Da Economia Fondiaria no. 1/2023

Siamo in tanti, siamo pochi o siamo in troppi? Per rispondere dobbiamo muoverci anzitutto sulla scacchiera internazionale. Infatti la Cina conosce il suo primo inverno demografico complice l’allora limitazione al primo figlio, l’India cresce, l’Africa ribolle e l’Europa langue, anzi decresce! Senza scomodare le Americhe risulta quindi evidente che la scommessa è planetaria tanto più che stiamo erodendo il pianeta.
È quindi vero che nel complesso siamo in tanti e che forse siamo già troppi.
Ormai si parla di 8 miliardi di individui spalmati su tutto il globo.
Una moltitudine di gente che consuma e produce e che presenta tassi di natalità da mettere in difficoltà l’equilibrio planetario.
Si continua ad inquinare e si vive di palliativi. Imperversa la sostenibilità, il “green”, il BIO, la transizione dal fossile al rinnovabile e la continua denuncia con il telefonino in mano e con i congelatori accesi.
Tutto fa brodo evidentemente ma il problema va risolto paradossalmente con l’aumento del benessere per soddisfare l’equazione: più aumenta il tenore di vita più scende la natalità!
E sembrerebbe che siamo sulla buona strada almeno a giudicare dalle proiezioni.
Risulta perciò evidente che si avrà bisogno di maggior capitale, di nuove iniziative, di politiche distributive e soprattutto di progresso tecnico a meno di gettare il sacco e cullarsi nell’amaca della decrescita felice.
Termine che di per sé rappresenta già la resa.
Senza un aumento sufficiente della popolazione si contrae il consumo, la produttività e si incrina la solidarietà spontanea ed amministrata.
Chi lo dichiara apertamente è lo Stato – Partito per eccellenza e cioè la Cina!
Va comunque sempre tenuto presente che per il contenimento dell’inquinamento, pur scontando la continua crescita della popolazione, si sta facendo molto, per lo meno nelle economie mature.
Da noi sembrerebbe esser il caso!
Lo si afferma però con un certo pudore forse per non ridurre la pressione mediatica che sappiamo un tantino ideologizzata.
E ciò è un vero peccato. Meglio sarebbe coinvolgere la popolazione e farla partecipare ai risultati.
A proposito di popolazione residente svizzera si stima che a breve sfonderemo i 9 milioni grazie al saldo migratorio dato che quello naturale è deficitario.
Abbiamo infatti un tasso di natalità leggermente superiore alla Cina ma ancora nettamente insufficiente per garantire la crescita.
Fra l’altro questo esubero migratorio si concentra sull’urbano aprendo così il solito discorso di contrapposizione politica ed economica fra la Campagna e la Città.
Un fenomeno quindi che trascinerà a breve il paese nell’ennesima discussione sui flussi migratori.

Da noi calma piatta sebbene buona parte dei Comuni al piano denunciano ora leggeri aumenti della popolazione residente. È l’effetto pendolo della ripresa o dell’accoglienza dei profughi ucraini?
Lo sapremo fra un paio d’anni!
Per quanto riguarda l’economia fondiaria è presto per tirare delle conclusioni.
Sarà garantita la piena occupazione e soprattutto l’aggiornamento della sostanza?
Per concludere è ora e tempo che si padroneggino meglio questi temi assicurando la massima trasparenza ed il coinvolgimento della società civile.
Dovremo puntare alla migrazione selettiva come già applicata da talune nazioni? Dovremo lavorare meglio ed essere più produttivi? Dovremo aggiornare la formazione alleggerendo talune materie che si stanno rivelando ingombrati?
Di sicuro non possiamo permetterci di perder tempo.
Invecchiamo ed erodiamo la sostanza.

In questi ultimi mesi abbiamo assistito all’inasprimento del costo del denaro da parte della banche centrali dopo che queste ultime avevano inondato per anni mezzo mondo con capitale a tasso zero.
Allora si argomentò con la necessità di rilanciare l’economia dopo l’ennesimo fallimento delle finanza creativa.
Il motto: rilanciamo l’economia con plasma a buon mercato.
Quello odierno è semplicemente il contrario.
Strozziamo l’economia quel tanto che ci vuole per contenere l’inflazione.
Ed allora, come si fa sempre, si rincara il costo del denaro.
Il fatto che il costo del denaro sia aumentato in poco tempo ha ovviamente messo in allarme un po’ tutti.
Dalle aziende che devono attingere ai prestiti d’esercizio fino ai proprietari confrontati con un eventuale rinegozio della ipoteca esistente o in occasione dell’accensione di un nuovo mutuo ipotecario.
Che detto fra di noi è poi la stessa cosa.
È bene ricordare che il costo del denaro è quasi triplicato in un paio d’anni anche se veleggia per le ipoteche di primo grado pur sempre sotto il 3%.
Lo diciamo perché qualcuno di noi ha vissuto l’8%!
Una cartuccia per elefanti.
Ora è abbastanza chiaro che l’inflazione è dovuta in parte alla contrazione della filiera produttiva (magazzini quasi vuoti e prezzi alle stelle), alle varie sanzioni che hanno ingrippato il mercato dell’energia, ai soliti furbetti, alle rivendicazioni salariali ed al ricarico sui prodotti!
Senza dimenticare lo sconquasso dovuta alla pandemia.
Di certo non un’inflazione dovuta all’euforia di mercato!
Il compro tutto e subito!
Tutto quanto per dire che l’inflazione rientrerà a medio termine anche perché il mercato si sta già normalizzando e le strette monetarie stanno avendo il loro effetto dopo le prime strozzature.
Quindi a parte qualche rialzo del costo del denaro ancora previsto entro il primo semestre 2023 nel 2024 dovremmo assistere ad un riduzione dello stesso, quindi anche degli interessi ipotecari.
Non lo diciamo solo noi ma anche diversi analisti.
Del resto la nostra inflazione resta fra le più contenute al mondo se non la più contenuta per cui si presta meglio per un atterraggio morbido e sicuro.
Hanno giocato a nostro favore il franco forte che ci ha permesso di contenere qualche costo di produzione, la qualità dei nostri prodotti e non da ultimo il nostro buon nome al banco delle contrattazioni.
Ed allora abbandoniamo il nido del gufo e rischiamo qualche consiglio.
Meglio stare un pelino a corto ed attendere, diciamo due o tre anni, e mantenersi se del caso pure sul SARON che è il costo del mercato finanziario.
Occhio comunque alle formule o se preferite alle condizioni generali inserite nei formulari!

Sempre restando sull’argomento, alla luce delle considerazioni di cui sopra, risulta evidente che il temuto rialzo del tasso di riferimento che movimenta, se invocato, l’aumento della pigione perderà molto slancio.
Ricordiamo che il tasso di riferimento risulta dalla media degli interessi ipotecari applicati in tutta la Svizzera e che oggi è dell’1,25%!
Si tenga inoltre presente che il costo medio delle ipoteche erogate ad oggi, quindi prima dell’arrotondamento, è dell’1,18% e che per passare all’1,50% lo stesso dovrebbe salire all’1,39%!
Pur scontando l’aumento in corso ma tenendo presente la composizione odierna e cioè che buona parte dei mutui hanno ancora scadenze allungate sarà veramente improbabile che il tasso di riferimento salga nel secondo semestre.
Anzi saremmo pronti a scommettere che non salirà quest’anno.
Quindi calma e gesso!
Nessun aumento per gli affitti in essere.
Non va inoltre dimenticato che dalle nostre parti l’obiettivo principe, in considerazione dello sfitto, rimane pur sempre quello di assicurare la piena occupazione.
Sia da parte dei privati che da parte degli istituzionali che stanno presidiando sempre più il residenziale.


Siamo messi un po’ maluccio e sono i dati a confermarlo. Stiamo parlando delle finanze cantonali. Già abbiamo un buco strutturale al quale ora dobbiamo aggiungere il mancato incasso da parte della banca nazionale. E non è tutto! Meno incassi da parte dell’imposta di circolazione e probabile rinuncia al 2025 della tassa di collegamento. Per buona pesa possiamo aggiungere la riduzione degli utili da tassare dovuti al maggior costo del denaro ed alla contrazione della domanda.
Non da ultimo la frenata, che speriamo controllata, dell’economia fondiaria, che come sappiamo è solida finanziatrice dell’impianto statale.
Pensiamo solo alle tasse di registrazione ed agli utili immobiliari.
Ora si sapeva o non si sapeva?
Centra poco a questo punto. L’unica cosa che sappiamo è che il Ticino è in parte ancora ipotecabile e che per fortuna abbiamo il freno all’indebitamento.
Ma ora però siamo sul crinale e si dovranno prendere delle decisioni sicuramente poco simpatiche. Del resto lo richiede il popolo che ha chiesto di pareggiare i conti entro il 2025!
Certo che con queste premesse dovremo sperare che l’attrattiva non venga meno e che il ceto maggiormente pagante non ci abbandoni.
Ceto che fra l’altro fa sempre più gola a chi ci attornia!

Si è aperta la campagna elettorale. Spuntano i soliti programmi che non verranno mai verificati a livello di congressi intermedi, le liste da commentare ed i soliti confronti massmediatici.
Purtroppo non si presentano visioni, non si dibatte come si possa uscire dal fondo classifica e ci si avvolge nel presentismo e nel presenzialismo.
Ma è così da anni quindi non prendiamocela più del tanto.
È però sinceramente un peccato che nei partiti di governo il confronto interno si sia vaporizzato.
A suo tempo erano vere palestre.
Ma dobbiamo anche riconoscere che il mondo è cambiato e che la comunicazione si presta a tutto.
Un paio di serate storte e si arrischia di vanificare buona parte dell’impegno.
Quindi incominciamo a ringraziare chi si mette in lizza sperando che dal gruppo escano i migliori.
È a loro poi che consegniamo la nostra azienda con tutti i valori che racchiude.
E sono poi ancora loro che faranno o modificheranno le leggi consegnando la loro applicazione ai funzionari dipartimentali.
Ed allora un auspicio lo possiamo pur sempre esporre.
Che prima di promuovere leggi si concentrino sulla loro fattibilità finanziaria e si preoccupino della loro attualità nel tempo predisponendo controlli periodici.

Da ultimo il Governo Federale per bocca del suo ministro Parmelin si dichiara preoccupato per la probabile penuria di appartamenti dovuta alla migrazione. Si parla di 100'000 persone in più e della necessità di produrre almeno 50'000 appartamenti all’anno.
Probabilmente si riferisce ai punti caldi dell’Altopiano!
Quindi saremmo fuori zona anche se ci aspettiamo la solida sirena dell’emergenza.


Il Presidente Cantonale

Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini