Da Economia Fondiaria no. 5/2023


In occasione di un ultimo articolo avevamo fatto un breve cenno al modello di perequazione finanziaria fra Cantoni robusti (sempre meno) e Cantoni fragili, fra quelli che alimentano il fondo e quelli che ricevono. Uno dei tanti modelli di solidarietà amministrata di cui si parla poco anche se si intravvedono i primi nervosismi.
Intanto incominciamo con il dire che l’intero territorio svizzero è suddiviso in 8 regioni di cui 2 corrispondono a dei singoli Cantoni e meglio Zurigo e Ticino e le altre 6 corrispondono ad un grappolo di Cantoni. Tanto per fare due esempi: l’Espace Mittelland composto dai Cantoni Berna, Friburgo, Giura, Neuchâtel e Soletta e la Zentralschweiz composta da Lucerna, Nidvaldo, Obvaldo, Svitto, Uri e Zugo.
A dir la verità non sono proprio due regioni scelte a caso ed il perché è subito detto.
La prima regione è la più disastrata, almeno alla luce dei parametri utilizzati nel modello e la seconda la più virtuosa trascinata da Zugo e dai cosiddetti Cantoni primitivi.
La prima è invece composta da Cantoni che non brillano in fatto di gestione pubblica il cui capofila è Berna attorniata da Soletta, Neuchâtel, Friburgo e Giura.
Va da sé che la zavorra più importante è rappresentata dal Canton Berna e ciò spiega lo sguardo truce degli zurighesi ed il digrignar di denti degli zughesi.
Per render l’idea il tavolo dei direttori delle finanze cantonali è collegato a salette comunicanti che servono per decantare attriti e divergenze.
E noi che figli siamo?
Ma tutto sommato, almeno fino a poco tempo fa non male.
A limite della linea di galleggiamento con qualche imbarcata d’acqua, ma pur sempre con una buona tenuta.
Di sicuro siamo ancora al di fuori della bagarre che si sta profilando.
Basilea e Ginevra sonnolenti, Zurigo e Zugo nervosetti ed i loro satelliti spettatori paganti e non paganti.
Sullo sfondo un altopiano che arrischia di spaccarsi in due.
Ed alle nostre latitudini?
È a tutti noto che conosciamo a livello cantonale un modello analogo.
La perequazione fra Comuni forti, che alimentano, e Comuni che ricevono.
Anche da noi si percepisce un certo nervosismo.
Basti pensare a Lugano e alla Collina d’Oro che sono in pratica due delle locomotive che trainano un lungo convoglio.
Tutto sbagliato? NO, sono modelli discussi, bilanciati e soprattutto approvati dopo lunghe discussioni.
Solo che talvolta vanno aggiornati o per lo meno verificati.
A meno che le tabelle utilizzate contengano già tutti gli elementi che rispecchiano andamenti e dinamiche.
Modelli reattivi come si suol dire.

L’apposito Gruppo di Lavoro con la SUPSI, dopo aver soppesato le esperienze cantonali significative ha ispirato la riforma fatta propria dal Governo in risposta al mandato del parlamento di sostituire il coefficiente di imposta cantonale, ora al 97%, con misure mirate a favore delle persone fisiche.
La proposta ancora in esame in sede commissionale si articola su 4 elementi: aumento delle spese professionali per i dipendenti, adeguare l’imposta di successione e donazioni in funzione delle realtà familiari odierne, ridurre la pressione fiscale per chi preleva il secondo pilastro e ridurre le aliquote per le fasce di contribuenti penalizzati nel confronto intercantonale.
Si propone quindi di incentivare il lavoro riconoscendo maggiori spese professionali, aggiornare l’imposizione della successione e della donazione, alleggerire la tassazione del ritiro del secondo pilastro e smussare le aliquote per contribuenti di peso.
Un elemento portante della riforma è rappresentato dalla proposta di alleggerire la successione.
Un’imposta meno incisiva che agevolerebbe un processo di successione aziendale senza turbare più del tanto lo sviluppo sereno di una disanima su tutto quanto ciò comporta.
A nostro avviso è un elemento molto importante per coloro che intendono ampliare od insediare nuove aziende.

Ci sembra un pacchetto equilibrato teso anche a mantenere contribuenti interessanti ed attirarne altri adeguandosi nel contempo alle nuove forme di convivenza.
V’è da sperare in una rapida adesione a questa riforma, senza tentativi di spacchettamento o di nuove bocce a contorno.
Non fosse il caso sarebbe un pessimo segnale per coloro che sono ancora nella fase intenzionale come pure per coloro che risiedono ed hanno così la possibilità di interrogarsi.

Attualmente il mercato dell’affitto è trainato non tanto dal saldo naturale, che è negativo, ma dalla migrazione. Entrano perciò più persone di quelle che lasciano il nostro territorio. Nella dinamica rientrano anche coloro che beneficiano dello statuto di protezione S che comporta il diritto di soggiorno (estendibile anche fino a 5 anni), il diritto di alloggio, di accesso alle cure mediche e il diritto di esercitare un’attività anche indipendente. Tutto quanto per dire che il rientro dello sfitto è ancora lento malgrado la produzione stia rallentando e che una parte della domanda è ancora rappresentato da beneficiari dello statuto S o da asilanti veri e propri.
Ora siamo abbastanza convinti che lo sfitto effettivo tenendo conto del canonico aggiuntivo del 15% dovuto alla diligenza un po’ claudicante da parte dei proprietari, si avvicini ancora alla soglia delle 6000 unità non occupate.
Disponibilità ovviamente concentrate nel tessuto urbano dove l’offerta anche in pigioni accessibili è più che robusta.
Per il prossimo rilevamento giocheranno un ruolo la gelata nella produzione e magari il primo rientro dei rifugiati.
Staremo a vedere.
Dobbiamo ribadire che il rilevamento è fatto bene e che la rispondenza dei proprietari è ancora lodevole, non da ultimo se consideriamo che sono confrontati ogni anno con formulari vari.
Da anni, con altre istituzioni, abbiamo chiesto di modificare la sistematica del rilevamento anche allo scopo di unificarla a livello nazionale.
Ed ora finalmente l’ufficio federale di statistica ha presentato un nuovo modello che verrà posto presumibilmente in consultazione.
Verrebbe da dire “meglio tardi che mai”.

Siamo alle soglie delle importanti votazioni nazionali. Al Ticino spettano 8 deputati al Consiglio Nazionale ed i due costituzionali al Consiglio agli Stati. A livello nazionale gli esperti prevedono un buon risultato dell’UDC che dovrebbe quindi recuperare alla grande quanto perso alle ultime votazioni, per il PS un buon risultato, per il PLR qualche problema e per il Centro una solida tenuta.
Per i Verdi invece si prospetta una flessione importante e ciò è dovuto all’impossibilità di ripetere il formidabile risultato di 4 anni fa, alla concorrenza dei verdi liberali e ad una stanchezza degli argomenti.
Non da ultimo anche perché il “sostenibile” appare un po’ dappertutto.
I temi a traino sono i soliti: la salute ed il suo costo, l’approvvigionamento energetico ed il clima, il rapporto con l’EU, la migrazione e la politica dell’asilo, l’invecchiamento, il diritto d’urgenza e le Finanze.
Ognuno degli schieramenti spalmerà con diverse intensità i temi di cui sopra per cui alla fine resteranno poi solo la migrazione, la previdenza, il costo della salute e le finanze sane.
Per il rapporto con l’UE la situazione ad oggi consiglierebbe una certa prudenza visto che i loro rappresentanti non sono più disposti ad aggiornare i bilaterali, ci impongono il loro diritto e ci stanno dettando i tempi.
Per l’energia siamo a posto. Innalziamo le dighe, puntiamo al solare e rispolveriamo il nucleare. Senza dimenticare il risparmio ascrivibile al progresso tecnico e a quello spontaneo.
Ci ha sorpreso il profilare delle liste e delle loro “sottoliste” come pure le varie congiunzioni.
Sposalizi condizionati e abbracci solo parziali.
Ma poi ci siamo messi il cuore in pace.
È ormai patrimonio nazionale.
Ci ha invece sorpreso la presenza di qualche irriducibile che sgambettando si è intrufolato come pure qualche “tarzan” della politica.
Ci si risponderà che la passione non viene mai meno, che non si è saputo dire di “no” alle sollecitazioni e che il cambiar pelle è talvolta indice di maturità.

Noi non possiamo che ribadire quanto fin qui sempre sostenuto. Si vota borghese premiando la competenza, quanto fatto per il Ticino e la vicinanza alle associazioni economiche.
Per i nuovi, l’esperienza maturata a livello cantonale.
Ovviamente la precedenza va data alle nostre ed ai nostri soci.
Per quanto ci riguarda il Consigliere Nazionale Fabio Regazzi, nostro socio e parlamentare nazionale di lunga data, ed il collega Alex Farinelli.
Ambedue si presentano sia per il Nazionale che per gli Stati.

Il primo è il più collaudato vista la lunga esperienza cumulata sia a Berna che in Ticino, prima come deputato al Gran Consiglio e poi come Presidente dell’AITI ed ora presidente nazionale delle camere di Commercio (USAM) mentre il secondo ha saputo anch’egli posizionarsi come parlamentare preparato su molti temi. Farinelli è vice-direttore della sezione ticinese degli impresari costruttori per cui molto vicino all’economia fondiaria.
Egli è sindaco di Comano e già capogruppo PLR in Gran Consiglio.
Da ultimo sono due candidati sostenuti anche dalle associazioni economiche.

Ci permettiamo infine di raccomandarvi anche due candidature per il Nazionale che riteniamo idonee a rappresentare gli interessi del Ticino e pronte a confrontarsi con i temi nazionali e meglio le deputate Alessandra Gianella e Sabrina Gendotti che sono fra l’altro delegate della CATEF all’assemblea cantonale.
Gianella è anche vice-presidente del PLR nazionale e capogruppo in Gran Consiglio, Gendotti si è distinta come ottima generalista in grado di padroneggiare diversi temi oltre a quelli di natura giuridica più vicini alla sua professione di avvocato e notaio.

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini