Da Economia Fondiaria no. 6/2008

Risanamento delle finanze cantonali: la posizione della CATEF

Alla fine di giugno la CATEF è stata invitata congiuntamente con le altre associazioni economiche del Cantone (Camera di Commercio dell’Industria e dell’Artigianato, Associazione delle Industrie Ticinesi, Società svizzera degli impresari e costruttori, Associazione Bancaria Ticinese) a un primo colloquio informativo con il Consiglio di Stato, per discutere delle loro proposte tese a risanare le finanze cantonali. 
A questo primo incontro ne sono seguiti degli altri, nei quali le misure proposte sono state in parte modificate o ritirate. 
La proposta iniziale prevedeva delle maggiori entrate complessive di 56.9 milioni per il Cantone e di 33 per i Comuni, di cui una parte molto cospicua era a carico della proprietà fondiaria: si prevedeva infatti:

- la possibilità per i comuni di aumentare l’imposta immobiliare dall’1 all’1.5‰ del valore di stima (aumento previsto: + 20 milioni);

- l’aumento nella misura dell’ 1% dell’aliquota dell’imposta sugli utili immobiliari a partire dal 7. anno di proprietà (aumento previsto: + 6,5 milioni);

- l’aumento del valore locativo per le seconde residenze (aumento previsto: 17,3 milioni di cui 9,5 per il Cantone, 7,8 per i Comuni).

Per una lettura più corretta bisognerebbe evidenziare che le maggiori entrate cifrate più sopra in 56.9 milioni derivano da un complesso conteggio di dare ed avere con i Comuni, da migliori aspettative per i risultati della Banca dello Stato e dell’AET, da diversi balzelli, dalla correzioni della progressione a freddo e quant’altro. 
Insomma lo Stato incassa di più e versa di meno. 
In pratica i 56.9 milioni sono delle disponibilità. 
In tutti i casi buona parte di questo meccanismo fa perno sull’economia fondiaria.

La CATEF si è sempre dichiarata contraria a queste misure chiedendo in particolare che si intervenga sulle uscite invece che sulle entrate e che le misure di contenimento vengano dilazionate su due legislature.

Il Consiglio Direttivo ha deciso di privilegiare un dibattito costruttivo, manifestando la sua posizione al Consiglio di Stato in modo franco ma discreto, invece di esternare prese di posizione pubbliche estemporanee.

I tempi gli hanno dato ragione: il Consiglio di Stato ha apprezzato lo spirito di collaborazione della CATEF e diversi suoi argomenti sono stati recepiti, così che nel frattempo l’esecutivo ha deciso di rinunciare all’introduzione della possibilità di aumentare l’imposta immobiliare. I milioni richiesti ai proprietari passerebbero quindi indicativamente da milioni 43.8 a milioni 23.8. Le altre due misure sono invece state riprese nel messaggio sul quale si dovrà esprimere a giorni il Gran Consiglio. La CATEF si oppone in particolare al maggior aggravio per la seconda residenza che penalizza sia i ticinesi proprietari di rustici di vacanza e che contribuiscono all’economia delle valli, sia i nostri ospiti. Per una visione più completa pubblichiamo di seguito le lettere da noi trasmesse al Consiglio di Stato. La parola passa ora ai politici.

 

Gentile Signora 
On. Laura Sadis 
Direttrice del Dipartimento delle Finanze e dell’Economia 
Residenza Governativa 
6500 Bellinzona

Lugano, 8 agosto 2008

Gentile Direttrice Sadis,

Il Consiglio Direttivo (CD) della CATEF, dopo aver attentamente valutato la proposta di rientro a scadenza 2011, é giunto alla conclusione che la stessa non possa essere accolta.

Questo atteggiamento di chiusura si basa sulle seguenti considerazioni:

- buona parte della manovra passa tramite l’inasprimento della pressione fiscale della sostanza immobiliare (ben 44 milioni!);

- il programma di riduzione delle spese correnti dell’azienda pubblica è insufficiente;

- non si intravvede una proposta di ponderata riduzione degli investimenti;

- la sostanza immobiliare o meglio l’economia fondiaria assicura già oggi oltre 325 milioni annui all’erario, per cui l’aumento prospettato si tradurrebbe in un aggravio generale del 12-13%;

- in occasione della recente votazione sulla riduzione delle imposte il Governo si era impegnato nei confronti dell’opinione pubblica a non aumentare la pressione fiscale;

- vi sono delle importanti sopravvenienze ed una diversa classificazione della forza contrattuale del Cantone per quanto riguarda il rapporto con la Confederazione;

- buona parte dei Cantoni Svizzeri hanno risanato le loro finanze agendo sulle spese;

- non vi è un consenso sufficiente per ottenere una necessaria convergenza da tradursi in una ferrea disciplina di spesa oltretutto con un arco temporale limitato.

Il CD della CATEF propone quanto segue:

- agire sulle spese al limite introducendo tagli lineari;

- allungare il programma di rientro fino al 2015. Ciò permetterebbe di stilare un piano diluito su più anni e soprattutto accompagnato da adeguati strumenti di freno e di controllo per altro più volte ventilati;

- a programma terminato e dopo aver esaurito tutti gli altri sforzi sarà poi possibile verificare l’opportunità o meno di un’eventuale modifica della pressione fiscale che ovviamente andrà spalmato su diversi cespiti.

Come nostra consuetudine privilegiamo il discorso diretto che riteniamo il più corretto e rispettoso nei confronti delle istituzioni. 
Comprenderà comunque che nel caso fossimo interpellati non potremo esimerci dal dichiarare di non accettare la manovra e di significare il nostro suggerimento all’allungo del programma imperniato su un’incisiva riduzione delle spese. Da ultimo ci sembra giusto anticiparle che in presenza di una conferma totale o parziale del programma dovremo giocoforza convocare i nostri delegati per un’assemblea cantonale straordinaria.

Il Consiglio Direttivo la ringrazia per l’udienza concessa lo scorso 30 luglio al Presidente Cantonale Gianluigi Piazzini e al Vice Presidente Giovanni Maria Staffieri, dove è stato apertamente e francamente discusso l’oggetto della presente.

Ci è intanto grata l’occasione, Gentile Signora Direttrice, per ben distintamente salutarla.

 

Il Presidente Cantonale
lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini


Il Vice Presidente
lic. oec. Giovanni Maria Staffieri

 

Manovra finanziaria del Cantone: inaccettabile per le associazioni economiche

Le associazioni economiche cantonali ritengono inaccettabile la manovra finanziaria presentata dal Consiglio di Stato lo scorso mese di luglio.

L’Associazione bancaria ticinese (ABT), l’Associazione industrie ticinesi (AITI), la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), la Camera ticinese dell’economia fondiaria (CATEF) e la Società svizzera degli impresari costruttori, sezione Ticino (SSIC-TI) rilevano che purtroppo la manovra non è il frutto di una seria e profonda revisione dei compiti dello Stato, ma un’operazione di tipo prettamente contabile che non risolve i problemi attuali né prevede strategie credibili in prospettiva futura, in particolare per il contenimento della spesa.

La mancanza dell’elemento fondamentale della revisione dei compiti dello Stato è particolarmente grave, non solo perché tale revisione è promessa da anni, ma soprattutto perché essa costituisce la conditio sine qua non per costruire un piano finanziario credibile. Senza un’approfondita riflessione sul ruolo dello Stato e quindi sui relativi costi, proporre aggravi fiscali, aumenti di tasse o tagli generici delle spese rimane un esercizio puntuale e fine a sé stesso che non può essere condiviso. Come è possibile esprimersi su aumenti di imposte e tasse se non vi sono chiare indicazioni sull’utilizzo dei mezzi messi a disposizione dello Stato? Come giudicare misure di taglio alla spesa sulla base di vaghe indicazioni di tipo contabile, senza elementi che permettano di capire il contesto di questi presunti interventi? Di fatto ciò è impossibile, per cui le associazioni economiche, non disponendo di indicazioni attendibili sul quadro generale della manovra finanziaria, ritengono di non poter entrare nel merito delle singole misure abbozzate dal Consiglio di Stato e respingono integralmente quanto proposto.

Le associazioni economiche ribadiscono con fermezza di essere contrarie a qualsiasi inasprimento della pressione fiscale. Al contempo, esse si dichiarano però disponibili a contribuire in modo costruttivo all’elaborazione di progetti articolati e trasparenti, che possano servire a risolvere il nodo della situazione finanziaria del Cantone in tempi ragionevolmente brevi.

Le associazioni economiche chiedono quindi che, entro la fine del 2008, il Consiglio di Stato disponga misure urgenti che permettano una profonda e seria revisione dei compiti dello Stato, coinvolgendo maggiormente tutti gli attori interessati e non limitandosi a fornire informazioni parziali con il contagocce. In mancanza di una chiara volontà di agire in questo senso, si prenderà in considerazione la possibilità di proporre, quale misura estrema, tagli lineari del 3% annuo sulla spesa pubblica.

Lugano, 21 agosto 2008