La CATEF, la Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria, ha preso atto con soddisfazione della buona chiusura dei conti 2010 dello Stato, l’azienda della Comunità.
Si registra un disavanzo contenuto, non da ultimo anche per la straordinaria tenuta dell’economia fondiaria, la quale – è bene ricordarlo – solo in imposte sugli utili immobiliari (ex-plusvalore), in tasse d’iscrizione a registro fondiario e con il supplemento d’imposte immobiliari, ha assicurato un introito all’erario di 162,2 milioni.
Considerando anche il fatturato dell’edilizia, la cui committenza principale è il privato, e la tassazione sulla sostanza immobiliare con il suo reddito - che rappresenta il 60% della ricchezza del ticinese - le tasse di successione - che in buona parte si riferiscono a beni immobiliari - l’importo di cui sopra supera ampiamente i 200 milioni.
Senza scomodare le imposte comunali, per le quali giocano un ruolo importante anche l’imposta immobiliare, l’economia fondiaria ed i proprietari immobiliari che la compongono si confermano come cespite di riferimento a supporto del bene comune e del risparmio privato e collettivo.
Da ultimo la CATEF auspica, scontando il riflusso della crisi e la situazione di stallo in cui ci troviamo, un maggiore rigore nel contenimento dei costi.
Ciò a maggior ragione quando il calo delle sopravvenienze e l’aumento generale degli oneri finanziari dovessero incagliare il Paese nelle cifre rosse.
Pur con questa riserva la CATEF sottolinea come il nostro Paese, pur rimanendo sul crinale, sia riuscito finora a passare senza particolari scossoni gli anni della crisi.
Una rendita non indifferente per una politica lungimirante.