Info giuridiche e politiche

2024


2023


  • È un prodotto atipico per i suoi contenuti ma resta pur sempre un prodotto!

    01 settembre 2023, Da Economia Fondiaria no. 5/2023


    <p>Partiamo da lontano. In Svizzera abbiamo una quarantina di cime che superano i 4000. Stiamo parlando ovviamente di montagne e non di parametri anche se ci offre lo spunto di agganciarci al costo di costruzione <strong><em>al mq </em></strong>che possiamo situare attorno <strong><em>ai Fr. 3’000.- al mq</em></strong> per palazzi residenziali pluripiani. Si potrebbe anche scendere in presenza di terreni facili da valorizzare, meravigliosamente serviti, con una organizzazione cantieristica perfetta ed alla luce dei costi finanziari oggi ancora contenuti. A tal proposito agli inizi degli anni novanta il tasso d’interesse applicato per un conto di costruzione navigava fra il 9-10%, quindi ben al di là di quello odierno. <br /><br />Un buon operatore che gestisce al meglio un’operazione immobiliare potrebbe quindi anche scendere al disotto dei fr. 3'000 al mq lordo ma alla luce delle norme sempre più stringenti, del rincaro del materiale, dei terreni sempre più impegnativi da valorizzare, quasi quasi conviene risalire ai famosi 3’000 al mq costruito.<br />Ora dopo avere cifrato il costo di costruzione per portarci al costo totale dobbiamo aggiungere ovviamente il costo del terreno la cui incidenza varia a seconda dalla sua localizzazione che in genere premia i nuclei cittadini e meno le zone periferiche.<br />Infatti nell’estrema periferia l’incidenza è compresa fra i Fr. 500.- ed i Fr. 1'000.- mentre nel tessuto cittadino fra i Fr. 1'500.- ed i Fr. 2'500.-.<br />Per proseguire il nostro esercizio rendendolo il più semplice possibile partiamo da un indice di sfruttamento dell’1, il che significa che su un metro quadrato del sedime possiamo edificare un metro quadrato e inoltre supponiamo un costo medio del terreno di Fr. 1'500.-.<br />A questo punto, sommando le due incidenze, costruzione e terreno, otterremmo <strong><em>il costo totale</em></strong> di un mq costruito e meglio <strong><em>Fr. 4'500.- </em></strong>(3'000 + 1'500)<br /><br />I puristi potrebbero anche osservare che il costo di costruzione può essere contenuto applicando piani tipo più volte utilizzati, replicando palazzi attingendo così ad esperienze maturate.<br />Questa è la forza dello sviluppatore o della impresa generale che sono in grado di attivare i tecnici in casa.<br />Ma anche questi soggetti devono muoversi dove esiste la domanda e su terreni non impegnativi anche dal profilo tecnico. Non fosse il caso meglio abbandonare il prodotto sobrio ed apprezzato da buona parte dell’utenza odierna e buttarsi su altre fasce di utenze più esigenti.<br />A meno che un committente solvente confermi il mandato!<br />Qualcuno potrebbe anche osservare che sarebbe più giusto ragionare con il costo al mq metro quadrato affittabile invece del lordo tendo perciò conto degli spazi di collegamento (scale e pianerottoli) e che quindi il costo all’affittabile sarebbe superiore.<br />Tutto vero ma a noi importa almeno dimostrare che il costo del prodotto si aggira attorno <strong><em>ai Fr. 4’500.- al</em></strong> <strong><em>mq</em></strong> edificato e che questo costo non è destinato nel tempo a diminuire per i rincari dietro l’angolo, per il costo del denaro che si stabilizzerà al rialzo e per la poca disponibilità di terreni liberi in zona ad <strong><em>edificazione intensiva</em></strong> ( non per palazzine o villette!)<br />Zone inoltre destinate come sappiamo ad un congelamento da parte delle autorità sulla scorta della legge sulla pianificazione del territorio (tormentone che ci seguirà per molti anni) ed all’ esaurimento naturale per il concentramento della domanda sui centri cittadini da lei prediletti.<br />Senza dimenticare che il famoso centripeto, pilastro della pianificazione, accompagnato magari dalla densificazione è ormai aria fritta per i prossimi decenni.<br />In poche parole il costo del prodotto al mq è destinato a salire anche perché l’edilizia ha esaurito quasi tutti gli spazi di razionalizzazione. Insomma non vi è più spazio per comprimere i costi.<br />Ora veniamo all’aspetto reddituale. Rispondere cioè alla domanda a quanto dovremmo affittare.<br />Poniamo che il mercato chieda un <strong><em>5% lordo</em></strong>, quindi che non tiene ancora conto delle spese padronali non percuotibili sull’utente, ecco che se lo applicassimo al costo al mq lo dovremmo affittare mediamente a <strong><em>fr. 225 all’anno.</em></strong><br />Per appartamenti di pezzatura importante bisognerà scendere un pelino controbilanciando con quelli di media pezzatura che in genere offrono più spazio di manovra. Ma in tutti i <strong><em>casi la media</em></strong> resterebbe sempre quella di cui sopra.<br /><br />Tutto quanto per dire che quanto esposto è <strong><em>a spannometro</em></strong> ma pur sempre significativo e si riferisce sempre, ed è bene ricordarlo, a prodotti sobri e funzionali ubicati nei tessuti urbani.<br />A noi premeva soprattutto ricordare che il prodotto è impegnativo dal profilo finanziario e che il ruolo principale lo gioca sempre più l’incidenza del terreno.<br />Sempre meno disponibile nelle zone preferite dalla domanda e quindi sempre più costoso.<br />Del resto un immobile convenzionale di sette piani costruito al piano, che sia a Chiasso o a Bellinzona, costa più o meno lo stesso.<br />La differenza la fa sempre il costo del terreno.<br /><br />Ed è per questo motivo che i progressisti specializzati nella denuncia quando invocano la produzione di alloggi convenzionati, per intenderci quelli a pigione moderata, puntano ad opzionare terreni che appartengono al Comune, costringendolo in taluni casi persino a cambiare destinazione.<br />Terreni possibilmente però a costo zero se non a prezzi stracciati.<br />Ma siccome non hanno intenzione di improvvisarsi promotori, il costruire è pur sempre impegnativo e gestire è un po’ una rottura visto la particolare utenza, lanciano in parallelo qualche ENTE sempre rigorosamente a trazione pubblica.<br />Il risultato è lì da vedere! Malgrado una montagna di soldi disponibili a Berna sotto forma di garanzie, <strong><em>qui</em></strong> <strong><em>da noi nessuno si muove.</em></strong><br /><br />Oltre San Gottardo qualche Cantone e soprattutto qualche città hanno invece forzato la mano al punto da sballare il mercato emarginando il ceto medio.<br />E non da ultimo hanno allontanato gli investitori soprattutto gli istituzionali.<br />Ora, non contenti del risultato, stanno forzando l’introduzione del diritto di prelazione a favore dei Comuni ed il risanamento condizionato ad un controllo degli affitti!<br />Ovviamente il loro.<br />Insomma intendono mettere mano su tutto sempre rigorosamente a trazione pubblica.<br /><br />Ora ci fermiamo qui. Speriamo di essere riusciti a fare passare quanto ci premeva. Uno spunto di discussione che ci auguriamo abbia un seguito.<br /><br /></p> <p><strong style="box-sizing: border-box; font-weight: bold; color: #444444; font-family: 'Open Sans', sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant-ligatures: normal; font-variant-caps: normal; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: start; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px; -webkit-text-stroke-width: 0px; text-decoration-thickness: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-color: initial; background-color: #ffffff;"><em style="box-sizing: border-box; font-style: italic;">Il Presidente Cantonale</em><br /><em style="box-sizing: border-box; font-style: italic;">Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini</em></strong></p>

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  • Pianificazione del territorio

    02 marzo 2023, Da Economia Fondiaria no. 2/2023


    Nel silenzio generale i nodi stanno per arrivare al pettine

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  • Revisione pianificatoria, parco immobiliare…di tutto un po’

    01 marzo 2023, Da Economia Fondiaria no. 2/2023


    L'opinione di Omar Terraneo

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2022


  • Il Consiglio Federale approva il Piano Direttore ticinese, apportandovi diverse modifiche

    02 dicembre 2022


  • ISOS

    01 gennaio 2022, Da Economia Fondiaria no. 1/2022


    <p>È una sigla di qualche organizzazione terroristica? Niente affatto! Stiamo parlando <strong><em>dell’inventario federale</em></strong> degli insediamenti svizzeri da proteggere elaborato dall’Ufficio federale della cultura. Per insediamenti si intendono agglomerati considerati nel loro insieme e che comprendono superfici edificate con strade, piazze ed giardini. Per semplificare stiamo parlando di isolati di pregio se non di nuclei originali veri e propri. Per quanto riguarda il nostro Cantone l’elenco menziona quasi 110 nuclei. Andiamo da Lugano a Locarno, da Bellinzona a Chiasso. Per quanto riguarda le valli superiori quasi tutti i villaggi sono inserirti nell’elenco. Cosa significa l’inserimento? Che per intervenire bisognerà sottostare a diversi vincoli tesi a salvaguardare il sapore ed il disegno originale della zona protetta. Significa inoltre essere esposti a qualche apprezzamento tramutabile in ricorsi o momenti demotivanti.<br />Roba da calendario e riprese aeree!<br />Siccome il Consiglio Federale dovrà rispondere ad atti parlamentari che denunciano la rigidità di questi siti protetti ha pensato bene di dare un mandato esterno ad esperti allo scopo di fare la situazione sull’argomento.<br />Non da ultimo perché un bel rapporto esterno serve sempre da spartiacque e da calmierante.<br /><br />Il rapporto conclude che questo strumento <strong><em>è necessario e valido</em></strong> (e ti pareva!) ma che è mal capito. Vi è quindi un manco di informazione ed una eccessiva resistenza dovuta a troppi preconcetti.<br />Il rapporto conclude che è però ora e tempo <strong><em>di inserire i comparti elencati</em></strong> nei vari piani regolatori e di fornire le debite spiegazioni per la loro attuazione e sulla loro importanza.<br />Insomma la nebbia che li circonda è dovuta in buona parte <strong><em>all’ignoranza </em></strong>del singolo e delle comunità per cui tanto vale pigiare sull’acceleratore e francobollarli nei piani regolatori che fra l’altro vanno tutti aggiornati.<br />Un recinto in più che affiancherà quanto già protetto a livello cantonale e comunale.<br />Siti, palazzi, chiese e muri a secco!<br />In poche parole intervenire nei nuclei sarà sempre più impegnativo e defatigante ed è quindi auspicabile che le autorità si attivino per mantenere la voglia di investire.<br />Come? Incominciando magari ad alleggerire le norme delle zone “nucleo”.<br />Ed in quanto possibile inchinarsi ancora sulla nuova legge edilizia prima che piombi sui banchi del Gran Consiglio!<br /><br /><br /><em><strong>Il Presidente Cantonale<br /></strong><strong>Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini</strong></em></p>

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2018


2017


  • La presa di posizione della CATEF alla proposta di modifica del Piano Direttore cantonale

    01 novembre 2017, Da Economia Fondiaria no. 6/2017


    Di seguito pubblichiamo il comunicato stampa che riassume le nostre principali osservazioni.
    Clicca qui per visionare la nostra presa di posizione completa

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  • Osservazioni in merito alla revisione parziale della Legge federale sull'espropriazione

    30 ottobre 2017


    <p>Lodevole<br />Dipartimento federale<br />Dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia<br />e delle comunicazioni DATEC<br />3003 BERNA<br /><br /><em>spedito per posta elettronica a:<br /><span id="cloak66034"><a href="mailto:[email protected]">[email protected]</a></span></em><br /><br /><br />Lugano, 30 ottobre 2017<br /><br /><br /><strong>Consultazione concernente la revisione parziale della Legge federale sull’espropriazione<br />Osservazioni della Camera ticinese dell’economia fondiaria (CATEF)</strong><br /><br />Onorevole Signora Consigliera federale,<br /><br />Vorremmo innanzitutto ringraziarla per averci interpellati nell’ambito della consultazione in oggetto che concerne una materia importante quanto delicata.<br />Il nostro esame si è limitato alla verifica delle conseguenze della revisione su quegli elementi che riteniamo basilari per la salvaguardia dei diritti dei proprietari fondiari che qui rappresentiamo.<br />Abbiamo pertanto rinunciato ad altri approfondimenti, ad es. quelli di tipo organizzativo, che non hanno un effetto diretto sugli interessi dei proprietari<br /><br /><strong>In generale</strong><br /><br />Riteniamo di non sbagliare nell’affermare che, almeno una volta nella vita, quasi ogni proprietario fondiario sia confrontato con procedure espropriative.<br />Da queste esperienze (sia a livello federale, cantonale o comunale) si sono potuti individuare gli aspetti che più ci stanno a cuore, ossia<br /><br />- Procedura<br />- Durata<br />- Risarcimento<br /><br /><strong>1.1  Procedura</strong><br /><br />Da sempre si pretende che un’espropriazione avvenga sulla base di una procedura chiara e semplice che, segnatamente per i casi più evidenti, non imponga all’espropriato di farsi assistere da un patrocinatore.<br />A tale riguardo condividiamo la proposta di prevedere un’unica procedura per tutti i casi d’espropriazione, coordinando l’approvazione dei piani di progetto con le pratiche espropriative.<br /><br />Nondimeno, in considerazione del fatto che l'espropriazione è una misura estrema che spossessa il proprietario del suo bene, riteniamo che la procedura amministrativa debba garantire un esame completo e approfondito di tutti gli elementi dell'espropriazione, quand'anche questo comportasse un allungamento della durata della procedura.<br /><br />Siamo inoltre favorevoli al mantenimento della competenza dei cantoni a designare i membri delle commissioni di stima, ciò che favorisce una migliore conoscenza del territorio e delle particolarità locali.<br /><br />Suscita infine una certa perplessità la decisione di non regolare nella presente legge la tematica dell’espropriazione relativa ai diritti di vicinato, quali quelli derivanti dalle emissioni foniche. L’uniformità di giudizio, che in genere solo la Commissione federale di stima è in grado di garantire, sarebbe di fatto compromessa.<br /><br /><em>Chiediamo quindi di inserire nella legge anche il principio di un esame completo degli elementi dell’espropriazione e l’espropriazione relativa ai diritti di vicinato, nonché di mantenere la competenza cantonale nella designazione dei membri delle commissioni di stima.<span> </span></em><br /><br /><strong>1.2  Durata</strong><br /><br />In generale l’espropriato predilige una procedura che si concluda nel più breve tempo possibile. Situazioni interne, soprattutto a livello famigliare, non traggono beneficio alcuno da procedure che si trascinano per anni e anni, instaurando un clima d’incertezza non sicuramente molto gradito.<br /><br /><em>Si chiede pertanto che, nella sede che ritenete più opportuna, sia inserito un termine contenuto per la conclusione delle procedure espropriative a partire dall’approvazione definitiva dei piani di progetto.</em><br /><br /><strong>1.3  Risarcimento</strong><br /><br />È confermato il principio costituzionale del risarcimento secondo piena indennità e ciò ci rassicura.<br />Vorremmo tuttavia esprimere qualche considerazione sul momento determinante per fissare la “piena indennità”. La revisione propone di far coincidere tale momento con quello dell’approvazione definitiva dei piani di progetto. Su questo tema si è già espresso il Tribunale federale, giungendo alla conclusione che la piena indennità è garantita solo se la valutazione è la più vicina possibile al momento del versamento effettivo del risarcimento all’espropriato. Si tratta quindi di avvicinare il più possibile la data del versamento alla data della decisione della Commissione federale di stima.<br /><br /><em>Di conseguenza proponiamo che il momento determinante per la stima del fondo espropriato corrisponda a quella della decisione federale di stima.</em><br /><br />Se da un lato si ritiene comprensibile l’estensione da cinque a dieci anni della durata massima delle espropriazioni temporanee, dall’altro si nutre qualche preoccupazione. Non va infatti sottaciuto il disagio che potrebbe comportare per gli espropriati, penalizzati per un periodo prolungato nella disponibilità del proprio bene.<br /><br /><em>Chiediamo quindi che di questo fatto se ne tenga debito conto in sede di risarcimento, commisurando lo stesso anche alla durata del vincolo.<span> </span></em><br /><br /><strong>2. Osservazioni puntuali</strong><br /><br /><strong>Art. 27-35</strong><br />Pur condividendo le varie proposte di modifiche, volte soprattutto a permettere un adeguamento alle leggi speciali e quindi a migliorare la chiarezza, vogliamo comunque formulare alcune considerazioni.<br /><br /><strong>2.1 Art. 28.2</strong><br />Per motivi di trasparenza sarebbe di grande utilità inserire nell’elenco dei documenti da allegare alla richiesta di pubblicazione dei piani anche<span> </span><strong>le proposte d’indennità.<br /><br />2.2 Art.  28.3</strong><br />Per evitare malintesi è inoltre da prevedere l’obbligo di allegare un piano indicante il tracciato delle servitù da istituire. Ciò permetterà di evitare qualsiasi contestazione futura.<br /><br />Speriamo vivamente che queste nostre osservazioni possano tornare utili per la revisione legislativa in oggetto e la preghiamo di gradire, Signora Consigliera federale, l’espressione della nostra massima stima.<br /><br /><strong>La Segretaria Cantonale</strong><br /><strong>Renata Galfetti</strong><br /><br /><strong>Il Presidente Cantonale</strong><br /><strong>Gianluigi Piazzini</strong></p>

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  • Nuova revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio: le osservazioni della CATEF al progetto

    01 settembre 2017, Da Economia Fondiaria no. 5/2017


    <p>Nel 2012 il Parlamento aveva approvato le importanti modifiche della Legge federale sulla pianificazione del territorio. La stessa aveva raccolto forti opposizioni, dalla CATEF e da altre organizzazioni che hanno poi intentato referendum, respinto però dal popolo svizzero. La nuova legge è quindi in vigore dal 1. maggio 2014 e attualmente i Cantoni e i comuni sono sottoposti ad un grandissimo sforzo per metterne in pratica i nuovi disposti, ritenuto che la legge assegna ai cantoni un termine di massimi 5 anni per adeguare i loro piani direttori, pena la perdita della possibilità di delimitare nuove zone edificabili fino ad approvazione effettiva del nuovo piano direttore da parte del Consiglio Federale. I comuni sono invece anch'essi chiamati a rivedere i propri piani regolatori per adeguarli alle nuove disposizioni della Legge federale e del piano direttore.<br /><br />Le modifiche approvate nel 2012 rappresentavano una prima fase della modifica della Legge. Altre misure - che in particolare concernevano la zona non edificabile - erano state poste in discussione separatamente e ritenute oggetto di una seconda fase di revisione. Questo pacchetto - che parimenti incontrò importanti opposizioni, fu in un primo momento , dopo la procedura di consultazione, accantonato. Successivamente, l'Ufficio federale per la pianificazione del territorio, decise di riprenderlo, apportandovi modifiche in parte anche più incisive della prima versione. Questa seconda fase concerne in particolare: l'obbligo per i cantoni di collaborare con i loro colleghi al di fuori dei loro confini cantonali, in ambiti con interdipendenze funzionali e territoriali, le utilizzazioni del sottosuolo, la costruzione fuori dalle zone edificabili,, gli impianti solari, le autorizzazioni per edifici e impianti conformi alla zona agricola, le autorizzazioni eccezionali  per edificare fuori delle zone edificabili ecc.<br /><br />La CATEF respinge fermamente il progetto, sia per motivi di sostanza, come anche di tempistica. Di seguito troverete la sua presa di posizione.<br /><br /><br /><em>Spettabile<br /><strong>ARE</strong><br />Ufficio federale dello<br />Sviluppo territoriale<br />3003 <span> </span><strong>B e r n a<br /><br />e via 'mail:<span> </span><span id="cloak29748"><a href="mailto:[email protected]">[email protected]</a></span></strong><br /><br /><br />Lugano, 31 agosto 2017<br /><br /><br /><strong>Procedura di consultazione: IIa. fase della revisione parziale della Legge federale sulla pianificazione del territorio</strong><br /><br />Egregi Signori,<br />Gentili Signore,<br /><br />La<span> </span><strong>Camera Ticinese dell'Economia Fondiaria (CATEF)</strong><span> </span>è l'associazione che da oltre 50 anni tutela gli interessi dei proprietari immobiliari ticinesi ed è quindi molto interessata all'argomento emarginato.<br /><br />Con sorpresa abbiamo appreso dell'apertura della procedura di consultazione in oggetto, e soprattutto del fatto che non ne siamo stati informati. Chiediamo quindi formalmente di essere inseriti, per il futuro, nella lista dei destinatari delle procedure di consultazione.<br /><br />Dato che la procedura di consultazione è aperta ad ogni interessato, ci permettiamo di seguito formulare le nostre osservazioni le quali, visto il ridotto tempo a disposizione, si limitano forzatamente all'essenziale.<br /><br /><br /><strong>La CATEF rigetta nella sua integralità il progetto sottoposto e questo per i motivi che seguono:</strong></em><br /> </p> <ul> <li>I cantoni sono attualmente oberati di lavoro per modificare i loro piani direttori, le relative schede e a breve dovranno procedere con la modifica dei piani regolatori comunali.<br /><em>Il compito è per le autorità cantonali, regionali e comunali, gravoso e irto di difficoltà, poiché le mansioni, le modifiche, e i tempi imposti loro dalla Ia. fase della revisione della LPT sono estremamente impegnativi! Essi necessitano inoltre dell'adozione di decisioni di grande importanza, costose e spesso assolutamente non condivise dai propri cittadini - e in primis dai proprietari - che saranno toccati e soprattutto svantaggiati dalle modifiche che verranno adottate. Sorgeranno in particolare importanti malumori e difficoltà dagli indennizzi per esclusione della zona edificabile o di riduzione degli indici edificabili, e dai nuovi orientamenti pianificatori.</em><br /><br /><em>L'introduzione di ulteriori modifiche, in questa fase di grande incertezza e di frenesia imposta dai termini molto stringenti, è quindi quanto mai intempestiva e anche controproducente; essa penalizza e scoraggia gli addetti ai lavori già impegnati - e oberati - con i lavori necessari per l'implementazione della Ia. fase.</em><br /><br /><em>Nutriamo poi serie perplessità sul fatto che i comuni, che devono forzatamente fare capo ai pochi pianificatori esistenti sul territorio cantonale, riescano in tempi così ristretti a svolgere un lavoro qualitativo all'altezza delle aspettative. Accollare loro ulteriori compiti peggiorerebbe ulteriormente la situazione.</em><br /><br /><em><strong>Siamo convinti che nell'ambito del zona non edificabile non sussista per il momento alcun bisogno di intervento legislativo; in ogni caso senz'altro non sufficientemente urgente, da giustificare un ulteriore aggravio della situazione degli addetti ai lavori.</strong></em></li> </ul> <p> </p> <ul> <li>Uno degli obiettivi della revisione è quello di modificare la regolamentazione sugli spazi funzionali, in particolare codificando la necessità (leggasi l' "obbligo") di collaborare fra le autorità preposte negli ambiti che presentano interdipendenze funzionali e territoriali. Ciò vale per un numero impressionante e vastissimo di settori fra i quali: la mobilità e i trasporti, gli insediamenti, gli impianti a forte affluenza, la promozione economica, il turismo, la gestione delle acque, l'energia, la biodiversità, il paesaggio e l'agricoltura... La collaborazione, obbligata, si estende quindi agli ambiti più disparati, e volendo, praticamente a tutto, e anche ben oltre ai confini cantonali!<br /><br /><em><strong>Questa norma (art. 2 cpv. 1 bis. progetto) limita quindi in maniera pesantissima la libertà pianificatoria dei cantoni, prescritta dall'art. 75 Cost. Fed. che recita:</strong></em><br /><br /><em><a href="https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19995395/index.html#a75"><strong>Art. 75</strong><span> </span>Pianificazione del territorio</a></em><br /><br /><em><sup>1</sup></em><em> La Confederazione stabilisce i principi della pianificazione territoriale. Questa spetta ai Cantoni ed è volta a un'appropriata e parsimoniosa utilizzazione del suolo e a un ordinato insediamento del territorio.</em><br /><em><sup>2</sup></em><em> La Confederazione promuove e coordina gli sforzi dei Cantoni e collabora con loro.</em><br /><em><sup>3</sup></em><em> Nell'adempimento dei loro compiti, la Confederazione e i Cantoni considerano le esigenze della pianificazione territoriale</em><br /><br /><em>Riteniamo che la modifica proposta<span> </span><strong>non sia più conciliabile</strong><span> </span>con il citato art. 75 che attribuisce sì alla Confederazione la competenza di stabilire i principi della pianificazione territoriale e di aiutare i Cantoni nei loro sforzi, ma che attribuisce però ai Cantoni la competenza di pianificare; la norma proposta, che potrà domani essere applicata ad ampissimo raggio (poche parole ma molti contenuti!), costituisce la base per imporre delle decisioni fondamentali ai Cantoni, che non saranno così più autonomi nella pianificazione, perché obbligati a collaborare con altre autorità estranee, che vorranno anch'esse a loro volta salvaguardare gli interessi del proprio territorio. Siamo certi che già ora i Cantoni collaborano quando ne intravvedono l'utilità. Un'imposizione è invece in contrasto con la Costituzione Federale e quindi inaccettabile.</em></li> </ul> <p> </p> <ul> <li><em>Già adesso anche alla zona non edificabile, in presenza di un caso - eccezionale - di edificazione, si applicano numerose leggi diverse, ad esempio la legge sulla protezione delle acque, della natura, sui siti contaminati, e - ad esempio in Ticino - le severe disposizioni sui rustici e via dicendo...</em><br /><br /><em>I Cantoni hanno poi normative e modi di affrontare le problematiche ben diversi, per tenere conto delle differenti caratteristiche territoriali, delle rispettive esigenze e delle mentalità locali.</em><br /><br /><em>L'idea di volere ora regolare ogni situazione in maniera ancora più restrittiva e con una legge unica applicabile a tutto il territorio nazionale pecca un po' di presunzione e non potrà che portare a risultati spesso insoddisfacenti, perché le possibilità di soluzione saranno standardizzate invece che mirate alla situazione particolare.</em><br /><em>Verosimilmente troppe situazioni avranno un epilogo amaro perché verranno "risolte" senza elasticità alcuna, applicando pochi articoli contemplati da una legge federale, senza che le particolarità e la ricerca di una soluzione ad hoc per la singola situazione possano trovare sufficiente considerazione e spazio.</em><br /><br /><em>La soluzione dei rustici ticinesi - culminata nell'adozione delle norme d'attuazione del PUC-PEIP - è un esempio di come la collaborazione fra Confederazione e Canton Ticino abbia comunque sortito un risultato tutto sommato positivo e questo proprio grazie ad una soluzione ad hoc e non facendo capo a disposizioni unitarie a livello nazionale.</em></li> </ul> <p> </p> <ul> <li><em>Per quanto attiene all'onere di demolizione, siamo del parere che questo non possa applicarsi agli edifici già esistenti e che questi dovranno pure in futuro poter essere trasformati per poter mantenere il loro valore. Per edifici nuovi che venissero invece costruiti fuori zona in futuro, sarà indispensabile che nella licenza di costruzione venga stabilito il vincolo di destinazione e chiarito se l'edificazione sarà in caso sottoposta all'onere di demolizione.</em></li> </ul> <p><br /><em>Ringraziamo per l'attenzione che vorrete riservare alle presenti osservazioni e inviamo i migliori saluti.<br /><br /><strong>La Segretaria Cantonale</strong><br /><strong>Avv. Renata Galfetti</strong></em><br /><br /><strong><em>Il Presidente Cantonale<br />Lic. rer. pol. Gianluigi Piazzini</em></strong></p>

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  • Proprietari attenzione alle varianti di PR di Lugano e Bellinzona

    21 aprile 2017


    Per i proprietari di immobili a Lugano e Bellinzona

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  • Interrogazione di Omar Terraneo "Quali le prospettive e quali le insidie" e la Risposta del Consiglio di Stato

    01 gennaio 2017, Da Economia Fondiaria no. 1/2017


    Da diversi anni il tema della pianificazione del territorio trova sempre di nuovo spazio nelle pagine di Economia Fondiaria. Purtroppo sono ben pochi quelli che hanno capito la reale importanza e le effettive conseguenze delle novità legislative accettate dal Parlamento e poi anche dal Popolo svizzero, ed entrate in vigore il 1. maggio 2014. A seguito di tali novità cantoni e comuni sono chiamati a modificare entro il 2019 i loro piani direttori e poi le linee direttive e i piani regolatori, vegliando di renderli conformi ai disposti della nuova Legge sulla pianificazione del territorio. In questo tema dalle importantissime conseguenze, molte sono le incertezze vertenti anche su questioni di primissima importanza. L'on. Omar Terraneo, membro del nostro Consiglio Direttivo e Presidente CATEF della Sezione di Biasca e Valli dallo scorso mese di maggio (quando è succeduto all'ing. Fortunato Pezzatti) ha quindi inoltrato lo scorso 31 ottobre, unitamente a dei confirmatari, un'interrogazione che pone l'accento su 8 questioni di grande interesse e attualità, cui nel frattempo il Consiglio di Stato ha già risposto. Rimangono evidentemente aperte ancora molte incognite. Queste risposte hanno comunque già fornito o confermato elementi essenziali, senza peraltro fornire motivo di essere tranquilli: in poche parole, dopo che il nuovo piano direttore sarà approvato (si prevede in autunno), i comuni dovranno procedere all'aggiornamento dei loro piani regolatori; laddove la superficie edificabile fosse sovradimensionata, i comuni dovranno senz’altro procedere a dezonamenti e a riduzioni degli indici edificatori per ridurre la superficie edificabile in esubero e conformarsi così alla Legge sulla pianificazione del territorio. Eventuali indennizzi per espropriazione materiale dei fondi o per riduzione della loro edificabilità a seguito di modifiche pianificatorie contemplate dai nuovi PR, andranno valutati di caso in caso, sia per quanto attiene al fatto se siano o meno giustificati (l'indennizzo è infatti concesso a condizioni molto restrittive) sia circa il loro ammontare. Se dovuti saranno versati dai comuni. La questione troverà quindi ancora ampio spazio nei numeri a venire. Oggi lasciamo posto agli atti ufficiali dei politici e del Governo

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2014


  • Osservazioni alla revisione parziale dell'Ordinanza sulla pianificazione del territorio

    01 gennaio 2014, Da Economia Fondiaria no. 1/2014


    <p>Spettabile<br />Ufficio Federale dello<br />Sviluppo Territoriale (ARE)<br />3003  Berna<br /><br />Lugano, 27 novembre 2013<br /><br /><strong>Osservazioni alla revisione parziale dell’Ordinanza sulla pianificazione del territorio</strong><br /><br /><strong><u>In generale</u></strong><br /><br />Il progetto di ordinanza, le  direttive tecniche sulle zone edificabili e la guida sulla pianificazione direttrice, evidenziano la volontà dell’autorità federale di una forte centralizzazione e di un controllo particolarmente esteso e costante di Berna nei confronti dei cantoni. Riteniamo che nel suo complesso questo atteggiamento oltrepassi i limiti di una sana e reciproca “collaborazione” fra Confederazione e Cantoni. In verità emerge un atteggiamento per cui Berna assegna e impone i compiti e verifica che vengano svolti, mentre solo in pochi casi e con grande dispendio di energia, i cantoni potrebbero – se riuscissero a convincere Berna – distanziarsi dai dati e compiti imposti dall’alto…<br /><br />Questa impostazione non è a parere nostro sufficientemente rispettosa del principio costituzionale di cui all’art. 75, per cui (pur collaborando con la Confederazione…) sono in primo luogo i cantoni ad essere competenti in ambito pianificatorio. Neppure è rispettosa dell’art. 2 cpv. 3 LPT secondo cui  le autorità badano di lasciare alle autorità loro subordinate il margine d’apprezzamento necessario per adempiere i loro compiti; l’ordinanza  stabilisce criteri eccessivamente restrittivi e deve da questo profilo essere adattata.<br /><br />Dubitiamo poi  che questa forte centralizzazione riesca a tenere sufficientemente conto degli opportuno distinguo che si impongono; in particolare per quanto attiene alle diverse situazioni e ai possibili sviluppi (in particolare demografici ed economici) nei diversi cantoni e nelle diverse regioni di uno stesso cantone ecc.<br /><br />Per quanto attiene all’auspicata densificazione, pur comprendendo l’utilità di questo obiettivo, preoccupa il probabile scenario per le zone più discoste, che verosimilmente sarebbero confrontate con pochissime possibilità di sviluppo. E’ quindi senz’altro necessaria un’applicazione più elastica e rispettosa delle realtà locali.<br />La densificazione comporta poi diversi problemi, sia per quanto attiene ai proprietari di fondi già edificati ma che potrebbero essere ulteriormente ingranditi, sia per i vicini che abitano in piccole abitazioni accerchiate da stabili sempre più grandi, sia ancora dal profilo del traffico che venendo continuamente a crescere potrebbe localmente portare ad un sovraccarico delle strade.<br /><br />Per quanto attiene al concetto di superficie edificabile, ancora nell’ottica della densificazione, non abbiamo poi compreso se la superficie edificabile tenga conto anche dello spazio teoricamente disponibile, se – a seguito del cambiamento del piano regolatore comunale – si potessero sopraelevare costruzioni esistenti. Lo sviluppo di case già esistenti è infatti ben diverso rispetto all’edificazione di fondi non edificati. Non tutti i proprietari di case (o casette) esistenti vogliono sopraelevare la propria casa che magari, a seguito della modifica delle norme pianificatorie, non si presta neppure ad una sopraelevazione ma bensì piuttosto ad un abbattimento in favore di una nuova edificazione più funzionale… Le due situazioni di aumento degli indici, rispettivamente di fondi edificabili non costruiti, andrebbero quindi trattate in modo differenziato.<br /><br /><strong><u>In particolare</u></strong><br /><br /><strong><u>Ad art. 5a    Direttive nel piano direttore in materia di zone edificabili (art. 8a cpv. 1 LPT))</u></strong><br /><br />Il testo dell’articolo sembra in contrasto con  gli art. 75 Cost Fed. e 2 cpv. 3 LPT secondo cui la materia pianificatoria è essenzialmente di competenza dei cantoni. In verità il proposto articolo assegna ai cantoni una lista (peraltro non esaustiva!) di compiti estremamente pesanti, imponendo anche  termini pressanti; dubitiamo che ciò sia ancora conciliabile con i disposti citati.<br /><br /><strong><u>Cpv. 2</u></strong><br /><br />Sarebbe così ad esempio l’autorità federale ad imporre e a stabilire dati statistici e teorici assegnando ai cantoni l’oneroso compito di eventualmente provare di disporre di scenari più plausibili. Da parte nostra proponiamo lo stralcio di questo capoverso.<br />Dapprima perché la pianificazione incombe in primo luogo ai cantoni, pur anche  nel rispetto dei compiti assegnati dalla LPT e in un clima di costruttiva collaborazione con le autorità federali. Il cpv. 2 ci sembra in contrasto con tale principio.<br /><br />Aggiungasi poi che anche nella sostanza, la proposta non merita protezione. Dubitiamo infatti fortemente che l’Ufficio federale di statistica possa disporre di dati della necessaria qualità. La situazione diventa poi ancora ben più difficile per i cantoni di frontiera, che devono fare i conti con una fortissima immigrazione. Solo negli  scorsi 10 anni con l’entrata in vigore degli accordi bilaterali la popolazione residente in Ticino è cresciuta ben oltre ogni aspettativa (si veda gli ultimi dati pubblicati). A questi si aggiunge l’elevato numero di frontalieri che in 12 anni è raddoppiando (o meglio detto “esploso”), passando da 30’000 a 60'000 unità. Visti in particolare i notevoli problemi presenti nei paesi vicini, e in primo luogo in Italia, la tendenza all’aumento  della popolazione in Ticino è una costante che verosimilmente non subirà flessioni salvo in caso di eventi molto particolari; sicuramente l’osservatorio più adatto per fare delle previsioni al riguardo non potrà che trovarsi in Ticino, e non certo a Neuchâtel… Sono quindi i cantoni e non certo la Confederazione a trovarsi nella situazione migliore per poter valutare adeguatamente la situazione.<br /><br /><strong><u>Cap. 3</u></strong><br /><br />Riteniamo pure sproporzionata l’imposizione dei compiti elencati (attenzione: lista non esaustiva!); trattasi di compiti che necessiterebbero di un apparato burocratico estremamente importante, di cui ai cantoni per intanto sfugge indubbiamente la portata. Ciò a maggior ragione se si considera le prescrizioni di tempo assegnate: …”monitorare di continuo”… “procedere per tempo all’esecuzione sostitutiva, ma al più tardi entro cinque anni…”. Riteniamo opportuna una formulazione che conceda maggiore elasticità e autonomia.<br /><br /><strong><u>Cpv. 4</u></strong><br /><br />Nel rapporto esplicativo si precisa che le zone edificabili sono sovradimensionate se le zone  interessate sono sfruttate ad un tasso inferiore al 95%. Stranamente né il progetto di ordinanza né il rapporto chiariscono quando le zone edificabili siano “palesemente” sovradimensionate. Il tasso deve comunque a nostro avviso essere inferiore al 95%.<br /><br /><strong><u>Art. 10 cpv. 2bis       Esame</u></strong><br /><br />Sosteniamo l’aggiunta in questione: la nuova regolamentazione fissa ai cantoni dei termini oltremodo stringenti e in questo senso è adeguato che anche le autorità federali si impongano dei termini analoghi.<br /><br /><strong><u>Art. 30a cpv. 1 e 2    Dimensioni delle zone edificabili nel Cantone nel suo complesso (art. 15 cpv. 2 LPT)</u></strong><br /><br />Le formule e i dati cui fa riferimento il capoverso 2 sono particolarmente complesse, al limite dell’incomprensibile e verosimilmente  anche eccessivamente teoriche. Riteniamo che la via da percorrere sarebbe invece quella di elaborare delle direttive tecniche congiuntamente con i cantoni, conformemente all’art. 15 cpv. 5 LPT.<br /><br /><strong><u>Art. 30a cpv. 3</u></strong><br /><br />La LPT non contiene criteri differenziati per l’azzonamento, a dipendenza che si tratti di zona edificabile a destinazione abitativa piuttosto che commerciale o industriale. Giusta l’art. 15 LPT le zone edificabili vanno definite in modo da soddisfare il fabbisogno prevedibile per i prossimi 15 anni. Siamo contrari a che ora si stabiliscano ulteriori condizioni e imposizioni ai cantoni, che arrivano addirittura a stabilire che nuove zone per il lavoro sarebbero ammissibili solo se legate ad un progetto specifico e vincolate alla realizzazione del progetto stesso (cfr. p. 9/14 direttive tecniche). E’ irrealistico pensare che qualcuno attenda per anni l’inserimento di un terreno in vista di poter avviare o trasferire la sua attività commerciale in un determinato comune… Se veramente si vuole puntare alla qualità e stabilire condizioni più restrittive,  allora ci si interroghi piuttosto se non limitare l’azzonamento per terreni destinati a zone per il lavoro aperti a ditte straniere, solo se gli introiti fiscali che ne deriveranno saranno sufficientemente interessanti per la collettività o se ad esempio si voglia azzonare in vista di attirare attività che saranno interessanti per il comune.<br />Riteniamo che – a differenza di quanto proposto - i cantoni debbano disporre di ampio spazio di manovra per creare e conservare le premesse territoriaIi per le attività economiche (art. 1 cpv. 2b bis LPT).<br />Aggiungiamo inoltre che i limiti proposti avrebbero semmai dovuto essere inseriti nella legge e non nell’ordinanza.<br />Per il loro contenuto possiamo inoltre dedurre che nell’apposito gruppo di lavoro non erano presenti, o quanto meno in numero sufficiente, persone che rappresentino le forze economiche.<br /><br /><strong><u>Art 32a    Impianti solari non soggetti ad autorizzazione</u></strong><br /><br />Riteniamo che simili aspetti dovrebbero essere di competenza cantonale.<br /><br /><strong><u>Art. 45a    Dati cantonali<span> </span></u></strong><br /><br />Dal rapporto esplicativo emerge che la maggior parte dei cantoni pubblica i dati principali relativi al loro sviluppo territoriale.<br />Immaginiamo che anche i dati sulle indennità di esproprio rispettivamente degli introiti  derivanti dall’imposizione dei vantaggi derivanti da misure pianificatorie (art. 5 cpv. 1bis LPT) siano chiaramente riportati nei conti cantonali se non addirittura espressamente menzionati nei rapporti degli uffici cantonali della pianificazione territoriale.<br /><br />Riteniamo quindi superflua l’introduzione di questo nuovo vincolo.<br /><br /><strong><u>Art. 46    Comunicazioni dei Cantoni</u></strong><br /><br />L’articolo assegna ai cantoni un onere amministrativo molto gravoso, che consiste nella trasmissione regolare di un numero di dati impressionante a Berna.<br />L’articolo evidenzia un’assenza di fiducia nei confronti dei cantoni che sarebbero così costantemente controllati circa il loro operato e ciò, nonostante  la pianificazione del territorio sia per principio di competenza dei cantoni…<br />Inoltre, in considerazione della gravosità dell’onere attribuito, riteniamo che molti cantoni – per motivi di struttura e finanziari - non sarebbero comunque in grado di ossequiare a questo onere amministrativo eccessivo e sproporzionato.<br />Riteniamo che l’articolo debba essere notevolmente ridimensionato.<br /><br /><strong><u>Osservazioni alla guida alla pianificazione direttrice</u></strong><br /><br />La lettura delle direttive colpisce per la molteplicità dei compiti assegnati ai cantoni, cui francamente viene praticamente assegnato il compito di esecutori delle direttive di Berna… Riteniamo che i limiti della collaborazione fra Confederazione e Cantoni di cui all’art. 75 Cost. Fed. siano stati superati a scapito dei Cantoni e a favore della Confederazione. Riteniamo quindi necessario ripristinare un corretto equilibrio, che lasci il giusto margine di manovra ai cantoni.<br /><br />Parimenti anche ai comuni, cui vengono attribuiti numerosi nuovi compiti, viene ridotto notevolmente il margine di manovra. Riteniamo che anche qui i limiti siano eccessivi.  Dubitiamo poi che i comuni siano dotati di una struttura sufficiente per la messa in opera di tutte queste prescrizioni e questi compiti e ci chiediamo se non sia il caso di ridurre non fosse che per questo motivo, i compiti e di concedere dei mezzi finanziari affinché siano meglio assistiti nello svolgimento di singole mansioni assegnate. Nondimeno riteniamo che l’obiettivo di fondo sia veramente troppo ambizioso e severo.<br /><br />Sarebbe poi ipotizzabile che la Confederazione assistesse i cantoni con delle prescrizioni dirette ai comuni che spiegassero e sostenessero gli obiettivi dei cantoni (che in verità sono poi quelli della Confederazione). Spesso sono proprio comuni poco informati che creano evitabili malintesi e problemi.<br /><br />L’obiettivo della densificazione – che pur con le riserve già espresse in precedenza presenta anche degli aspetti positivi – potrebbe essere meglio raggiunto con un approccio  sovra comunale, che possa anche armonizzare i criteri magari troppo differenti adottati dai diversi comuni. Questo aspetto potrebbe essere ulteriormente approfondito.<br /><br />Ringraziando sin d’ora per l’attenzione che vorrete prestare alle nostre osservazioni, inviamo i sensi della nostra stima.<br /><br /><br /><strong>Il Presidente Cantonale    </strong><br /><strong>Lic. rer. pol Gianluigi Piazzini       </strong><br /><br /><strong>La Segretaria Cantonale</strong><br /><strong>Avv. Renata Galfetti</strong></p>

