Da Economia Fondiaria no. 4/2019

Il Tribunale Federale ha emesso a maggioranza la propria sentenza.
“Cara banca trasmetti i dati dei clienti francesi rimasti nella rete alle loro autorità fiscali e non parliamone più”.
Un gancio al mento al proverbiale riserbo svizzero proprio nel momento in cui chi ci attornia ha deciso di inasprire ulteriormente l’imposizione dell’utile dove si produce, e meno dove si fattura.
Insomma siamo messi piuttosto maluccio.
Non fondano solo i ghiacciai ma anche le nostre rendite di posizione.
Purtroppo c’è gente che gongola canticchiando “eppure ve l’avevamo detto”!
In genere sono presenzialisti ammuffiti od irriducibili del sessantotto accompagnati da qualche nipotino del baffone.
Quelli che sprezzavano le multinazionali, gli invidiosi ed i cantori delle comunità aperte.
In genere con il fondo schiena al calduccio.
La realtà è ora evidente. Il mercato dilatato e la condivisione delle conoscenze hanno attivato una concorrenza spietata che mette sotto pressione le economie mature come la nostra, specializzata nel ricarico su prodotti e servizi.
Insomma costiamo più degli altri e siamo un pelino impigriti.
Intendiamoci non siamo alle corde ma una cosa è certa: bisognerà lavorare di più e meglio.
Inoltre rispolverare il concetto del buon padre di famiglia.
Spendere secondo le disponibilità e accantonare le riserve di guerra.
Vale anche per la nostra azienda, lo Stato, nella quale investiamo ogni anno quattro o cinque mesi della nostra esistenza.
Ed è strano che pochi vogliano prender atto della realtà delle cose.
Prima la verifica del “vero o falso” e poi la gerarchizzazione delle priorità; sarebbe abbastanza semplice.
Dobbiamo fare sempre più squadra per francobollare il benessere e per trovare la migliore strategia possibile per fronteggiare le sfide che ci attendono, dovute al cambiamento in corso.
Siamo sempre ancora i primi della classe ma il baricentro non è proprio qui da noi ma piuttosto nell’Altopiano.

È lanciata la competizione politica a livello nazionale. Si ripresentano buona parte di quelli che già siedono a Berna, ai quali si aggiungono alcuni nuovi profili ed i soliti bolliti.
L’unica novità è la discesa in campo di un nuovo raggruppamento.
L’intesa programmatica, si fa per dire, fra i liberali ed i popolari, quelli che bene o male hanno plasmato anche a suon di botte, lo stato liberale o se volete lo Stato di Diritto.
Il sangue della democrazia.
Fa specie che ai lati c’è gente che ora si dichiara scandalizzata e denuncia questo sposalizio a lor dire contro natura dimenticando che costoro da anni lo praticano con fraterni abbracci.
Pensiamo solo alla lista anguria!
Ma siccome sappiamo che esprimersi è oggi prematuro confermiamo per lo meno il nostro indirizzo.
Siamo borghesi, ci sentiamo a nostro agio nel ceto medio, siamo realisti, siamo solidali e contro negazionisti di facciata o da disco rotto.
Per gli irriducibili invece un velo di tenerezza.
L’età ci induce comunque a privilegiare il detto: in definitiva “tutti brava gente”!
Abbiamo ancora del tempo per scendere in campo.
Per il momento, sotto l’ombrellone, gustiamoci le solite lettere dei candidati che spazieranno su tutti gli argomenti di giornata.
Un paio di mesi poi si ritornerà al quotidiano.
Quello della denuncia sommessa, delizia delle redazioni, alla quale il popolo è da tempo immunizzato.

La CATEF ha risposto in modo articolato alla procedura di consultazione per l’abolizione o meno del famoso valore locativo che le autorità fiscali considerano come un reddito in natura.
Altri invocano invece la parità con gli inquilini anche se quest’ultimi, almeno quelli che potenzialmente potrebbero passare allo statuto di proprietario, preferiscono non impegolarsi in scommesse stanziali od esistenziali.
Insomma diverse sono le motivazioni di questo reddito fittizio ma che a questo punto non ci interessano più del tanto.
Noi siamo, e così ci siamo espressi, per l’abolizione tout-court.
Sia per la residenza primaria che per quella secondaria.
Nell’ambito della procedura sono state prospettate diverse possibilità per una eventuale detrazione limitata degli interessi ipotecari.
Noi ne abbiamo privilegiata una che sappiamo è la più gettonata.
Per quanto riguarda la seconda residenza non ci facciamo illusioni perché quasi certi che dal profilo politico l’abolizione risulti “chancenlos”!
Non da ultimo perché i Comuni con una buona quota di residenze secondarie, specialmente quelli di montagna, hanno già esposto fazzoletti umidi.
Non toccate le nostre già limitate entrate!
Ora non vogliamo spararvi il solito “cottolettone”.
E quindi affaire-à-suivre anche perché avremo tutto il tempo a disposizione, al minimo un paio d’anni!

L’esperienza insegna che il periodo estivo permette al terzo Stato, al “funzionariato”, tanto per intenderci, di ricaricare le forze, togliere le eventuali pietre d’incaglio, preparare la strategia d’assorbimento e lo spolvero degli argomenti.
Lo permette perché il politico, che ricordiamo è pur sempre di milizia, o è in ferie oppure impigliato nell’agenda personale.
Quella familiare od aziendale!
Diciamo questo perché sul tavolo giacciono leggi importanti, come quella sull’edilizia e sullo sviluppo territoriale.
Dormienti inoltre il formulario sulla pigione iniziale ed il piano all’alloggio, un residuato di una legge sull’abitazione da tempo superata e quindi da abrogare.
Resta inoltre ancora aperta la tassa di collegamento, una tassa dissuasiva che penalizza consumatori, lavoratori e studenti.
La sua tempistica ci sfugge perché, alla luce del ritardo da parte del Tribunale Federale, non sappiamo se vi siano difficoltà di traduzione o se si è perso l’incarto.
Per nel caso dovesse andare male e fossimo quindi costretti a passare alla cassa confidiamo che si dovrà aprire lo sportello senza pescare sugli arretrati.
Abbiamo delle buone sopravvenienze, la banca nazionale ha ancora qualche franchetto da distribuire, mamma Elvezia dovrebbe continuare a supportarci visto che siamo di salute cagionevole e quindi non dovremmo spiaggiare a medio termine sulla sabbia rossa dei risultati negativi.
Insomma vi è spazio!
È bene sempre ricordare che si legnano soprattutto i ticinesi e non solo i frontalieri.

Le autorità finanziarie hanno aperto una consultazione preoccupate per l’esposizione dei palazzi a reddito che ha raggiunto i 300 miliardi (di debiti). Dopo aver messo a posto l’uso proprio con i requisiti per il computo delle sostenibilità, aver introdotto gli ammortamenti e disciplinato la provenienza dei mezzi propri ora, così sostengono, vanno sottoposte a vigilanza gli immobili a reddito alle prese con redditività insufficienti dovute in parte anche a prezzi stellari.
Noi è un paio d’anni che evidenziamo questa deriva anche se questa sfasatura è in parte figlia della politica della nostra banca nazionale costretta a seguire a fari spenti quella delle banche continentali.
Interessi ai minimi storici ed in taluni casi punitivi che stanno gonfiando i valori reali, massacrando il risparmio con i debitori festanti in tribuna.
Tornado a bomba le autorità finanziarie chiedono in pratica che si applichino le medesime regole dell’uso proprio ai palazzi a reddito.
Ponderatezza, spolvero delle dottrina, esame del mercato e copertura dei rischi d’insolvenza.
L’intento generale “rafforzare la resistenza del settore bancario” perché il segmento dei palazzi a reddito risulta notevolmente esposto al rischio di correzioni dei prezzi e di aumento dei tassi d’interesse.
Ora il dibattito è diventato ufficiale!
Siccome le autorità sottolineando l’eccesso di capacità e quello dello sfitto, fra pochi mesi, quando si conoscerà il rilevamento dello sfitto a livello nazionale, la discussione diverrà sicuramente più serrata.


Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini