Da Economia Fondiaria no. 2/2020

Possiamo veramente dichiararci soddisfatti sull’esito della recente votazione federale sull’iniziativa denominata “Più abitazioni a prezzi accessibili”. Soddisfatti per aver adottato un linguaggio fermo e sereno in un clima da guerriglia, soddisfatti per aver smontato argomenti che si poggiavano sulla negazione dell’evidenza dei fatti, soddisfatti per aver contribuito a salvaguardare un sistema collaudato destinato proprio al sostegno dei committenti di interesse pubblico attualmente ancora con le tasche piene, a riprova che il sistema non è stressato da una domanda impellente, soddisfatti per aver dimostrato agli amici confederati che ci sappiamo fare e per aver contribuito a non mettere sotto pressione i Comuni indipendentemente della consistenza della domanda in loco.
Andiamo per ordine.
Avevamo tracciato una strategia e sviluppato al nostro interno un catalogo degli argomenti a sostegno della stessa. La strategia si è rivelata vincente ed il catalogo ci ha permesso di non spiaggiarci nelle discussioni. La padronanza degli argomenti si è rivelata in definitiva il vero bastione difensivo.
Alla stesura degli stessi ha lavorato una squadra corta, quella che ci ha poi messo la faccia!
Nell’ambito del confronto, a parte la solita solfa sulla “speculazione”, si è voluto sapientemente negare che lo sfitto devastante si situa proprio nelle zone ad edificazione intensiva del tessuto urbano, per farla breve nei palazzi residenziali, e si è voluto mascherare inizialmente il vero obiettivo della votazione, cioè quello di realizzare cooperative per tutti sdoganandole come interesse pubblico preponderante e minimizzando i limiti dello spirito mutualistico e via dicendo.
Non più quindi solo cooperative per le fasce più deboli ma cooperative per tutti, una mescolanza felice da proporre senza riserva.
Abbandono della spontaneità a favore dell’obbligo!
Sul manco di iniziativa spontanea si è persino affermato che il tutto dipende dai terreni troppo cari.

In verità nessuno ha concretizzato negli ultimi anni delle iniziative significative nel solco degli aiuti federali. Manco di domanda oppure manco di iniziativa?! Boh! Probabilmente ambedue.
Certo che dal loro punto di vista l’obbligatorietà era più conveniente!
Siamo stati anche soddisfatti per aver salvaguardato un sistema d’aiuto da anni in essere, che ha ancora in cassa un bel pacco di milioni al quale verranno aggiunti ulteriori 250 milioni per assicurare il finanziamento ponte del 10%. Ricordiamo che 10% lo scuciono i cooperativisti, 10% lo assicura la Confederazione (prestito ponte a costo simbolico da rimborsare nel tempo) ed il resto tramite prestiti bancari in parte garantiti dalla Confederazione.

Agli amici confederati abbiamo dimostrato che la nostra convinzione di farcela aveva pur sempre un fondamento. Non nascondiamo che qualche sorrisino a noi rivolto ha contribuito non poco a farci alzare il pelo ed a forzare il nostro impegno.
Per correttezza va detto che in occasione della proclamazione dei nostri risultati in quel di Berna l’applauso è stato spontaneo a conferma che sul nostro risultato ci contavano poco.
Dobbiamo pur dire che anche i Confederati si sono battuti da leoni.
Avevano contro le città, pronte a pescare a man bassa; a proposito Lugano è stata una delle poche che ha stracciato l’iniziativa. Avevamo pure contro  tutta la popolazione degli inquilini, senza dimenticare il fronte rosso-verde con i classici satelliti.
Insomma anche i colleghi oltre Gottardo hanno fatto egregiamente la loro parte.
Un po’ meno per la verità i cantoni Romandi anche se va pure detto che i vodesi senza la città di Losanna avrebbero bocciato l’iniziativa e che la città Cantone di Ginevra non solo è presidio delle forze di sinistra ma lì la penuria è evidente anche per l’esiguità del territorio e per qualche improvvisata negli anni passati che hanno allontanato gli istituzionali dal mercato.
Siamo anche soddisfatti per aver evitato ai Comuni scomposte sollecitazioni da parte di gruppi organizzati o meno tendenti a destinare terreni pregiati alle cooperative od ad enti vari.
Fra l’altro non siamo ancora convinti che gli stessi si siano resi conto dello scampato pericolo.
Da ultimo siamo soddisfatti perché l’onere della prova passa ora a coloro che hanno lanciato l’iniziativa.
Da qui l’invito a realizzare e concretizzare operazioni di stampo cooperativistico e siccome hanno continuamente sottolineato tensioni e corposa domanda non dovrebbe essere poi così difficile.
I soldi ci sono, forse manca l’olio di gomito o più semplicemente la domanda.
A questo punto sarebbe opportuno togliere la bardatura e scendere dalla murata. Insomma abbiamo vinto!
Ma sicuramente ci comprenderete anche perché l’impegno c’è sempre stato ma non sempre siamo stati ripagati.
Ci siamo battuti per la soppressione totale e parziale (solo pensionati) del valore locativo, per la salvaguardia dell’autonomia comunale nell’ambito del processo “pianificatorio”, a difesa della seconda residenza ed altro ancora.
I risultati sono stati in parte deludenti anche se oggi abbiamo la prova provata che talune nostre resistenze non erano campate in aria.
L’effetto della legge sulla seconda residenza è sotto gli occhi di tutti come pure il grippaggio della pianificazione che ha ormai perso per strada l’agenda.
Una generazione di “pazienza poi si vedrà“!
Comunque su altri temi ci siamo mossi bene e qualche medaglia l’abbiamo portata a casa qua e là.
Ritornando alla recente votazione dobbiamo anche ringraziare il fronte borghese che ha rispettato le prese di posizione dei loro rappresentanti a livello istituzionale, e le associazioni economiche e professionali come la SVIT.
Un ringraziamento va anche all’associazione degli impresari costruttori che si è battuta contro l’iniziativa avendo capito che la stessa avrebbe mortificato la voglia di risanare gli immobili. Non solo una questione di principio ma anche di pagnotta.
Da ultimo dobbiamo ringraziare voi tutti.
I vari incoraggiamenti ci sono stati di conforto ma è il risultato il vero premio!
Ed in definitiva è il vostro premio!
Ed ora togliamoci veramente la bardatura e torniamo al quotidiano e scusateci se siamo andati un po’ lunghi.

Gli amici asiatici ci hanno regalato un altro virus che ci ha messo in ginocchio. Non eravamo abituati come loro a reggere i virus, anche se qualcuno siamo riusciti ad affogalo lungo il tragitto, e lo si è visto. Lo si è visto nel cammino molto difficile per giungere ad una sorta di arresto domiciliare per diluire la pressione sulla struttura sanitaria e toglier fiato a questo mostriciattolo. Facile a dirlo! Ci sono riusciti a quanto sembra i cinesi, dopo aver barato per un po’ di tempo sulla dimensione del contagio, il tempo necessario per mettere in riga la struttura locale del partito, sbattendo tutti in quarantena. Una condizione secca che risale ad un capitalismo con il martello, ad una conduzione unica ed ad una filosofia che impregna la comunità. Una sorta di bene comune condiviso. Da noi la situazione non era e non è così. Diversi interessi da coniugare, la necessità di preparare la pista d’atterraggio di fortuna, la presenza di una massa di individualisti talvolta in balia di “gufisti” di professione, la necessità di seguire a fari spenti la Confederazione ed il collasso oltre frontiera.
Ed allora cosa abbiamo per lo meno imparato? Che ci vogliono le Istituzioni ed il rispetto delle stesse.
Bisogna decidere e bisogna metterci la faccia.
Le nostre l’hanno fatto e lo stanno facendo. Non tutto convince ma prima o dopo trova il conforto delle dimensioni che ci attorniano.
Ed allora è prematuro appuntare medaglie ma possiamo fin d’ora affermare che per fortuna ci sono le istituzioni ed i loro interpreti. Finora si sono mossi con il massimo impegno e con cipiglio e di questo siamo loro grati. Abbiamo un GOVERNO ed in mezzo a questo casino, malgrado qualche trota bollita e rana toro fra gli spettatori, si è mosso in modo compatto.
La prova per nove? Il rispetto e l’abbraccio della Confederazione con tanto di pacca sulle spalle, all’inizio magari solo di circostanza, di coloro che ora si rendono conto che quanto si stava facendo lo dovranno fare pure loro! Con il vantaggio di poter attingere ai nostri protocolli.
Per quanto riguarda la struttura sanitaria non abbiamo parole.
Se è vero che la sua vocazione è la salute di tutti va detto che questa vocazione la sta cullando con inaudita forza. Ne siamo orgogliosi tutti e per il momento non possiamo che far giungere un grazie di cuore. Finita la buriana vedremo cosa si potrà ancora fare per la struttura stessa. Meglio qualche medico in più che decine di milioni in sentieri e piste ciclabili tanto per fare un esempio. Del resto fra le pieghe di quasi 4 miliardi di spesa una piccola sforbiciata al “foulard di seta” a favore della struttura sanitaria, per intenderci quella al fronte, sarebbe più che auspicabile. Anzi doverosa!

A proposito di spesa pubblica ci aspetta una bella iniezione nel circuito economico dopo la festa dei risultati positivi. La stessa sarà necessaria per tamponare lo sconquasso causato da questa emergenza che sta lasciando boccheggianti molte aziende e liberi professionisti. Manca la liquidità e le linee di credito sono esaurite in un momento dove l’arco temporale per uscire dal pantano non è facile da determinare. Qualche guru con sfera taroccata la spara convinto: prima o dopo ne usciremo! Altri lavorano sulle stagioni! Con il caldo il virus schiatta! Ma la filiera è piuttosto complicata perché coinvolge il locale fino al continentale.
Del resto non per nulla che gli americani stanno sorreggendo alla grande il sistema creditizio iniettando centinaia di miliardi di dollari.
Dobbiamo quindi prepararci a sostenere il tessuto economico garantendo un finanziamento ponte, anche in parte a fondo perso, e forzare gli investimenti strategici senza lasciarci condizionare dai soliti megafoni dell’ultima parola.
Alla luce del programma di legislatura pubblicato recentemente dal Consiglio Federale uno dei baricentri è la digitalizzazione la cui necessità risulta oggi più evidente.
Un compito che spetta in primo luogo alla Confederazione ed in seconda battuta anche al Cantone.
Ed anche noi nel nostro piccolo ci stiamo pensando.

Per fortuna che abbiamo abbattuto in parte i debiti pubblici grazie al freno all’indebitamento ed ad una gestione delle spese più attenta; definirla rigorosa alla luce dell’andamento degli ultimi dieci anni ci sembrerebbe però un tantino tirata.
Di spremere il cittadino in questo momento non se ne parla nemmeno, dato che tenere il ritmo di copertura dell’aumento delle spese sa già del miracoloso.
Anzi se togliessimo i riversamenti della Confederazione e della BNS la linea di galleggiamento sarebbe già coperta.
Potremmo però, per quanto ci concerne, attingere al mercato dei capitali prima che si formi la ressa! Portiamoci a casa 100 al costo di uno e poi dreniamo la cassa della Banca Nazionale.
Con il fieno in cascina si è più tranquilli pur correndo il rischio di qualche richiesta inopportuna.
A livello nazionale la risposta alla difficoltà è stata corposa! Termini ridotti, burocrazia contenuta e miliardi sul tavolo.
Per quanto ci riguarda abbiamo fiducia del nostro ministro delle finanze. Un chirurgo di guerra!

Questa situazione di emergenza sta comunque modificando taluni modi di approcciarci e di condividere. Intanto abbiamo riscoperto tutti la voglia di vivere. Accanto ad una buona solidarietà. I giovani si stanno occupando di coloro che gli hanno loro dato virtualmente la vita. Potranno attingere a storie, insegnamenti e delusioni, in parole povere all’esperienza. Troppe volte gettata nel secchio senza molto riguardo.
Nel mondo del lavoro l’utilizzo dei nuovi mezzi ha superato la prova. Si può fare molto anche con la condivisione degli spazi. Per certe professioni si potrà restare maggiormente in rete, lavorare da casa o con squadre ristrette. Lo si considerava già fattibile ma l’emergenza ha sdoganato maggiormente questa convinzione. Certo non contribuiscono atteggiamenti eccessivamente conservativi da parte dei rappresentanti delle parti sociali.

La crisi del Coronavirus, teniamo questa dicitura che ci ricorda un buon sigaro o una birretta per esorcizzare la paura, sta causando molti danni. La propensione al consumo è scesa drasticamente, la produzione frammentata e delocalizzata ha messo in subbuglio la filiera ed i risultati negativi delle aziende stanno innervosendo il credito. Anzi è proprio quest’ultimo aspetto che preoccupa di più sia chi elargisce (gli istituti di credito) e chi chiede un maggiore sostegno finanziario.
In questi momenti vi è crisi di liquidità e diverse aziende hanno esaurito le linee di credito. Chiederne delle nuove, o semplicemente rinnovarle, in un momento come questo non è impresa facile. Come abbiamo sentito la Confederazione ne ha già istituito uno sportello ben fornito e cercato nel contempo di snellire le procedure burocratiche. Ora tocca al Cantone come accennato più sopra. Una cosa è molto importante: va da sé che in una situazione cosi eccezionale e difficile per tutti,  è senz'altro auspicabile che compatibilmente con le proprie possibilità tutti si adoperino per facilitare le cose a ciascuno di noi.
Da ultimo dobbiamo tutti noi cercare, appena passata la buriana, di sostenere il nostro artigianato ed il nostro commercio. Con ciò non intendiamo consigliare solo abbondanti libagioni ma la spesa utile. Una rispolveratina alla casa, l’aggiornamento degli impianti, un acquisto a sorpresa che crea stupore e sorriso, un arredo adatto alla famiglia e via dicendo.


Il Presidente Cantonale
lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini