Da Economia Fondiaria no. 1/2017

Intanto buon anno a tutti.
Salute e serenità, il resto segue!

Detto questo vediamo di rimettere la catena. I temi sono ovviamente sempre più o meno gli stessi, cambia solo la loro intensità ed attualità. Alcuni di questi, come la legge sulle seconde residenze, stanno dispiegando sempre più il loro effetto intossicante al punto, restando sulla citata legge, che dobbiamo ammettere che ci siamo parzialmente sbagliati quando affermavamo che le nostre valli e le nostre rive lago, non erano località tipo St. Moritz e quest’ultime perle sarebbero state le uniche a beneficiare di una plusvalenza della sostanza esistente.
In effetti sembra che non sia così.
Complice anche l’asfissiante pressing del fisco d’oltre confine e della nostra disponibilità a tracciare (denunciare) la presenza degli ospiti benestanti a quanto sembra il mercato sta crollando.
Per qualcuno salti di gioia per il ritrovato spazio per la vacca bruna, da tempo delimitato dalla legge sulla pianificazione ed in parte divorato dal bosco, per altri il segnale di un lento e sicuro degrado.
Si imboscano gli ospiti, parte o passa a miglior vita quell’élite che qualificava l’ambiente e spendeva alla grande, a causa delle legge non si produce più ed il degrado dell’esistente in parte già datato risulta sempre più evidente.
Insomma se alle nostre “Portofino” slitta la frizione ti saluto alle altre.
Per noi la brezza sta diventando sempre più gelida.
Si costruisce meno e soprattutto si investe con il contagocce nell’aggiornamento della sostanza nelle nostre valli ed anche parzialmente a lago contribuendo così ad alimentare il declino di intere regioni.
Meno artigianato, meno ricambio nell’utenza, sconforto e soprattutto, in un momento di enormi posizionamenti (prima io e poi vedremo!), rischio di abbandono.
In tutti i casi ci stiamo perdendo tutti.
Città, campagna, al piano ed in costa!
Potremmo riprendere la tiritera del nostro impegno di allora e sottolineare l’ignavia delle nostre autorità (tutto documentabile a "classorate”) ma ormai è acqua passata.
A noi preme invece oggi formulare due raccomandazioni.
La prima si riallaccia alla nostra stupida e consolidata vocazione del primo della classe abilmente alimentata da chi ci trae vantaggio (più carta più scrivanie) e si riassume nell’invito di non complicare la situazione con qualche legge cantonale del cavolo.
La seconda di monitorare la situazione per essere in grado, se possibile, di correggere il tiro e supportare intere regioni classificate come turistiche e che a norma di legge sono bloccate per sempre.

Per quanto riguarda la Legge sulla pianificazione la bufala del non “dezonamento”, inteso -  qui non si costruisce più -, risulta sempre più evidente. Intanto la legge lo prevede ed i vallesani, da sempre ritenuti con i grigionesi per il loro atteggiamento, repubbliche a sé, hanno deciso di smussare la loro resistenza ammettendo che un eventuale rifiuto di ridurre drasticamente le zone edificabili potrebbe costare molto caro. Mamma Elvezia impugnerebbe la falce!
Qualcuno afferma che questo segnale di arrendevolezza è teso a farsi riconoscere una zona dove parcheggiare senza dichiararli inedificabili un po’ di terreni, la classica zona di riserva che proprio la legge però vieta!
Una resa condizionata ma pur sempre una resa.
A conferma la decisione di un villaggio turistico dell’alto Vallese di ridurre drasticamente la superficie edificabile del suo comprensorio. Una spontanietà indotta? Può darsi!
Ora ritorniamo al nostro dubbio.
Le nostre autorità hanno pubblicamente dichiarato che, malgrado un esubero di edificabilità lievitata come un panettone, non si declasseranno i terreni edificabili in esubero rendendoli “inedificabili” e riconsegnabili, se idonei, alla coltivazione ma si opererà con compensazioni.
Così i Comuni non dovranno scucire un copeco.
Ti tolgo una parte della tua edificabilità e la maggioro altrove.
Più altezza per capannoni, qualche piano in più e sgonfiamento altrove?
Sarà vero od è una manovra per addormentare il pupo?
Noi qualche dubbio l’abbiamo e l’esterniamo anche a costo di passare per rompiscatole.
Ora attendiamo la risposta del Governo ad un atto parlamentare inoltrato dal deputato Terraneo, membro del nostro Consiglio Direttivo, atto teso proprio a far luce sulla faccenda *.
Se ci siamo sbagliati faremo ammenda!
Se invece l’abbiamo vista giusta abbiamo evitato di passare per utili idioti.
Ovviamente non solo noi.
L’intera classe politica ed i formatori d’opinione. * (n.d.r. nel frattempo il Governo ha risposto all’interrogazione e la sua presa di posizione - che conferma ampiamente quanto da noi da tempo sostenuto - è pubblicata per esteso nell’articolo che segue).

Preoccupa la continua sollecitazione del nostro apparato democratico. Ormai, ogni trimestre, e non solo in clima di campagna elettorale, il popolo sovrano è chiamato ad esprimersi. Complice la raffica di iniziative ed di referendum. Ormai le autorità politiche sono sotto assedio. Discutono, decidono e poi viene lanciato il “copertone d’azzanno” al popolo.
La solita campagna urlata, un pacco di fregnacce ed una perdita di tempo incredibile.
Il tutto con il supporto di un giornalismo di giornata portato più a lasciar ringhiare che a condurre una discussione favorendo la realtà dei fatti.
Del resto la mancanza della cultura della verità, dell’evidenza dei fatti e del “vero o falso”, non solo limita la crescita di una classe dirigente ma stordisce il popolo ed inquina il processo politico.
Insomma tutti ci mettono del loro.
Altro che populismo.
Da tempo gruppi di lavoro ed i partiti stessi si interrogano sul da farsi.
C’è chi vorrebbe introdurre il divieto di riproporre il medesimo tema per un certo periodo ed altri che auspicano l’abbandono di titoli ad effetto a favore di una maggior chiarezza sull’intenzione della sollecitazioni. Evitare nel limite del possibile, il solito titolo strappalacrime o a sensazione!
Altri auspicano un maggior rispetto della costituzione ormai considerata un contenitore.
Sull’altro fronte, a difesa, i maggiori utilizzatori di questi strumenti.
Utili per la democrazia, per il sano confronto, per dar fiato alle minoranze (si fa per dire), per l’approfondimento (in realtà per confondere) e via dicendo.
In tutti i casi per marcare presenza e per mobilitare la base.
La soluzione? Molto facile! Si raddoppino le firme necessarie!
Il numero necessario fu del resto fissato quando la Svizzera aveva la metà della popolazione e qualche firma bisognava raccoglierla a dorso di mulo!
E per ripristinare un confronto politico autentico bisognerebbe introdurre pure una soglia di rappresentanza o di sbarramento.
Diverse nazioni e cantoni già la conoscono!
Le formazioni che non la raggiungeranno dovranno starsene a casa e limitarsi a qualche accompagnamento con campanacci vari. Un discorso politicamente scorretto? Può anche darsi.
Ma dopo si dovranno confrontare maggiormente i partiti d’intesa al Governo con quelli all’opposizione che saranno costretti ad abbandonare la “cultura del NO ad oltranza” a beneficio di visioni condivisibili e chiare.

In questi giorni è più volte risonato il richiamo ai tagli di 200 milioni. Ora, appurato che le uscite continuano ad aumentare, c’è qualche cosa che non quadra! Sono impegni presi ora disattesi? Sono risparmi di funzionamento (maggior efficienza a minor costo) oppure sgonfiamenti di preventivo? O rinunce dolorose? Stiamo parlando del piano quadriennale?
Per il momento abbiamo un dubbio.
Non è che stiamo parlando del programma di risanamento posto in massima parte sul gobbone dei proprietari e degli automobilisti oppure si tratta veramente di un programma di sangue a strascico?!
Di certo un po’ d’ordine andrà fatto partendo dalla classificazione delle maggiori spese annuali (quindi dividendo se del caso i contratti quadro quadriennali) per poi scendere su posizioni meno importanti ma che formano trippa.
Insomma per evitare un taglio lineare e bloccaggio in quota per qualche anno sarà opportuno incominciare quanto prima.
Del resto una iniziativa per un percorso di maggior rigore, anche con raddoppio “virtuale” delle firme, passerebbe al volo.
Bisturi, falce e martello!
Per quanto ci riguarda noi abbiamo già dato (i proprietari) e con noi gli automobilisti, che in pratica siamo in buona parte poi ancora noi!
In pochi anni si è diminuito la riduzione forfettaria delle spese, si è aumentato il valore locativo delle seconde residenze, si sono aumentate le stime, si sono aumentati i diversi costi “amministrativi” che gravano la movimentazione della sostanza immobiliare.
E già che ci siamo prendiamo a braccetto anche l’automobilista alle prese con i vari balzelli e tasse orientative ed educative.
Il tutto in un clima nebuloso fra polveri fini e rumori infernali!
Facciamo progressi ma tu potresti far meglio.

Ora per quanto ci riguarda la nostra pazienza è esaurita.
Del resto quanto per legge permesso e di competenza del Governo è già stato bruciato e quanto benedetto dal nostro Parlamento, sempre che ne abbia soppesato il contenuto, pure!
Ora l’avviso ai naviganti!
Chi tocca i fili muore.
La sostanza e la mobilità hanno fatto la loro parte e noi staremo alla transenna pronti a scendere, se necessario, in campo.
Per i proprietari, per i risparmiatori, per l’economia fondiaria e per il lavoro che la stessa assicura.
Senza dimenticare qualche centinaia di milioni per le casse statali!

Una recente trasmissione televisiva che a quanto pare è quella che registra il maggior ascolto (speranza del confronto duro o pochezza dell’alternativa?) ha denunciato delle situazione indecorose in alcuni stabili precisando però che non concernono la maggior parte dei proprietari (magari la minoranza?)
Certo che la percezione è stata quella della denuncia forzata.
Forse ispirata da un caso di Zurigo dove il proprietario, cui era già sfuggita di mano la gestione di immobili fatiscenti, è stato accusato di usura.
Le sue case sono state disdettate e sbarrate. Già lo sgombero della variegata utenza ha richiesto l’intervento delle forze pubbliche con tanto di stivaloni e maschere anti gas!
Da noi, in mancanza di meglio, si è rimediato con un topone che probabilmente non l’ha portato il proprietario come pure non ha coltivato la muffa dilagante.
Erano e sono casi limiti ed in parte farciti con casi problematici.
Dobbiamo dire che la trasmissione l’avevamo già scontata ma quanto ci ha lasciato perplessi è il fatto che si sia fatto leva su persone spacciandole come coraggiose e pronte alla denuncia!
La trasmissione ha però avuto al nostro interno eco positivo. Ma come? Ci siamo bevuti il cervello?
No, tranquilli, non è il caso.
Semplicemente è riemerso il tema della vetustà di un immobile, specialmente di quelli a reddito.
Abbiamo rispolverato vecchi tomi sull’argomento redatti da esperti dell’estimo e continuamente aggiornati.
Tutti, ed era logico, concordano che l’aspettativa “di vita” di un immobile non è eterna e che va confinata in una forcella fra gli 80-100 anni.
Per comodità molti la fissano in 100 anni in modo di ammortizzare ogni anno all’uno per cento.
Altri dinamizzano in funzione dell’evoluzione della vetustà.
I primi decenni a ritmo più leggero per poi forzare gli ultimi.
Un po’ come l’essere vivente.

Dopo questo rispolvero ci siamo convinti che valeva la pena attingere alle conoscenze acquisite grazie al programma d’incentivi per i risanamenti energetici promosso dalle autorità ed abbiamo perciò preso contatto con le stesse.
Scopo: coinvolgere gli stabili residenziali a reddito.
Gli scenari prospettabili: risanamento leggero, risanamento incisivo o demolizione!
Dopo l’opportuna fase di riscaldamento sarà nostra premura coinvolgere le sezioni.

Il Presidente Cantonale
Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini