Il Consiglio Direttivo della CATEF ha preso atto dell'avvio della procedura di consultazione per la modifica del diritto di locazione che propone due metodi alternativi per fissare le pigioni, ossia quello delle pigioni indicizzate e quello delle pigioni commisurate ai costi.
Questo sistema duale trova l'accordo di principio da parte della CATEF anche se il primo metodo, che prevede lo svincolo della pigione dai tassi ipotecari e il suo adeguamento in base al rincaro, viene considerato più semplice ed immediato.
Si ricorda che le modifiche proposte scaturiscono da un costruttivo confronto fra i rappresentanti degli inquilini ed i rappresentanti dei proprietari con la conduzione del Dipartimento Federale competente.
L'adesione di principio è ovviamente subordinata all'esame di tutti gli elementi di giudizio, esame che verrà affrontato da un'apposita commissione interna incaricata di elaborare la presa di posizione della CATEF per la citata procedura di consultazione.

Il Consiglio Direttivo ha pure preso atto della incauta e unilaterale apertura dell'Associazione industrie ticinesi AITI sul tema di un possibile inasprimento della pressione fiscale.
Questa apertura non tiene conto del patto sottoscritto l'anno scorso con il Governo, le forze sociali e politiche, la Camera di Commercio, la CATEF e l'AITI, che era condizionato al contenimento della spesa pubblica e con un arco temporale di tre anni.
E' un patto che sta alla base di una concertazione politica, che onora il senso di responsabilità delle parti ed è supportato da un preciso impegno del Governo e del Parlamento, teso a garantire al Paese finanze equilibrate ed in sintonia con la reale forza del Paese.
La sostanza immobiliare delle persone giuridiche ha già subito come da accordo un pesante aumento della pressione fiscale ed in nessun caso chi la rappresenta è disposto ad aderire a qualsiasi apertura o peggio ancora alla riproposta di un analogo programma.
Un'eventuale adesione non solo non sarebbe di principio proponibile ma sarebbe in urto con il patto sottoscritto.
Da qui lo sconcerto nei confronti della classe dirigente dell'AITI che oltretutto non ha ritenuto necessario interpellare per questa malaccorta presa di posizione le altre forze che hanno sottoscritto il patto.