28 ottobre 2010
Lodevoli Dipartimenti
Del Territorio e
delle Finanze e dell’Economia
Residenza Governativa

6500 B e l l i n z o n a

Lugano, 28 ottobre 2010

 

Procedura di consultazione: Piano energetico cantonale

Onorevole Signora Dir. Sadis
Onorevole Signor Dir. Borradori

La Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria, l’associazione Ticinese dei proprietari immobiliari, Vi ringrazia per essere stata consultata nella procedura emarginata e inoltra di seguito le sue osservazioni.

 

PREMESSA

È ovvio che un simile contributo non può essere letto senza un adeguato bagaglio tecnico e conseguentemente con ridotta facoltà di sintesi sull’essenziale.
Ci limiteremo perciò a delle considerazioni d’ordine politico senza particolari schermature nell’interesse della fattibilità tecnica, economica e temporale.
Ci preme comunque sottolineare che l’elaborazione del piano, anche se sprovvisto a quanto sembra di una specifica base legale, pur se sviluppato su diverse opzioni, è già di fatto approvato ed andrà ad aggiungersi ai piani strategici già in essere.
Prendiamo atto che le associazione economiche di riferimento non sono state per nulla coinvolte nell’elaborazione del piano; infatti fino a questo stadio le associazioni non sono state inserite nel gruppo di lavoro e nemmeno nel gruppo di accompagnamento.

 

CONSIDERAZIONI GENERALI

Ci vuole un piano?
Non sappiamo se il piano sia imposto dalla legge federale oppure se trovi il suo fondamento in una impegnativa collaudata emessa dai Cantoni. Con ciò intendiamo esperienze già maturate in diversi Cantoni.
Sappiamo comunque che la sua genesi era ed è ancorata alla definizione del campo d’attività dell’AET e alla focalizzazione del suo ruolo.
Risulta ancora che determinate sollecitazioni a sostegno della creazione del piano derivano dal rapporto sugli indirizzi - un rapporto a 360 gradi - dalle linee direttive e dalle schede (o meglio dagli obiettivi), alla cui elaborazione hanno concorso probabilmente i medesimi esperti.
Fra l’altro è tutto materiale da condividere ma non soggetto ad approvazione.
Al tutto si sono aggiunti alcuni atti parlamentari. Ora, o era una necessità d’impulso oppure il piano andrebbe inserito in un ben preciso disposto federale. In altre parole non siamo molto convinti della necessità di dotarci oggi di un piano così articolato.

Abbiamo l’impressione, e non sarebbe la prima volta, che ci si voglia profilare come i più diligenti per catturare rendite di posizione in quel di Berna. Riteniamo che il piano sia prematuro e che convenga attendere la concretizzazione della politica del Dipartimento Federale. D’altra parte proprio in questi giorni si è rilanciato l’argomento su scala nazionale in occasione del cambio della Direzione.

E’ giusto chiarire che non siamo contro il piano ma lo riteniamo semplicemente prematuro e troppo allargato.
La nostra affermazione trova il conforto nelle seguenti considerazioni:

Bisognava coinvolgere le associazioni economiche di riferimento per focalizzare il fattibile e creare l’adesione al programma.

Si è voluto abbracciare qualsiasi fonte di energia e qualsiasi fruitore; un piano quindi troppo dispersivo che arrischia di confondere il marginale con l’essenziale riducendo la focalizzazione delle priorità. D’altra parte l’approccio non è sottaciuto: si parte con una rete a strascico o a spazzaneve senza particolari baricentri.

I dati di riferimento si appoggiano in parte su ipotesi di lavoro. Si ipotizza per esempio un aumento lineare del fabbisogno senza tenerconto del formidabile progresso tecnologico. Oggi l’economia “verde” sta investendo miliardi nella ricerca e nell’applicazione dei materiali e nelle tecnologie e già si intravvedono i primi risultati. Quali prodotti hanno una resa accettabile ed in quali regioni?! Inoltre non si tiene a sufficienza conto del risparmio indotto e spontaneo e della sua misurazione (“scatole” di ottimalizzazione). È un progressoesponenziale che lascerà al palo quelle iniziative che si riveleranno non fattibili ma che farà emergere quelle con una buona resa (qualità di vita e sopportabilità economica) e non troppo esposte all’innovazione.

Il confine fra il pubblico ed il privato non è molto chiaro. In taluni passaggi si afferma che il piano è vincolante per il pubblico e per il privato ed in altri più per il pubblico. Di per sé, parlando della sostanza in generale, la differenziazione è relativa perché il titolo di proprietà è pur sempre del cittadino. L’estensione del vincolo potrebbe però tradursi in vere e proprie minusvalenze.
Si assicura la trasparenza sulla base di un monitoraggio. Ci mancherebbe! Mancano però il controlling ed i dati di riferimento! Un piano così ambizioso ed articolato - che auspichiamo venga indirizzato su pochi strumenti ed obiettivi - deve essere controllato e se del caso aggiornato. L’aggiornamento deve intervenire con scadenze quadriennali sempre in presenza di scostamenti significativi. In ogni caso ogni 4 anni andrà presentata al Parlamento una scheda riassuntiva che rispecchi i risultati raggiunti. Start: dati 2008 e scostamenti con la prontezza di alleggerire qualora i risultati fossero in linea con il prospettato. In poche parole: il “possiamo ancora far meglio” non va portato all’eccesso come pure non va fatto perno sulla continua colpevolizzazione e su scenari da fine del mondo. Siamo convinti che i risultati intermedi saranno il vero motore della sensibilizzazione. Il comportamento “virtuale” non va quindi sottaciuto e siamo anche convinti che con il tempo la fattibilità si alimenterà da sola prendendo atto dei progressi tecnici.

Il baricentro è l’approvvigionamento che si vorrebbe assicurare con la produzione, con accordi e con il commercio. Lo spirito è da guerra planetaria e di rischio candela. Di certo non è un discorso costi perché l’eventuale esubero di energia lo venderemmo a caro prezzo. Bisognerà poi chiedersi se sarà veramente così! Intanto abbiamo le riversioni ed il nucleare sta ritornando d’attualità. A latere abbiamo ancora il rischio, proprio per queste produzioni potenziali, che una parte della nostra utenza acquisti altrove. Con ciò non vogliamo affermare che tutto quanto è un esercizio che potrebbe venir vanificato oppure che il costo-beneficio non regga nessun confronto ma è indubbio che la produzione mondiale si sta muovendo su grande scala. Si pensi al solare nel deserto, all’eolico in regioni ventose, ecc. Non da ultimo anche il nucleare che si sta di nuovo sdoganando come energia intelligente. Quindi l’obiettivo approvvigionamento va parzialmente relativizzato.

La CATEF è per un piano più stringato e per un controllo “paritetico”. Questa convinzione si basa sul fatto che è importante concentrarsi sui vettori e consumatori principali dove il controllo della resa è maggiore ed il progresso tecnico più visibile. Come del resto fa la Confederazione con la quale non dobbiamo creare pericolosi doppioni. Basti pensare al corposo inserto dedicato ai proprietari immobiliari ed ai consumatori inserito regolarmentein diversi quotidiani svizzeri. Fra l’altro nell’inserto sono riportati tutti portali che possono essere consultati allargando così il livello conoscitivo.

Temiamo non si voglia tener conto della realtà politica. Un esempio arrischia di essere il Gottardo che già rappresenta la lapide per ulteriori sviluppi del voltaico oppure la resistenza al gas nelle regioni del Sopraceneri senza dimenticare il “Paradensturm” delle associazioni ambientaliste che fra l’altro hanno già fatto sapere che anche la variante più incisiva e dispendiosa farebbe strame di tutti gli accordi e protocolli internazionali, siglati o meno! Meglio quindi allinearsi a Berna garantendosi così una sorta di immunità.

Già si assiste ad innumerevoli sollecitazioni e al modificarsi dei quadri di riferimento. La Confederazione aggiorna i suoi riferimenti e gli obiettivi, le istanze mondiali pure! Gli orizzonti temporali si accavallano creando ancora maggiore confusione. Sullo sfondo la società 2000 watt prevista per il 2150. Sempre nel campo delle sollecitazioni scendono i produttori con i loro messaggi contribuendo pure loro alla confusione. Il citato inserto, per quanto riguarda l’arredo semifisso degli appartamenti è praticamente gestito dai produttori degli elettrodomestici.

Spiace inoltre che le misure proposte, dai costi anche molto elevati, non comprendano a sufficienza misure per evitare lo spreco e una maggiore responsabilizzazione del singolo: segnatamente evitare temperature eccessive in casa d’inverno, temperature troppo basse d’estate specie nei commerci, eccessiva illuminazione diurna nei negozi e notturna sui sedimi, con disturbo per i confinanti e gli abitanti delle colline ecc. Bisognerebbe favorire comportamenti improntati a maggiore responsabilità e sostenibilità.
Sulla base delle considerazioni che precedono, dato per scontato che il piano energetico è uno strumento condiviso a livello nazionale, riteniamo opportuno inserire una pausa di riflessione per focalizzare i grandi interventi, evitare la sperimentazione, definire il controlling ed organizzare il coinvolgimento delle associazioni di riferimento.

Ribadiamo, non siamo contro!
Siamo a favore, postulando però la focalizzazione sul fattibileaccompagnandolo con la necessaria consulenzae la prontezza a raccogliere le informazioni necessarie per una corretta guida del programma.
Il piano va soppesato perché dallo stesso deriveranno ordinanze, regolamenti e norme che non saranno soggette di approvazione. Il menu degli interventi e la loro intensità sono infatti di competenza dell’amministrazione e nel nostro caso di pochi funzionari. Magari sollecitati da istanze marginali ma di presenza gridata ed a forte effetto. Dal sostenibile e al vivibile, tanto per capirci! Di sicuro il politico non sarà più coinvolto.

Per quanto riguarda la CATEF, l’associazione dei proprietari immobiliari, il suoConsiglio Direttivo assicura già sin d’ora la massima collaborazione e la prontezza a fungere da cinghia di trasmissione. Magari accompagnando il tutto con un certo spirito critico ma sempre improntato sulla collaborazione costruttiva. Atteggiamento al quale la CATEF si è sempre del resto attenuta nel solco del rispetto delle istituzioni.

Aggiungiamo ancora un elemento importante per la creazione del piano energetico è cioè la necessità di una consulenza per arginare l’offerta impressionante di prodotti e di tecnologie non sempre scevra da forzature e risultati disarticolati.

A questo punto riteniamo opportuno anche completare il termine di fattibilità ricordando che vi è la fattibilità economica (micro e macroeconomica), quella tecnica e quella temporale. Pur ammettendo che una precisa delimitazione non è sempre possibile tenteremo di farle emergere esaminando a volo radente la scheda indirizzata agli immobili ed ai beni immobiliari.

 

NEL MERITO

Fatte queste considerazioni d’ordine generale ci permettiamo entrare nel merito dei vari capitoli.
Incominciamo conLA PRODUZIONE
È indubbio che buona parte della copertura del fabbisogno è garantita dall’energia idroelettrica. La CATEF appoggia perciò in pieno tutto quanto sarà possibile per supportare e potenziare questo tipo di produzione, ovviamente con un minimo di giudizio.
Dalla micro centrale al pompaggio su invasi. Si augura inoltre che gli irriducibili ambientalisti riconoscano l’interesse pubblico preponderante.
Per quanto riguarda l’energia eolicalo spazio tecnico e politico è minimo ragion per cui questo tipo di produzione va forzata.
Il fotovoltaicoper contro va perseguito anche per il gran progresso tecnico in atto senza dimenticare che il suo apporto alla copertura del fabbisogno resterà comunque limitato.
Per quanto riguarda la cogenerazione rimaniamo abbastanza perplessi come pure per la geotermia anche se riconosciamo che quest’ultima alberga potenzialità notevoli. L’esperienza di Basilea non è stata positiva ma è probabile che il medesimo pool tenterà altrove una nuova esperienza.
E’ comunque giusto riconoscere a questi indirizzi la volontà di valorizzare energia potenziale.
Per quanto riguarda il gas abbiamo già espresso il timore di una rispondenza insufficiente in termine d’offerta e la resistenza politica.
Per la produzione di energia termica in parte valgono le considerazioni di cui sopra.
Per quanto riguarda il legname d’energia lo stesso andrà utilizzato conestrema parsimonia. Meglio lasciare intatto il polmone verde, segnatamente grande divoratore d’anidride carbonica e di rumore.
La lettura di queste pagine rafforza la raccomandazione di focalizzarsi solo sul fattibile senza annacquare le forze.

Per quanto riguarda la distribuzione di energiaci si rimette alla nuova tecnologia ed alla legge federale come pure al soggetto economico SWISSGRID. Ora la filiera permetterà l’apporto del miniesubero del cittadino ma permetterà allo stesso di accomodarsi alla mensa delle contrattazioni. Con speciale riferimento alle grandi aziende.

Prima di passare all’uso finale riteniamo opportuno ancora sottolineare che ilrispamio, il progresso tecnico ed i contratti-ponte con i grandi produttori, anche tramite partecipazioni ad iniziative, giocheranno un ruolo decisivo. O per lo meno ci garantiranno la copertura fino alle riversioni...
Una simile copertura va perseguita senza remore per qualunque vettore a condizione che il pool dei promotori sia affidabile come per esempio per la centrale a carbone in Germania dove l’AET è in compagnia con alcune decine di città germaniche!
Lasceremmo perdere per contro iniziative ad olio di palma, ecc.

PassiamoALL’USO FINALE
Per il commercio ed i servizi bisognerà fare in modo di garantire la sopportabilità o se si vuole la sostenibilità economica. Giocare con il cerino potrà rivelarsi pericoloso minando parte della nostra concorrenzialità. Va inoltre ricordato che il commercio ed i servizi sono già sensibili alla fattura energetica. Questa considerazioni vale anche per i processi produttivi.
Questi soggetti economici sono poi quelli, con la rendita della sostanza, che sorreggono finanziariamente la società civile e l’apparato statale.
Si tratta quindi di bilanciare senza mortificare la propensione all’investimento, di non mostrare il fianco alla concorrenza e senza comprimere il valore aggiunto anche perché il Cantone è in una pericolosa fase di stallo che potrebbe anche tramutarsi in un lento declino.
Al tutto si aggiunge l’apporto dell’economia alla socialità che come sappiamo da noi, ed è un vanto, è interpretata alla grande.
Per l’illuminazione pubblica concordiamo. Ci sembra eccessiva e ciò vale anche per determinate aree commerciali.
Per quanto riguarda la mobilità riemerge la volontà di ingabbiare la mobilità privata a favore di quella pubblica fra l’altro rimasta impigliata in errori colossali da parte dei gestori della stessa ed affamata consumatrice. Insomma ora si certificano anche i pneumatici e non solo le autovetture.
La certificazione e la tassazione del parco veicoli datato determineranno una rapida minusvalenza di questo specifico parco. L’usato verrà mortificato.
Non vorremmo inoltre che le varie asticelle venissero modificate a giornata. Già per le autovetture si constata una certa confusione fra certificazione “indigena” e quella europea.
Per la mobilità su ruota riteniamo fra l’altro che il progresso tecnico la renderà sempre più competitiva e meno divoratrice d’energia.
Dietro vi sono le grandi industrie automobilistiche ed il loro indotto.
Fra l’altro la mobilità pubblica costa ed inquina pure!
Quindi vanno ottimalizzate entrambe e ci sta pensando la Confederazione con i suoi indirizzi.

Dopo esserci permessi una picchiata molto superficiale su questi capitoli dedichiamo più spazio al capitolo che più ci concerne. Quello degli stabili e successivamente quello dell’arredo delle “economie domestiche” che giustamente l’estensore del piano, ha virtualmente abbinato.

 

Climatizzazione edifici abitativi (riscaldamento e raffreddamento – scheda C1))

I rilievi mostrano che il tessuto immobiliare ed aziendale concorrono in modo incisivo all’utilizzo dell’energia.
Attualmente sono già in vigore diversi disposti fra i quali ilRegolamentosull’utilizzazione dell’energia dell’autunno 2008 , regolamento che fu elaborato - o meglio aggiornato - secondo il modello di prescrizioni energetiche dei Cantoni, tenendo presente anche i nuovi parametri per gli standard Minergie e l’aggiornamento delle norme SIA.
Un regolamento che rappresentò una primizia svizzera in ossequio ad una spiccata caratteristica ticinese e che non fu mai discusso con progettisti e committenti!
Il regolamento ha introdotto prescrizioni per nuovi edifici, trasformazioni e cambiamenti di destinazione per edifici esistenti, nuove installazioni, trasformazioni o modifiche degli impianti destinati a produzione e distribuzione di calore, freddo, acqua calda, aria e illuminazione, e grandi consumatori di energia,…….
Insomma sull’esistente, se uno si dovesse muovere, resterebbe già oggi impigliato.
Per la nuova produzione il divario con l’esistente si allargherà ed inoltre l’occupazione dell’esistente resterà garantita nel tempo e gli interventi limitati ad interventi di tamponatura e non da aggiornamento come auspicato.

Il Dipartimento intende far leva sulla certificazione degli edifici rendendola obbligatoria e da diffondere.
Un recente aggiornamento della Legge federale dell’energia dichiara per contro la certificazione facoltativa anche se lascia libertà ai Cantoni di renderla obbligatoria.
Fa inoltre un po’ specie rilevare che il Dipartimento si farà promotore presso la Conferenza dei Cantoni di inasprire le norme tecniche ossia in primis il già micidiale regolamento. Insomma primi dei primi in perenne volatone.

A questo punto è giusto sottolineare che il tessuto immobiliare va suddivisonella monofamiliare, nel palazzo plurifamiliare a reddito od in condominio e nella sostanza aziendale (artigianale, commerciale ed amministrativa).
Per la classica monofamiliare, come si puntualizza nel già citato inserto, la rispondenza é maggiore, dato che il proprietario-utilizzatore decide, calibra tempi ed investimento e fiscalizza l’intervento. Si può ben dire, “gioca in casa”.
Per quanto riguarda l’immobile d’appartamenti o gli immobili non residenziali (uffici, commercio, artigianato e quant’altro) la musica cambia. Basti pensare all’aspetto economico!
I costi per investimenti nell’esistente, sono quantificati fra Fr. 600.- fino al 2'400.- al mq in funzione dell’obiettivo posto sulla base del Minergie.
Per due motivi scartiamo il parametro Fr. 2'400.- al mq: in primo luogo il costo corrispondere alla produzione ex-novo, quindi tanto varrebbe demolire, ed in secondo luogo l’impossibilità di ripercuotere adeguatamente sulla pigione l’investimento secondo i disposti di legge per non sforare il mercato.
Dobbiamo a questo punto complimentarci con gli estensori per la loro correttezza nell’esporre i parametri come pure nella loro risposta ad un atto parlamentare che chiedeva di rendere neutrale gli investimenti di miglioria indirizzati al contenimento del dispendio energetico. La risposta è stata chiara: la legge permette la ripercussione dell’investimento sull’utenza in palazzi residenziali e non! Il ragionamento del legislatore è semplice: l’aumento del canone di locazione si controbilancia con le minori spese accessorie legate all’energia.
Questa è la vera neutralità magari rafforzata dalla parte sussidiata che ovviamente non è ripercuotibile sull’utente.

Dato che siamo entrati nel capitolo investimento evidenziamo qualche cifra.
Applicando un investimento di Fr. 1'000.- al mq quindi un intervento abbastanza limitato al punto di arrischiare di non essere più sussidiabile come parrebbe dal commento, ad una superficie media per appartamento di mq 90 l’investimento sarebbe cifrabile in Fr. 90'000.--.
Per una monofamiliare sobria e di non eccessive pretese l’investimento potrebbe anche superare i Fr. 140'000.-
In una recente pubblicazione di un importante istituto bancario per “lanciare” l’ ipoteca “eco” per le ristrutturazioni si riporta un esempio di ristrutturazione di una monofamigliare del 1972 con il dettaglio delle opere cifrate in Fr. 200'000.-
Quindi il nostro Fr. 140'000.- solo per il risanamento energetico è abbastanza significativo.

Sono quindi investimenti impegnativi..
Per l’uso proprio malgrado l’investimento risulti più pesante esso potrebbe rivelarsi più. sopportabile.
Poniamo un 25% in sussidi a fondo perso ed un 75% in ipoteche o capitale proprio.
Come abbiamo già detto questo investimento verrà controbilanciato dalla riduzione delle spese legate all’energia.
Il proprietario risparmia nella sua gestione corrente e crea nel contempo un importante argomento di vendita grazie all’accresciuto valore.

Per gli immobili a reddito o in condominio il discorso diventa per contro più impegnativo e non solo dal profilo finanziario..
Tanto per rendere l’idea, il risanamento di un immobile di 20 appartamenti ( a Fr. 90'000.- per appartamento) costerebbe Fr. 1'800'000.- che non sono ovviamente bruscolini.
Ora con sussidi del 25 % dovremmo reperire Fr. 1’440'000.- che se considerati integralmente come lavori di miglioria, giustificherebbero un aumento di pigione mensile, quindi di ca. Fr. 405.- , sempre che il mercato lo permetta!

La medesima considerazione vale anche per il non residenziale. Si pensi agli uffici specialmente per gli ambienti a destinazione speciale..
Insomma un doppio rincaro: per lo spazio vitale e per lo spazio del lavoro!
Inoltre va ricordato che per muoversi in un volume importante (quello che più inquina è in genere quello maggiormente occupato) bisognerà trovare l’accordo fra il proprietario ( o i proprietari) e gli inquilini.
Pensiamo per esempio ad un condominio od un palazzo amministrativo e commerciale con diverse destinazioni ed utenze: accordo di massima , proiezione costi, finanziamento, nuovi canoni, organizzazione dell’intervento, ecc.
Altrettanto complicato risulterebbe l’intervento in un immobile d’appartamenti in locazione dove il diritto di locazione non agevola l’entrata in materia..

Per quanto riguarda i sussidi le disponibilità sono quelle che sono.
A livello cantonale 5 mio da aggiungere ai sussidi federali cifrabili in 5 milioni.
Un totale di 10 milioni che potremmo suddividere a spicchi: un terzo per l’uso proprio, un terzo per l’abitativo a più piani ed un terzo all’aziendale.
Cifrando nel 25% l’apporto sussidiato avremmo un investimento annuo totale di 40 milioni di cui ca. 26 milioni nel residenziale (due terzi). Potrebbero essere 95 monofamigliari convenzionali e 145 appartamenti. Non sarebbe male, ma rappresenterebbe solo un 15% della produzione annuale ex-novo di unità abitative.

Tutto quanto per dire che bisognerà chinarsi sulla fattibilità e sarebbe meglio attendere i primi risultati della Confederazione e dei Cantoni. Risultati che saranno noti fra qualche anno!
Sappiamo, essendo in contatto come CATEF con l’Associazione degli investitori istituzionali (Verband der institutionellen Investoren) che gli stessi si stanno organizzando per opzionare buona parte degli aiuti.
Basti pensare che vi sono società che gestiscono miliardi di sostanza e decina di migliaia di unità abitative per le quali staccare qualche centinaia d’appartamenti da inserirsi nel programma spalmandoli sulle varie regioni sarebbe molto semplice.
Oltretutto questi importanti soggetti economici possono anche spalmare l’investimento in termini di redditività senza mortificare più del tanto la resa totale del portafoglio affidato.
Ma hanno anche loro bisogno di tempo per farsi le ossa.. Questi colossi creeranno quindi una formidabile esperienza operativa ma non a corto termine.

Per quanto riguarda gli STRUMENTI riportiamo qui di seguito alcune considerazioni tenendo anche presente il quadro di riferimento di cui più sopra.
Facciamo presente che a livello di contributo di trasparenza il sottocapitolo STRUMENTI è stato pubblicato praticamente per intero nell’ultimo numero di “Economia Fondiaria” il periodico della CATEF.

Per quanto riguarda un’agenzia locale di consulenza sulla quale far confluire le richieste di sussidi assicuriamo il massimo appoggio.
È importante, in considerazione della complessità degli interventi, assicurare una regia unica e neutra che sappia senza inutili forzature mantenere viva ed indirizzare la volontà d’investire.
Come CATEF, lo ripetiamo, siamo disponibili come cinghia di trasmissione, a veicolare quanto collaudato come pure a raccogliere le sensazioni e le esperienze, e se del caso, a proporre elementi correttivi.

La prospettata detrazione fiscale è possibile già oggi. Infatti gli investimenti che aumentano il valore dell’immobile sono deducibili purché siano finalizzati al risparmio energetico ed al rispetto dell’ambiente.

Siamo decisamente contro l’introduzione di limiti ancora più stringentinel RUEn.
Non siamo in lotta con il resto del mondo come pure non prepariamo il volatone con le borracce altrui…
Anche il tema “climatizzazione e rinfrescamento”, come lo intendiamo noi, va specificato meglio.
L’esistente dovrebbe esser fuori dalla partita oppure, se riqualificato, non essere eccessivamente penalizzato. Ciò vale per il residenziale come pure per quei volumi che albergano lavoro e produzione. Praticamente per tutti i volumi esistenti degni di un aggiornamento o di una riqualifica il Dipartimento auspica un inasprimento del regolamento facendosi promotore per norme più stringenti presso la Conferenza dei Direttori Cantonali. Ovviamente anche per la nuova produzione.

Per quanto concerne la contabilizzazione individuale del consumo energetico, le esperienze raccolte non testimoniano a favore di tali misurazioni.

