Da Economia Fondiaria no. 4/2011

Novità in vista nel Previdenziale!

Da sempre sosteniamo che uno dei pilastri della propria previdenza è l’investimento nel mattone commisurato alla propria forza ed alle prospettive del paese.
Logicamente non può essere l’unico. Infatti affianca quella “disciplinata” composto dai tre pilastri: l’AVS, la cassa pensione ed il risparmio agevolato.
Ai tre pilastri si affianca anche il risparmio “spontaneo” quello che nasce dalla rinuncia al consumo e che si alimenta seguendo il saggio comportamento della formica o del buon padre di famiglia.
Una delle forme di questo risparmio complementare è l’investimento nel mattone ad uso proprio.
Quando esisteva solo l’AVS, robusto meccanismo di solidarietà, l’investimento nel mattone e qualche soldino come riserva di guerra erano il solo supporto per la meritata quiescenza.
Minimo di entrata ricorrente, il proprio tetto e qualche riserva per i momenti grami e non.
Con il nuovo sistema (quello dei tre pilastri) lo spazio di manovra per accumulare il risparmio complementare si è però logicamente ridotto.
Infatti parte importante del generato (busta paga) è già opzionata proprio per garantire la previdenza che, per la cronaca, é la seconda apprensione degli Svizzeri.
Dopo aver preso atto che non c’era più tanto spazio per il risparmio “spontaneo” da utilizzare per esempio alla residenza primaria si pensò allora di lasciarne utilizzare parte del previdenziale accumulato, per realizzare il sogno della propria casa..
Si poteva quindi, ed è possibile tuttora, attingere ad una parte della cassa pensione oppure metterla a pegno. 
Con la prima mossa si completava il capitale proprio necessario all’acquisto e con la seconda si spuntavano migliori condizioni grazie alle maggiori garanzie oppure elargizioni più generose.
Il parziale utilizzo del previdenziale, sorretto anche dal costo del denaro da tempo ai minimi storici, si è rivelato un elemento convincente per far decidere a molti cittadini di privilegiare lo statuto di proprietario,
Dietro all’allora decisione del legislatore stavano comunque convincimenti condivisi.
La plusvalenza del mattone, la crescita continua, la tenuta della coesione familiare e la brillantezza della finanza creativa che avrebbe irrobustito l’intero sistema previdenziale.
In realtà non è andata proprio così.
Buona parte del risparmio è stata piallata dalle valute e da una gestione patrimoniale deludente (il decennio perduto, come si usa dire), lo sgretolamento delle famiglie è sotto gli occhi di tutti come pure lo sfasamento sempre più evidente fra anziani e giovani.
Vi è quindi il rischio che l’anticipo “previdenziale” si rilevi una futura trappola di liquidità  per le rendite ridotte oppure che diventi un peso nel caso di frizioni familiari. 
Tutto quanto premesso cosa teme il Consiglio Federale?
Semplicemente che chi resterà sguarnito dal profilo previdenziale andrà a carico delle comunità.
Teme quindi che l’utilizzo parziale del previdenziale per l’acquisto della propria residenza possa porre qualche cittadino in situazioni di disagio specialmente quando girerà il vento e l’anagrafe  gli sarà meno favorevole.
Il nuovo motto sembra quindi essere : risparmiare per la vecchiaia invece di costruire case!
Bisogna anche dire che in sei anni si sono ritirati dalle CP oltre 16 miliardi…….che non sono noccioline.
A livello politico, dopo questa prima sollecitazione, si stanno formando tre fronti.
Quello che ritiene che il sistema vada bene così, quello che ritiene che debba essere riformato (prelievo più ridotto) e quello che postula il divieto ad attingere.
Quest’ultima opzione trova un ampio appoggio da parte della Federazione della Casse Pensioni.

Come si sul dire in  politichese il dibattito è lanciato!

Il Presidente Cantonale
lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini