Da Economia Fondiaria no. 3/2024


Con le elezioni comunali si è chiuso l’anno elettorale a dire il vero senza molti sconquassi. Qualche salto della quaglia qua e là ed una manciata di pretendenti rimasti in tuta negli spogliatoi. In generale si può però dire che chi si è speso per la gestione pubblica è stato premiato. Per quanto riguarda gli schieramenti esce rafforzato il fronte moderato nel quale noi borghesi ci riconosciamo mentre indietreggia il campo largo dei progressisti, anche perché il gemellaggio rosso-verde non ha brillato più del tanto.
Per quanto riguarda le città, buona riconferma dei sindaci per la loro competenza e facoltà dirigenziali. Come d’abitudine la CATEF non si agita più del tanto nelle votazioni comunali ragion per cui la brillante elezione dell’Avv. Fabio Käppeli, membro del vostro Consiglio Direttivo, a Bellinzona, ci ha fatto doppiamente piacere.
Ora lasciamo decantare il tutto nella scia della politica Karaoke e del cornetto mattutino senza dimenticare di augurare agli eletti buon lavoro. I problemi e le sollecitazioni non mancheranno anche perché il loro territorio di competenza è appena fuori dell’uscio!

Quest’anno le sezioni della CATEF si sono chinate su tre temi molto importanti. Il primo l’aggiornamento dei piani regolatori, il secondo il risanamento degli immobili ed il terzo quello dei beni protetti. Serate ben organizzate che hanno permesso ai presenti di prender atto delle regole del gioco dettate da norme federali, cantonali e comunali. La loro attuazione porrà sicuramente a medio e lungo termine diversi problemi ed orienterà la voglia di investire.
Per quanto riguarda i piani regolatori sappiamo che andranno aggiornati in temi ragionevoli e che tutto quanto dipenderà dai calcoli sulla contenibilità e sul fabbisogno prevedibile per i prossimi 15 anni, definito sulla base di una sorta di rapporto sugli indirizzi comunale, per i raffinati il Piano d’azione comunale (per gli amici al bar il Masterplan).
Il problema come sappiamo è che vi saranno diversi esuberi da far rientrare congelando edificabilità, riducendo gli indici di sfruttamento oppure declassando i terreni a zona verde.
Per dirla tutta il vero problema è l’indennizzo ed appare sempre più probabile che determinati terreni poco o non urbanizzati che già allora, dopo il 1980, si trovavano in una zona edificabile palesemente sovradimensionata, arrischieranno di non venir indennizzati alla luce delle sentenze del tribunale federale.
Del resto quanto sopra è stato ancora confermato dal Direttore del Dipartimento competente in una recente intervista.
A noi resta per lo meno la soddisfazione di aver tentato poco più di una decina d’anni di sottolineare l’incidenza della legge sull’autonomia comunale e sul forte pericolo della riduzione della zona edificabile, ma senza particolare successo.
Non da ultimo per la danza del ventre di parecchi sindaci convinti di contribuire al contenimento della bieca speculazione immobiliare e rientrare così nella categoria dei commisurati e sensibili.
Oggi sono invece chiamati al lavoro sporco delle rasature perché il Cantone ha più volte precisato che lui non centra. Egli si limiterà ad avallare i calcoli ed a fornire consulenza!
Ovviamente si riserverà il diritto di controllare che il tutto sia fatto secondo legge!
Per la cronaca, la legge sulla pianificazione del territorio venne approvata alla grande anche per il sostegno dei Cantoni e delle città dell’altopiano.
Sempre restando nell’argomento, è stata recentemente presentata una mozione inoltrata dal Presidente della sezione di Mendrisio e dal Presidente della sezione di Biasca e Valli, per non far nomi l’On. Padlina e l’On. Terraneo, con la quale si propone di utilizzare in modo più esteso i parametri di giudizio messi a disposizione dal Dipartimento Federale allo scopo di ridurre il più possibile le rasature.
Un tentativo che si spera dia i sui frutti anche se va pur sempre ricordato che a suo tempo la Commissione competente del Gran Consiglio aveva già apportato delle correzioni tese a mitigare l’impatto originale.
Tutto quanto per dire che ritorneremo per forza quanto prima sull’argomento, non appena i rilevamenti verranno fra qualche mese - del resto le votazioni sono da tempo concluse - resi pubblici.