Per quanto riguarda la certificazione si propone di introdurreobbligatoriamente il CECE (certificazione energetica degli edifici) per il nuovo, per i risanamenti, per gli edifici esistenti residenziali ( più di 5 appartamenti) e per le grandi superfici di vendite. Presumiamo che da una qualche parte rispunterà anche la mono familiare.
A livello di cronaca la recente modifica della legge federale dell’energia del 18 giugno non “referendata” per cui pronta per essere messa in vigore dal Consiglio Federale dopo l’8 di ottobre 2010 (probabilmente l’1.1.2010) recita:

Art 9 cpv. 4
“I Cantoni emanano prescrizioni uniformi sull’indicazione del consumo energetico degli edifici (certificati energetici degli edifici. Possono dichiarare obbligatorio tale certificato per il loro territorio cantonale; se prevedono tale obbligo ne definiscono il campo d’azione.”

Dobbiamo dire che in fatto di tempestività non ci batte nessuno...

Si esterna anche l’intenzione di ufficializzare il certificato energetico nell’ambito delle compravendite ed è prospettabile che un domani l’immobile venga certificato come una lavastoviglie od un pneumatico, e che la suddetta certificazione andrà prodotta magari anche nell’ambito della locazione.
E’ un fatto di tutela inaudita!
Questo clima concorrerà a convincere i proprietari a limitarsi alla manutenzione ordinaria e straordinaria d’emergenza. Specialmente per lasostanza datata.

Bisognerà convenire che immobili troppo datati non si presteranno ad un risanamento per ridurre il dispendio energetico. Anche se dovesse risultare evidente con la certificazione lo stato dell’immobile, la sua consolidata occupazione non verrebbe compromessa, circostanza che indurrebbe il proprietario a non assumere rischi di tipo operativo.
Inoltre si arrischierebbe di evidenziare altre minusvalenze compromettendo così il finanziamento dell’intervento, oggi fra l’altro ancora proponibile grazie ai bassi tassi ipotecari ed a valori di mercato alti.
Il rischio è però evidente: troppi vincoli o programmi dilatati potrebbero vanificare l’attuale momento magico per attivarsi.
Meglio quindi programmi semplici oppure un indirizzo preponderante sulla produzione abbastanza recente dove per lo meno l’obsolescenza funzionalenon è prospettabile.
In termini spaziali questa produzione presenta infatti già un buon “standing”: cucine separate, doppi servizi, balconi e quant’altro.
È giusto anche ricordare che le obsolescenze sono diverse e con diversi archi temporali.
Abbiamo l’obsolescenza “domestica”, quella dell’arredo dell’appartamento (cucine, armadi, lavastoviglie e quant’altro), quella impiantistica (sanitari, riscaldamento, impianto elettrico senza scomodare la struttura in generale) ed infine quella funzionale dove il prodotto esce con il tempo dal mercato per entrare in una nicchia d’utenza con poche pretese.
In poche parole il datato arrischia di adagiarsi non da ultimo anche per una pessima certificazione.
Insomma il suo dossier si appesantirebbe con il rischio di penalizzare il suorecupero in generale.
Queste nostre riflessioni trovano conferma nell’inserto pubblicato da Energia Svizzera.
Nello stesso vengono riportati degli esempi che evidenziano come al risanamento energetico vadano abbinate delle riqualifiche vere e proprie.
Per molti immobili datati, il cumulo di più tipi di intervento (energetico e ammodernamento, oltre a disposizioni settoriali per ristoranti, macellerie, ecc.) renderebbero le spese di risanamento insostenibili. A maggior ragione se si considera che nelle case datate di regola le pigioni sono assai modeste.

Non siamo ovviamente d’accordo di modificare la legge cantonale dell’edilizia inserendo la proposta di legare ai piani regolatori ed ai relativi regolamenti edilizi i provvedimenti di efficienza energetica con l’introduzione di prescrizioni più restrittive dell’attuale RUEn...
Con questo messaggio eravamo al 13 maggio 2009, quindi a pochi mesi dall’introduzione del RUEn attualmente in vigore, a riprova di una vitalità eccessiva e poco interessata alla fattibilità in generale o alla raccolta di esperienze consolidate.

Sosteniamo l’obbligo di dotarsi della figura dell’ Energy Manager per i grandi consumatori come pure la creazione di associazioni e di sportelli al servizio della consulenza.

 

Arredo e il consumo domestico (scheda C3)

L’esperienza in tale ambito è già maturata al punto che ogni apparecchio ha la sua certificazione. Il programma è infatti “tirato” dai produttori e dalla Confederazione.
Pensiamo inoltre che vi sia già una buona sensibilizzazione del consumatore. Ormai l’etichetta viene sempre maggiormente considerata. Ed é un bene che sia così.
È però un mercato in preda a singole proposte e raramente vengono presentate dei pacchetti con l’indicazione del risparmio potenziale sulla bolletta. Siamo comunque convinti che sia già un mercato efficiente e che il ricambio porterà automaticamente ad un contenimento del fabbisogno in energia.
D’altra parte il già citato inserto riporta una serie di raccomandazioni per la cucina, il piano cottura, il forno, la lavastoviglie, il frigorifero, il congelatore, la lavatrice e l’asciugatrice.
Il tutto raccolto in apposite schede. Questi tipi d’inserto sono in parte sponsorizzati dai grandi produttori, logicamente interessati alla vendita dei loro prodotti, prodotti che devono essere all’avanguardia per quanto riguarda il dispendio energetico.

 

CONCLUSIONI

Senza inoltrarci nelle altre singole schede con i loro provvedimenti e gli obiettivi cifrati (in verità una miriade di percentuali differenziate) siamo sufficientemente convinti che il piano vada ridiscusso e dimensionato sull’essenziale.
Riaffermiamo che non siamo di principio contro il piano ma quanto proposto ci sembra troppo articolato al punto di disperdere risorse e ritorni visibili.
Per diversi motivi riteniamo che sia utile una pausa di riflessione per semplificare l’esercizio privilegiando l’essenziale. Non da ultimo perraccogliere esperienze consolidate.

Meno attori, maggiore sincronismo con la Confederazione, collaborazione con le associazioni di riferimento, impostazione al convincimento senza eccessive pressioni, fattibilità tecnica ed economica e quant’altro. Al tutto va aggiunto un controlling regolare per il Parlamento, per le associazioni di riferimento e per l’opinione pubblica. Un cruscotto di bordo semplice con pochi parametri e con basi di partenza non modificabili.

Una pausa di riflessione per indirizzare il piano su priorità e sulla fattibilitànon pregiudicherebbe il programma in generale che non dimentichiamo ha già i binari predisposti dal RUEn e soprattutto dallaConfederazione.
Inoltre sarà possibile, prima di pensare di emanare “norme più stringenti”,calibrare bene i sussidi. Quelli cantonali e federali. I sussidi saranno molto importanti per alimentare la voglia di investire senza comunque farsi soverchie illusioni.

A livello macroeconomico la tenuta della nostra economia è quella che é; ci pare poco realistico ipotizzare che i privati possano investire costì tanti miliardi nel lasso di tempo indicato.

Aggiungasi che costi eccessivi potrebbero indurre i promotori a costruire solo per la vendita e non per la locazione, divenendo le pigioni proibitive per l’utenza.

Auspichiamo pure che vengano stabilite delle priorità e degli alleggerimenti fra le diverse prescrizioni previste in più ordinamenti giuridici (per il risparmio energetico, per l’igiene per la salute, per i rumori ecc.), perché il loro moltiplicarsi rende spesso gli investimenti insostenibili per i proprietari.

Auspichiamo parimenti, che vengano inserite delle misure che favoriscano un atteggiamento collettivo ed individuale al risparmio, mediante la responsabilizzare dei singoli con la prontezza di evidenziare i progressi ottenuti.

Per concludere suggeriamo di semplificare il piano e di concordare gli interventi con le istanze coinvolte o meglio con le associazioni economiche di riferimento nell’intento di fissare i baricentri. Nel frattempo si potrà definire meglio la sua base legale!

Ringraziamo i Dipartimenti per averci coinvolti nella consultazione.
Pensiamo di aver esternato correttamente ciò che ci preoccupa, e non per partito preso.
D’altra parte il risparmio energetico è ormai entrato nelle valutazioni ad ampio raggio.
Dalla asciugacapelli all’autovettura! Quindi la sensibilizzazione c’é.
Si pensi alla molteplicità dei “sensibilizzatori” non sempre disinteressati.
Inoltre ricordiamo che il contenimento del dispendio energetico nel tessuto immobiliare dovrà inserirsi in un valutazione generale dell’obsolescenza evitando se possibile di destabilizzare quella dotazione che oggi assicura pigioni che riflettono il suo standing modesto pur offrendo una localizzazione di immediata periferia se non di semi-centro.

 

Con distinta stima.

 

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini

La Segretaria Cantonale
avv. Renata Galfetti