi elementi di riferimento, ribadiamo che il rischio politico è alto e che la sovranità cantonale ne uscirà, come da noi sempre sostenuto, molto diminuita.
Non lo voleva probabilmente il popolo sovrano avallando le tesi sostenute da un fronte compatto composto da Città, Comuni, Cantoni, Parlamento ecc.  Sono le istituzioni intermedie che hanno preferito delegare ad istanze superiori le proprie competenze contribuendo sempre più alla centralizzazione a livello federale. Istituzioni che ora piangono sul latte versato.

Nel scusarci per l’ardire di qualche considerazione, voglia gradire, onorevole Signora Leuthard, i nostri rispettosi saluti


Il Presidente Cantonale                                                
Lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini                                         

La Segretaria Cantonale
Avv. Renata Galfetti