Il secondo tema è quello dei risanamenti. La sezione di Lugano ha organizzato due interessanti serate dedicate a questo tema. Nella prima si è parlato maggiormente dei contenuti tecnici, dei programmi messi a disposizione e della fattibilità degli interventi. Nella seconda sono state presentate tutte le possibilità offerte dalla legge e dalla giurisprudenza per fiscalizzare parte delle spese sostenute.
Un ottimo lavoro che servirà a comprendere meglio come dimensionare gli interventi per risanare e riqualificare.
A questo punto ci corre l’obbligo di ringraziare gli specialisti che contribuiscono con il loro impegno ad elevare il livello conoscitivo.
Giusto anche ricordare che anche l’ente pubblico ha fatto la sua parte.
Del resto basta dare un’occhiata al nostro sito dove abbiamo riportato gli interventi dei relatori per capire quanto impegno ci stia dietro.
Fra l’altro queste disponibilità, come del resto per le associazioni in genere, si testimoniano con il prolungato applauso e con la classica bottiglia al guinzaglio. Nulla di più!
Averne!

Il terzo tema è quello dei siti protetti e della loro cornice. Anche su questo tema ci siamo confrontati. Stiamo parlando di beni protetti catalogati dalla Confederazione, dal Cantone e dai Comuni.
Non solo castelli, chiese o ville maestose, ma di una miriade di beni cha vanno dall’altare al muro a secco.
Senza dimenticare quando “firmato” da qualche architetto una sessantina d’anni fa, oggi considerato come inestimabile testimonianza.
Ora dato che questi beni protetti si trovano in genere nei tessuti urbani più immediati o nei nuclei originali è chiaro che la loro presenza rappresenta una sfida per riqualificare loro ed i comparti che li attorniano.
Senza dimenticare il recinto rappresentato dall’ISOS che tutela i siti pittoreschi.
Per dare un’idea dell’immobilizzo incomincia a diventare moda corrente l’introduzione di zone di pianificazione che congelano interi territori in attesa della definizione finale dei siti di proteggere.
I tempi di copertura: cinque anni estendibili a sette!
Dalla scuola elementare alla scuola media!
A questo punto ci sembra utile precisare che non siamo manovratori di motofalciatrici ma semplicemente fautori del fattibile e del buon senso.
Se ben ricordiamo avevamo persino suggerito la creazione di una sorta di architetto di città con il quale si possa colloquiare alla ricerca della tutela intelligente oppure alla complicità sensata.
Se fate così vi sostengo!
Sinceramente un ruolo non facile ma almeno costruttivo.
Una figura severa e competente ma pronta a difendere quanto concordato.
Nel caso contrario vorrà dire che tutto resterà come prima in attesa di un secondo tentativo.

Per questi tre temi le regole del gioco sono chiare. Ora si tratta di assisterle con esempi concreti.

Secondo l’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, la Svizzera è fra le migliori nazioni nella distribuzione del generato, nella produttività, nel grado di benessere e nella longevità. Inoltre ha un’inviabile formazione duale, una sostanza pubblica che è lì da vedere ed una rete sociale formidabile.
Tutto questo è merito del lavoratore, dell’imprenditore e del contribuente.
Quindi ci sarebbe da essere orgogliosi ma anche un tantino preoccupati.
La natalità è quella che è, il ricarico dei costi sta scricchiolando, anche perché non più supportato dall’aumento della produttività. Possiamo anche aggiungere che chi ci attornia consuma di meno!
Ma malgrado ciò siamo ancora un’isola felice per cui poco si comprende il continuo lamentio e le litanie rivendicatrici da tavola imbandita.
Il tutto ovviamente accompagnato dal solito studio di giornata, subito raccolto da qualche formazione politica, da associazioni non profit senza dimenticare i sindacati che navigano con i contratti collettivi e pensionati.
Intendiamoci, ognuno ha diritto di presenza e di opinione ma tenendo sempre presente la fragilità della crescita felice (non usiamo il termine decrescita per il semplice fatto che ciò implica mangiarsi anche la dispensa) e lo spazio limitato per mantenersi sopra la linea di galleggiamento.
Insomma, questo continuo rullar di tamburi e la denuncia ricorrente non solo crea nebulosi colpevoli, ma immunizza il paese che sta passando sempre più al “chi se ne frega”, cullato dal vento di giornata.
Ci mette del suo anche la “politica karaoke” e gli economisti da disco rotto che non hanno mai diretto un’azienda sempre che lo sapessero poi fare.
Fra l’altro sono sempre gli stessi. Forse è il retaggio della fuga di cervelli.
A loro dire abbiamo un valore aggiunto insufficiente, ci fatturiamo addosso, importiamo mano d’opera a basso prezzo in barba ai contratti collettivi, il capitale ama così tanto il Ticino per cui si può strizzarlo, lo Stato ci accompagna doverosamente dalla culla alla bara, il cittadino ha i suoi diritti lo Stato solo doveri e via dicendo
Questo è quanto ci sentiamo dire ogni giorno in maniera diretta od indiretta.
Il guaio che uno alla fine ci crede e peggio ancora manco s’interroga!
Vincono così ignavia e sfiducia.
E per rimettere la catena incominciamo a metterci in zucca che siamo fra i migliori e che vorremmo restare tali.
Sarebbe già un bel passo in avanti.

Non sarà sfuggita la continua sottolineatura della natalità. Lo facciamo per tener conto della sua incidenza che avrà, anzi sta già avendo, sulla convivenza civile e sull’economia.
Incominciamo comunque con il dire che è un fenomeno quasi planetario e che rispecchia l’equazione “più benessere = meno natalità”.
Ciò significa che i devastanti scenari della crescita esponenziale andranno aggiornati e con quelli la speranza di essere in grado di poter contare sull’allungo dell’arco temporale per contenere o meglio ancora evitare il degrado del nostro continente.
Nelle realtà europee l’andamento è ormai chiaro al punto che si parla di deserto demografico o peggio ancora di peste bianca.
Diverse nazioni si vedranno diminuire la popolazione residente come pure la popolazione attiva.
Il perché? Un mix di fattori. Il benessere, la crisi della famiglia, le giuste ambizioni delle donne, il costo della discendenza, il futuro nebuloso e via dicendo.
Il risultato? Manca mano d’opera, consumo che si contrae (con il tempo anche di spazi), cresce il disorientamento da parte della classe imprenditoriale, il capitale che cercherà nuovi sbocchi ed il patto generazionale che arrischia di andare in frantumi.
Del resto il primo assaggio l’abbiamo avuto con la tredicesima AVS.
Ma perché poi ci preoccupiamo più del tanto? Semplice, non si vuole accettare l’evidenza dei fatti e ci si accontenta di un antidoto in buona parte ormai superato come quello di creare “asili nido”.

Un’altra determinante tosta è “l’intelligenza artificiale”. Quella in grado di replicare buona parte degli atteggiamenti e dei ragionamenti umani sulla base di una base conoscitiva quasi infinita.
Dati, dottrine, norme, esperienze, il tutto declinato per rispondere ai quesiti posti o peggio ancora in grado di orientare l’opinione pubblica.
Ora è evidente che un simile “soggetto “divorerà una parte della esperienza accumulata rendendo così più esposta la consulenza.
Pensiamo solo alle arti liberali!

In fin dei conti stiamo sempre parlando del cambiamento e della necessità di saperlo individuare per poi essere in grado di gestirlo al meglio.
Questa è la grossa scommessa che non si vince con bandiere e fischietti.
Se la vogliamo vincere dobbiamo fare squadra.
Magari meno funzionari ma più gente al fronte.

Ora siamo alle porte dell’estate. Qualche malinconia dei tempi passati. Prima l’attesa dei voti e poi la scoperta del mondo di allora! Il mare o le nostre montagne. Tutti assieme!
Tempi passati? Si direbbe ma lo spirito è ancora intatto.
Basta crederci.
Del resto abbiamo tutto in casa se proprio non vogliamo fare le valigie e buttarci in affollate autostrade.

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini