Innanzitutto benvenuti a tutti.
A voi delegati ed agli ospiti, in particolare al Paradensturm dell’economia che sappiamo alle prese con uno scacchiere in continuo movimento e con rivendicazioni non in linea con la forza contrattuale del paese.


Per un Presidente relazionare è sempre impresa ardua.
L’economia fondiaria ha tempi lunghi e siamo prigionieri di tutto quanto già riportiamo su Economia Fondiaria per assicurare trasparenza ed attirare la giusta curiosità ed attenzione.
Penserete: vai a vedere cha al nostro Presidente è caduta la catena!
In verità non sapevo dove incominciare ma adesso provvedo.

Incominciamo dal disastro CS! Scompare una banca, auguriamoci non del tutto, che oltre ad aver fatto la storia del nostro paese ha sempre avuto una particolare attenzione per le piccole e medie imprese. Molte nostre ditte hanno con la stessa relazioni d’affari e perché no condita da una certa confidenzialità con i funzionari che conoscono l’azienda ed il mercato. Consulenti con i quali ci si guarda negli occhi.
Chi ha responsabilità aziendali sa cosa intendo.
Scomparendo l’istituto di riferimento bisognerà aggiornare i dossier ed alimentare nuovi contatti che intendiamoci non sono negativi, tutt’altro. Ma indubbiamente anni di conoscenze personali si polverizzeranno..
Ma cosa è successo?
“Tu vuò fa l’americano” e si è usciti dal recinto per occupare come del resto altri istituti il fuori campo.
Più affascinante, più redditizio, ma anche più rischioso.
Si è passati ai grandi istituzionali ed ai grandi clienti confezionando per loro prodotti o partecipando alla loro confezione, utilizzando più i soldi dei clienti che quelli della banca.
Ci si è messo anche il rincaro del costo del denaro e la continua martellante sottolineatura dei superesperti e della concorrenza.
Da ultimo anche al notabile arabo è partita la frizione e la frittata fu fatta.
Da noi si è attivata la banca UBS e la J.P. Morgan per le banche che si sono spiaggiate oltre oceano.
Una brutta botta per tutti!

Il fatto che il costo del denaro sia aumentato incomincia a lasciare il segno nell’economia.
Aumentano i fallimenti, la concessione dei crediti si rileva più complessa, i margini di guadagno si assottigliano e l’inflazione, soprattutto quella di fondo, fatica a rientrare. Del resto la stretta monetaria era ed è ancora necessaria.
Come sappiamo l’inflazione erode la sostanza, privata e collettiva, ed è quindi una brutta bestia. Solo che la terapia per farla rientrare arrischia di tramutarsi in una sorta di stagflazione cioè quando l’inflazione resiste ed il paese stenta a ripartire.
Una situazione precaria resa ancora più complicata dal meccanismo della spirale dei prezzi e dei salari.

Per quanto riguarda l’economia fondiaria l’effetto si fa già sentire.
La voglia d’acquistare resta impigliata nei calcoli di sostenibilità, i costi di produzione rincarano quel tanto che basta per stordire la voglia d’investire sia nel nuovo che nell’esistente ed infine il rinegozio o l’accesso a crediti ipotecari si rileva più impegnativo un po’ per tutti, per i giovani ed i meno giovani.
Inoltre la propensione all’investimento degli istituzionali, penso in particolare alle casse pensioni ed al quotato in borsa, si indirizza ora verso l’investimento nelle cartevalori, fatto che annuvola ancor più l’orizzonte.
Non vogliamo passare per “gufisti” ma la situazione non è delle migliori.

Preoccupa anche lo sfitto che dovrebbe comunque rientrare visto che la produzione sta rallentando anche se non in maniera massiccia. Bisognerebbe anche che la popolazione residente aumenti ma l’attuale dinamica non lascia molto tranquilli. A meno che la migrazione di qualità si installi definitivamente. Mai dire mai!
Ora aspettiamo l’esito del rilevamento in corso.

Sempre restando sull’argomento, lo sfitto in certi agglomerati d’oltre Gottardo si è ridotto quasi al lumicino. Ciò ha convinto le autorità ad indire una tavola rotonda con diversi attori per vedere come reagire e se del caso intervenire. Sono situazioni molto pericolose perché le soluzioni che si prospettano vengono dichiarate a corto termine ma in genere poi difficili da scrostare.
Si parla di diritti di prelazione a favore dei Comuni, di obblighi di occupazione degli appartamenti, di agevolazioni per gli enti di interesse pubblico e via dicendo.
Da parte dei proprietari si chiede la velocizzazione delle licenze di costruzione, una certa flessibilità nelle norme, l’attuazione della densificazione e la limitazione del diritto di ricorrere ormai dichiarato sport nazionale.
Per quanto riguarda la facoltà di ricorrere già si registra l’alzata di scudi per cui qualsiasi intervento sul territorio, piccolo o grande, dovrà superare l’esame del bello e del brutto e del “non nel mio giardino”. Per quanto riguarda la densificazione non se ne parla neanche malgrado che un decennio fa si parlava del centripeto di qualità. Tradotto: costruiamo nell’edificato!
Siamo in effetti a livello di dolo o di “balla” scientifica.
La situazione degli agglomerati dell’altopiano dove gli affitti sono stratosferici testimonia fra l’altro l’inutilità del famoso formulario per la pigione iniziale.
Burocrazia per niente e trasparenza a doppio effetto!
La nostra battaglia di allora ha trovato quindi il conforto nella realtà delle cose.
Alle nostre latitudini, come detto sopra, la situazione è molto diversa anche se dobbiamo aspettarci qualche riflusso tanto per marcare presenza.
Del resto “il tutto va bene” per certe associazioni è veleno puro! Meglio lasciare acceso il lampeggiatore.
A proposito, siamo sempre in attesa dell’invito all’inaugurazione di qualche operazione convenzionata che suggelli la vocazione del sanare le storture del mercato ovviamente con mezzi pubblici!

Il tema dei dezonamenti è diventato ormai di dominio pubblico. Se ne parla persino nelle riviste dei grandi distributori fra detersivi e prodotti BIO.
A tal proposito è bene ricordare che la CATEF a suo tempo si era molto impegnata contro la nuova legge sulla pianificazione del territorio richiamando la consegna del territorio ai funzionari cantonali e federali ritenendo nel contempo già sufficienti gli strumenti a disposizione.
In poche parole i Comuni, una volta fatti i compiti richiesti, potevano tranquillamente consegnare mappe e sogni!
Qualcuno potrà osservare che hanno ancora la facoltà di elaborare la propria visione e calibrare le esigenze spaziali e che ciò resta pur sempre una bella opportunità.
Certo, ma sempre sotto l’attento controllo delle istanze cantonali e nazionali.

Allora l’esito della votazione fu chiaro.
A parte i Vallesani, una sorta di repubblica a sé, la Svizzera si espresse con convinzione a favore della legge e del suo armamentario.
In seguito noi abbiamo poi tentato di rendere attenti i Comuni dei problemi che erano chiamati ad affrontare, ma senza successo.
Ora abbiamo ripreso in mano l’argomento ed organizzato due serate pilotate dal vice-presidente Avv. Padlina sui dimensionamenti, sui piani regolatori da aggiornare e sugli indennizzi per le varie rasature.
Dalla “pelata” a quella a spazzola!

Ora un rapido accenno ad altre due problematiche. La prima: il risanamento. La seconda: le stime.
Per quanto riguarda il risanamento degli immobili ce ne stiamo occupando con speciale attenzione agli immobili residenziali a reddito. Abbiamo risposto alla consultazione sull’aggiornamento del piano cantonale energetico e climatico evidenziando alcune criticità e siamo in attesa dell’esito della votazione del 18 giugno che dovrebbe fissare gli orientamenti più attuali.
Sul datato ci siamo più volte espressi. La vetustà qui incide maggiormente con tutte le sue sfaccettature.
Sono stabili in genere ben occupati, costruiti con lo stato d’arte di allora ma con strutture ed impiantistiche da risanare e da aggiornare.
Senza parlare dei limiti dell’arredo domestico e della destinazione degli spazi.
Servizi semplici, balconcini per la fumatina a pieni polmoni e cucina americana da primo dopoguerra.
In ogni caso dotazione delicata con contenuti umani di cui bisogna tenerne conto.
Tutto quanto premesso rifiutiamo classificazioni ed inutili forzature.
L’immobile non è una macchina da lavare, tanto per farci capire.
Da ultimo bisogna tener presente che il risanare porta comunque ad allunghi limitati, in pratica un paio di decenni sempre poi che i cerotti tengano.
Se no tanto vale demolire.
È quindi un grosso problema con contenuti tecnici, umani e finanziari.
Fra l’altro anche per il comparto non residenziale.
Penso al commercio, ai servizi ed all’amministrativo tanto per intenderci.

La seconda problematica è quella delle stime che dovevano venir aggiornate per il 2025! Ora però è sicuro che l’aggiornamento generale slitterà al 2026 se non al 2027!
La ragione è molto semplice.
Bisogna aggiornare il sistema di rilevamento e ciò richiederà il tempo necessario.
Il Parlamento ha infatti recentemente concesso il relativo credito ed ha così de facto accettato l’accennato slittamento dell’entrata in vigore dell’aggiornamento generale.
Quindi fino ad allora calma piatta a meno che i fautori dell’iniziativa costituzionale non forzino la mano.

A proposito noi abbiamo condiviso la via parlamentare scelta dall’Onorevole Caroni concretizzata con due mozioni.
La prima richiamando la neutralità e la seconda concretizzando la stessa con una proposta semplice e condivisibile facendo leva sulla fiscalizzazione ridotta della sostanza prevedendo due cuscini di detraibilità.
Le due mozioni sono state pubblicate su Economia Fondiaria e le trovate anche sul nostro sito.
Per quanto riguarda l’iniziativa costituzionale lanciata da un comitato interpartitico pilotato dall’On. Pamini abbiamo ritenuto che la stessa cadesse in un momento poco opportuno balenando maggiori incassi da mezzo miliardo in una fase di tagli alla spesa pubblica e che fosse anche incostituzionale dal profilo della parità di trattamento. In poche parole l’abbiano seguita a fari spenti.
Il rischio di andare a piattello era ed è troppo forte.
Aggiungo che imbrattare la costituzione non ci convince più del tanto.

Concludo con qualche considerazione sulle recenti elezioni.
Penso che siate d’accordo che le stesse non hanno rispettato più del tanto i canoni istituzionali ed i contenuti programmatici.
Un mix di felpe colorate con il sapore della biscotteria.
Alcuni partiti sono usciti con le ossa rotte, altri si sono spiaggiati a pochi passi del risultato clamoroso che si erano prefissati.
Qualcuno era convinto di passare il colle in mongolfiera ma il cestone dal quale si sbracciavano si è incagliato sull’ultimo sperone.
Fra qualche mese assisteremo alla resa dei conti e già sibilano i coltelli e si sollevano i tombini.

La lista CATEF ha funzionato. Il 20% del Parlamento sono nostre socie e soci “paganti”.
Sottolineo paganti e non agganciati con ricchi premi e cotillons!
Fra l’altro ben tre siedono nel vostro Consiglio Direttivo e due di questi sono Presidenti Sezionali.
Abbiamo ancora il TRIDENTE.

A questo punto devo ringraziare il segretariato che mi ha accompagnato in questi mesi molto impegnativi.
Le ringrazio tutte quante. Oserei quasi dire vista la mia età delle brave e competenti ragazze! In primis l’avvocato Galfetti che mi ha sempre assicurato il conforto giuridico impedendomi di andare a sbattere.
È una bella squadra, ve l’assicuro!

Da ultimo ringrazio voi tutte e tutti per la pazienza.