Da Economia Fondiaria no. 2/2012

Di tutto un po' 

Cari lettori siccome fra poche pagine vi sorbirete il sermone delle seconde residenze, cercheremo di non dilungarci troppo.

Intanto permetteteci di sottolineare che la votazione sul “risparmio alloggio” è almeno passata a livello cantonale malgrado il solito fuoco di sbarramento.
Nel confronto ci ha dato fastidio, e non solo a noi, la solita litania del ricco e del povero sottolineando più volte che il modello era destinato al ricco od al ceto medio superiore.
E quando necessitava la prova cifrata si sparava la cifra di Fr. 150'000.- di reddito lordo.
Per intenderci un bancario e mezzo oppure un pubblico funzionario e mezzo.
Cifra ad effetto che ci riempie di tenerezza ricordando quanto i nostri padri od i nostri nonni hanno saputo fare con cifre proporzionalmente inferiori.
A parte il richiamo al “ricco”, ormai termine omologato come quello del “padrone”, è bene ricordare che l’iniziativa non imponeva di raggiungere il limite massimo detraibile ma permetteva anche di raggiungere un accumuloinferiore.
Una coppia poteva così anche risparmiare non il massimo consentito ma comunque sufficiente da accompagnare a qualche soldino messo a disposizione dal babbo a mani calde!
Quindi era una opportunità, una sorta di segnale, ma bisognava fare di tutto per fare in modo che la condizione di inquilino non venisse abbandonata.
Ma quello che ha dato più fastidio è che si è continuamente evocato il doppione con il prelievo anticipato dal risparmio previdenziale.
Insomma, cari giovani, ma cosa volete di più?
In realtà si sapeva già che la facoltà di prelevare anticipatamente sarebbe stata quanto prima messa in discussione.
I scenari possibili? Limitazione od abrogazione.
Si sapeva perché era già in atto una procedura di consultazione.
Si è così sottaciuto volontariamente questa eventualità. 
Ad inizio estate avremo l’esame di riparazione e stavolta vedremo di metterci maggior impegno!

Sempre per quanto riguarda le future votazioni la CATEF è cofirmataria dell’iniziativa “sicurezza dell’alloggio per i pensionati” che vuole permettere all’over 65 di non essere più tassato con il valore locativo.
Ci è stato chiesto se eravamo disposti a ritirarla ma per quanto ci riguarda abbiamo formulato un secco NO.
A proposito, chi osteggia questa iniziativa é il solito schieramento che ha già fatto serpeggiare il solito discorso del ricco.
Per costoro la terza età ha disponibilità finanziarie (é quindi ricco secondo i parametri da loro applicati) e sarebbe disdicevole che assuma atteggiamenti rivendicativi.
Alla malora!
Se la terza età si gira ve n’è per tutti, a destra ed a sinistra.
Intanto questa comunità di proprietari con buona forza contrattuale non ha mai chiesto un copeco, magari ha contribuito ad alimentare per altri l’AVS, ha versato imposte con aliquote esponenziali, ha assicurato maggiori premi dalle casse malati e finanziato buona parte delle infrastrutture per le quali continua, come altri d’altronde, a pagare il pedaggio. Anzi, per le case per anziani un ospite di riguardo come contribuente, visto che versa rette da albergo.
Si potrebbe ancora andare in avanti!
Quindi magari fra pochi mesi potremmo tentare l’accoppiata per i giovani e per i meno giovani!

Continua il solito discorso della bolla immobiliare. Ne parlano ormai tutti al punto che incominciamo pure noi a preoccuparci. Non abbiamo però per il momento capito se se ne parla con il solito ghigno sulle labbra, sperando che qualcuno si faccia male, oppure se l’eventualità di una crisi preoccupi veramente..
Scartando la prima ipotesi ci sentiamo di condividere una certa preoccupazione precisando comunque che non ci sarà una bolla vera e propria od un tracollo del mercato.
Per “bolla” si intende un aumento dei prezzi di diversi punti percentuali in pochi anni aumenti che in certi paese sono stati poi azzerati (USA, Spagna, Portogallo, Irlanda, ecc).
Vi fu una crescita anomala ed un crollo improvviso .
L’aumento fu tale che si acquistava con l’intenzione di rivendere con un facile guadagno.
L’aumento dei prezzi ha pure permesso un “sovra indebitamento” che ha alimentato il consumo a dismisura. 
Insomma un pallone che si è sgonfiato.
Inoltre una bolla concerne in genere l’intero paese..
Da noi non sarebbe il caso perché determinate zone non sono neanche considerate, tanto limitato è stato l’aumento dei valori.
D’altra parte i rilevamenti nazionali non considerano ancora le nostre zonepiù appetite, come zone a forte rischio.
Quindi niente bolla alla subprime.

Ma la preoccupazione per una crisi od un rallentamento significativo del mercato incomincia veramente a farsi largo.
Intanto abbiamo tutti la percezione che la festa debba pur finire.
È un’impressione di pelle che la consuetudine rafforza.
Per quanto riguarda gli elementi oggettivi a supporto di un certo timore ne possiamo citare tre.
Il primo è fresco fresco, ed è il divieto di nuove costruzioni secondarie.
Il secondo è la “bolla” del credito.
E non ditelo a nessuno ma francamente è l’elemento che preoccupa di più.
Gli istituti bancari hanno elargito una montagna di crediti a tasso fisso e rinegoziato quelli in essere allungando i termini e passandoli a tasso fisso.
Questa massa di crediti sono stati finanziati con una raccolta di mezzi provvisoriamente parcheggiati e con prestiti interbancari a medio termine.
In poche parole vi è uno squilibrio di bilancio che preoccupa la Banca Nazionale e la FINMA.
Squilibrio che potrebbero indurre le banche ad una stretta creditizia ed a sollecitare al massimo il rientro dei prestiti forzando gli ammortamenti.
Sempre rimanendo nel mondo del credito vi è il rischio mercato ed il rischio paese.
Abbiamo detto prima che non vi sarà il crollo dei valori ma una probabile correzione dovuta alla flessione della domanda; fosse il caso i crediti concessi avranno una copertura minore, fatto che potrebbe innervosire ulteriormente le banche già alle prese con le severe linee direttive più emesse dalla FINMA per la quota di mezzi propri da attribuire ai crediti in funzione del rischio della controparte..
Da ultimo il rischio paese.
Da vent’anni non cresciamo più e negli ultimi dieci ce ha siamo cavata grazie al crollo del costo del denaro.
Siamo però sul crinale. Il turismo fa acqua da tutte le parti, la piazza finanziaria si è avvitata, il consumo langue, l’artigianato del piano regge a fatica la concorrenza e le misure accompagnatorie cozzano contro gli accordi bilaterali.
Le nostre industrie lottano con un coraggio inaudito ma per sopravvivere dovranno sempre più affidare all’esterno la produzione di componenti da poi assemblare in casa.
Il Paese ha paura e sta pagando il suo appiattimento.
Da ultimo le differenze regionali che potrebbero dividere il Paese e la continua messa all’indice del capitale e dei soggetti economici più capienti che potrebbero togliere il disturbo….
Una mistura pericolosa che ci sorprende già carichi di acido lattico.

La mistura quindi c’è e sarebbe sufficiente una inversione significativa del costo del denaro per dar fuoco alle polveri.
Inversione di tendenza che non sarà per domani ma è bene ricordare che a cavallo degli anni novanta il costo del denaro raddoppiò in un paio d’anni.
Non siamo ancora in una crisi declamata ma la catasta è pronta.

La battaglia per il raddoppio del Gottardo prosegue.
Come avete appreso è stata consegnata a Berna una petizione che chiede il raddoppio con la prontezza a congelare la capacità. Realizzare una seconda canna per poi risanare l’esistente evitando al Ticino 3 anni al buio.
Sarebbe la soluzione più intelligente anche a detta di Berna e non poi così costosa visto che è cifrata in 2,8 miliardi di franchi.
Una cifra padroneggiabile sempre che l’altopiano si dichiari però disposto a cacciare i soldini.
Vi sarebbe anche la possibilità di coinvolgere partner privati nella realizzazione, che introdurrebbero dei pedaggi: proposta che ai più non piace per diversi motivi che non stiamo ad elencare.
Questa estate verrà presentata una proposta da parte del Dipartimento, proposta che se adottata sarà referendabile.
E fino a quest’estate portiamo pazienza anche perché non sappiamo cosa ha in zucca la squadra della Consigliera Federale Leuthard..
Per quanto riguarda la politica di mettere sul treno le merci, anche usando il bastone finanziario non passa.
La ferrovia non regge la concorrenza interna del trasporto su gomma, questa è la verità!
Regge un certo tipo di trasporto internazionale, quellodei megatreni di pianura da 500-600 ml di lunghezza che dopo Biasca percorreranno di notte ad andatura ridotta le nostre tratte che costeggiano i laghi..
Affair à suivre!

Il Presidente Cantonale
lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini