Da tempo la CATEF rendeva attente Istituzioni, Associazioni di riferimento ed Autorità comunali della consegna del territorio ad una pianificazione dettata dall’alto, gestita da un pugno di funzionari cantonali, sotto la responsabilità diretta del Governo. Una consegna non per domani e neppure per dopodomani. Il tempo necessario per aggiornare i piani regolatori, per dimostrare la capacità di garantire una gestione di qualità dell’esistente e di presentare una visione fattibile per il futuro. Un processo di indirizzo e di tutela al quale potrà assistere in tribuna il Gran Consiglio ormai svuotato delle sue competenze.

Da tempo la CATEF rendeva attente Istituzioni, Associazioni di riferimento ed Autorità comunali della consegna del territorio ad una pianificazione dettata dall’alto, gestita da un pugno di funzionari cantonali, sotto la responsabilità diretta del Governo. Una consegna non per domani e neppure per dopodomani. Il tempo necessario per aggiornare i piani regolatori, per dimostrare la capacità di garantire una gestione di qualità dell’esistente e di presentare una visione fattibile per il futuro. Un processo di indirizzo e di tutela al quale potrà assistere in tribuna il Gran Consiglio ormai svuotato delle sue competenze.


I Comuni saranno così chiamati ad implementare le misure dettate dalla Legge e dal Piano Direttore, misure impegnative, onerose e non sempre simpatiche. Come potrebbe esserlo nel caso di “dezonamenti” forzati e di obblighi a costruire... Per quest’ultimo la CATEF propone un utilizzo mirato alla valorizzazione di nuovi comparti per i quali venga comprovato un interesse pubblico preponderante. Contrari ci si dichiara pure ad un’informazione e sensibilizzazione soft dei vari processi pianificatori sdoganati sotto il cappello della semplificazione. Inoltre il proprietario dovrà continuare ad essere personalmente e debitamente informato in merito alle decisioni di pianificazione relative alle sue proprietà.
Da ultimo la CATEF auspica che al Comune vadano nel limite del possibile riconsegnati gli spazi di manovra necessari a far fiorire le sue ambizioni. A questo punto l’ultimo interlocutore del Governo è il Comune. Una linea diretta che dovrebbe escludere i pianificatori di giornata ed associazioni poco interessate agli sviluppi macroeconomici. Insomma perditempo!


Da parte nostra dopo anni di resistenza non ci resta che verificare se determinate denunce fossero pertinenti o meno con la prontezza di difendere con tenacia gli interessi del Paese come pure la proprietà immobiliare. Per quanto riguarda i Comuni, l’augurio che la canzoncina che accompagnò i nostri anni giovanili non si tramuti nel “Cù, cù, il Comune non c’è più!”.
È l’ultimo baluardo della democrazia, sballottato fra perequazioni ed aggregazioni, e per il quale la CATEF si sente pure pronta a battagliare. Buona fortuna!

Lugano, 1. ottobre 2018