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  • Nuovi orientamenti in materia pianificatoria e procedura di consultazione sulla proposta di modifica dell'Ordinanza sulla pianificazione del territorio

    01 gennaio 2014, Da Economia Fondiaria no. 1/2014


    <p>Gentile Signora<br />Consigliere Federale<br />On. Doris Leuthard<br />DATEC<br />Korchergasse 10<br />3003 Berna<br /><br />Lugano, 27 novembre 2013<br /><br /><strong>Nuovi orientamenti in materia pianificatoria e procedura di consultazione sulla proposta di modifica dell’Ordinanza sulla pianificazione del territorio<span> </span></strong><br /><br />Onorevole Signora Consigliere Federale Leuthard,<br /><br />Ci scusiamo con Lei per l’inusuale invio ma a nome della Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria – CATEF, l’associazione che da oltre 50 anni tutela la proprietà immobiliare in Ticino, ci teniamo ad esprimerle la nostra preoccupazione per il nuovo orientamento in ambito pianificatorio. In allegato troverà anche le nostre osservazioni alla proposta di modifica dell’Ordinanza sulla pianificazione del territorio, inoltrate in data odierna allo spett. ARE.<br /><br /><strong><em>Premessa</em></strong><br /><br />Alla luce di un così convinto risultato popolare commenti alle proposte parrebbero superflui ma intendiamo comunque esporre alcune considerazioni e suggerimenti forti della nostra presenza sul territorio e dell’esperienza acquisita negli anni.<br />La nostra presa di posizione parte ovviamente dalla verifica delle nostre tesi che come sappiamo sono state travolte in sede di votazione popolare.<br /><br /><strong><em>La sovranità cantonale</em></strong><br /><br />Noi abbiamo più volte sottolineato il pericolo della perdita della sovranità cantonale ma pochi ci hanno creduto. A noi risultava evidente che chi ha in mano “il chi fa che cosa” ha facoltà di dirigere e di controllare, quindi di imporre le proprie visioni appoggiandosi all’interesse generale preponderante. E purtroppo, con una scala di valori omologata per l’intero Paese.<br />Ai Cantoni sarebbe poi stato riservato il lavoro sporco ed ai Comuni l’applicazione nei propri piani regolatori.<br />La nostra interpretazione e i nostri timori hanno ora trovato piena conferma in quanto proposto...<br />Anzi ne escono rafforzati se consideriamo che il<span> </span><strong>baricentro</strong><span> </span>viene ora posto sugli agglomerati e le grandi città e che la gestione settoriale ed il controllo passano alla Confederazione.<br />Fa comunque specie constatare in queste settimane una resistenza da parte dei Cantoni che attesta una loro lacunosa lettura del messaggio alle camere e soprattutto una insufficiente visione storica della atavica proposta della conduzione centralizzata.<br /><br /><strong><em>L’oligarchia tecnica</em></strong><br /><br />Come si poteva immaginare i tecnici hanno avuto maggiore voce in capitolo nella stesura della bozza di ordinanza usufruendo di una ripartizione nel gruppo di lavoro che mortificava il politico e che escludeva l’economia e l’iniziativa privata, spesso accumunate alla bieca speculazione.<br />Oligarchia tecnica ancora più pericolosa se poi agganciata a quella cantonale.<br />Poche persone che potranno in futuro dettare tempi ed indirizzi, sempre che siano in grado di interpretare la realtà, il fattibile e l’auspicabile.<br />Di transenna buona parte di queste persone sono da annoverare fra coloro che hanno contribuito a sfasciare il Paese omologando norme ed indirizzi scolastici, evitando di soppesare proposte creative ed incentivanti.<br />Nell’ambito della definizione dell’ordinanza bisognerebbe a nostro parere prevedere<span> </span><strong><em>una istanza di</em></strong><span> </span><strong><em>controllo</em></strong><span> </span>o per lo meno di consulenza in modo da assicurare un minimo di trasparenza, di verifica dell’implementazione ed efficacia dell’impianto.<br /><br /><strong><em>L’informazione lacunosa in parte strumentalizzata</em></strong><br /><br />Facendo perno su un conteggio di aree edificabili sulla base di un metodo tutto sommato condivisibile, anche se dal profilo scientifico non testato a sufficienza, si è voluto dimostrare che molti Cantoni - ovviamente i più popolosi - non avevano più riserve edificatorie.<br />Fatto che li ha indotti a sostenere a spada tratta la modifica parziale della Legge sulla pianificazione del territorio.<br />Inoltre si è preferito non evidenziare più del tanto la seconda parte della revisione attualmente sulla rampa di lancio.<br />Ci si è quindi mossi sdoganando consapevolmente buona parte della legge<span> </span><strong><em>affossata</em></strong><span> </span>da tutte le istanze coinvolte alcuni anni fa.<br />L’accusa principale che le era stata mossa?<br />Il complesso veniva considerato come una pesante limitazione della sovranità cantonale!<br />Non diamo la colpa al Dipartimento Federale competente, a nostro avviso il più potente del nostro Paese avendo competenza sul paesaggio, sulle infrastrutture, sull’energia, sull’edificabilità e sulla localizzazione dimensionata delle destinazione (lavoro, residenza, svago e riposo), ma piuttosto alle numerose istituzioni che per ignavia o per rivalsa hanno clamorosamente abdicato.<br />Lo spauracchio del blocco delle zone edificabili, come proposto dall’iniziativa sul paesaggio, è stato quindi sventolato con furba perizia.<br />Fra l’altro ci giunge notizia che anche Cantoni come Zurigo arrischieranno di dover ridurre la superficie edificabile malgrado che si sostenesse che la loro disponibilità non sarebbe stata sufficiente per coprire il fabbisogno per i prossimi 15 anni.<br /><br /><strong><em>Il controllo politico</em></strong><br /><br />A noi, vista la posta in gioco, non sembra solo insufficiente ma addirittura inesistente tanto più, come già sottolineato, che anche le forze economiche sono state escluse dal processo “pianificatorio”.<br />Probabilmente si è convinti che chi crea lavoro ed esige spazi è meglio che si concentri sul suo mandato, accordando fiducia assoluta a pochi tecnici avveduti.<br />Scartando il controllo delle forze motrici del Paese e della società civile non resterebbe che il controllo politico.<br />Ma come potrebbe essere il controllo politico?<br />Non certo quello di una commissione o di un gruppo di controllo di natura prettamente tecnica come accennato più sopra, ma un controllo politico basato su rapporti intermedi da approvarsi ( o per lo meno da discutere) in sede parlamentare dopo aver eventualmente raccolto le osservazioni delle associazioni di riferimento.<br />Oppure prevedendo l’approvazione corale intermedia da parte dei Cantoni (non da un Presidente o da qualche Delegato) e dell’associazione di Comuni.<br />Al “chi fa che cosa” va aggiunto il<span> </span><strong><em>“come, dove e quando”.</em></strong><br />Un rischio quindi troppo alto se non controllato da istanze superiori e se delegato a poche persone che non temono verifiche e che si autocertificano in continuazione.<br />Persone che sanno trincerarsi abilmente nell’“abbiamo fatto il possibile”...<br />Il “Fachwissen” in certe circostanze è ancora più pericoloso dell’attivismo politico fine a se stesso.<br /><br /><strong><em>Applicazioni</em></strong><br /><br />Si parla molto di azzonamenti, attribuzioni a nuove zone, e poco di dezonamenti, fra l’altro abilmente definiti come<span> </span><strong><em>“riconversioni</em></strong>”.<br />Un modo come un altro per definire il processo di rendere inedificabile un terreno edificabile.<br />Si sottolinea a piè sospinto la necessità di edificare nell’urbano abbandonando la periferia estrema privilegiando così l’intensivo a scapito dell’estensivo.<br />Come lo si può attuare?<br />Forzando la valorizzazione delle riserve nel già edificato (zone urbane) e soprattutto aumentando gli indici di sfruttamento e di occupazione.<br />Qui vediamo la necessità di intervenire dando delle indicazioni di indirizzo per definire la banda per l’estensivo (prima e seconda residenza), il semi-estensivo e soprattutto l’intensivo, come pure prescrizioni per<span> </span><strong><em>i contenitori del lavoro..</em></strong><br />Per quanto riguarda il pescare nelle riserve del tessuto urbano saremo contro ad ogni e qualsiasi forzatura.<br />Ci sono infatti molte residenze ad uso proprio - incapsulate nel tessuto urbano -  abitate da cittadini, in là con gli anni, la cui sottolineatura di plusvalenze effettiva potrebbero esporle ad inutili sollecitazioni.<br />È un problema d’anagrafe cui tutti devono il dovuto rispetto.<br />Con queste riserve<strong><em><span> </span>lo spazio per il centripeto</em></strong><span> </span>c’è già, e si sta riempiendo da solo senza inutili e fantasiose forzature..<br />Da ultimo suggeriamo delle verifiche di tenuta a piena edificabilità di questi comparti con riferimento alla viabilità ed alle infrastrutture pubbliche (scuole, posteggi, case per anziani, ecc.)<br />Confidiamo inoltre in una apertura a visioni positive con l’abbandonando dell’atteggiamento critico ad oltranza che ha vanificato buona parte della gestione del cambiamento come i fatti dimostrano.<br />Del resto Zurigo confrontato con proposte di maggiore edificabilità ha già mostrato una chiara resistenza o se vogliamo un tardivo scetticismo.<br /><br /><strong><em>Per riassumere</em></strong><br /><br />I nostri timori hanno trovato conferma.<br /><br />Temevamo e temiamo infatti:<br /><br />La perdita di sovranità<br />La prevalenza del tecnico sul politico e sulla società civile (FACHWISSEN)<br />La mancanza di controllo politico dell’applicazione<br />La seconda parte della revisione che chiuderà il cerchio della centralizzazione della competenza annullando le resistenze di allora<br />La mancanza di verifica degli argomenti utilizzati in occasione della votazione popolare<br />La necessità di aprire un impegnativo discorso politico a livello cantonale<span> </span><strong><em>in tempi ristretti</em></strong><span> </span>come la ridefinizione del rapporto sugli indirizzi e l’aggiornamento dei Piani Direttori. Un processo politico necessario ma che richiederà<span> </span><strong><em>tempi tecnici adeguati</em></strong>.<br />Il rafforzamento dell’atteggiamento difensivo a scapito di quello propositivo<br />La gestione dell’agenda in funzione di piani collaterali già in gestazione (paesaggio, zone rurali, infrastrutture, ecc.) e della forza contrattuale dell’Altopiano<br />La gestione corrente delle normative e dei risultati affidata ad un pugno di funzionari<br />La necessità di aggiornare le strategie cantonali con un<span> </span><strong><em>libretto delle istruzioni omologato.</em></strong><span> </span>Vedi LEITBILD e RICHTPLAN<br />Il blocco cautelativo dei piani regolatori sui quali bisogna interrogarsi.<br /><br />Prima di inoltrarci in alcune considerazioni  in merito alla proposta di modifica dell’ordi-nanza ed ai suoi elementi di riferimento, ribadiamo che il rischio politico è alto e che la sovranità cantonale ne uscirà, come da noi sempre sostenuto, molto diminuita.<br />Non lo voleva probabilmente il popolo sovrano avallando le tesi sostenute da un fronte compatto composto da Città, Comuni, Cantoni, Parlamento ecc.  Sono le istituzioni intermedie che hanno preferito delegare ad istanze superiori le proprie competenze contribuendo sempre più alla centralizzazione a livello federale. Istituzioni che ora piangono sul latte versato.<br /><br />Nel scusarci per l’ardire di qualche considerazione, voglia gradire, onorevole Signora Leuthard, i nostri rispettosi saluti<br /><br /><br /><strong>Il Presidente Cantonale                                                </strong><br /><strong>Lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini                                         </strong></p> <p><strong>La Segretaria Cantonale</strong><br /><strong>Avv. Renata Galfetti</strong></p>

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2013


  • Approvazione della rielaborazione del piano direttore

    01 novembre 2013, Da Economia Fondiaria no. 6/2013


    <p>Probabilmente si tratta di un aggiornamento ma poco importa.<br />Il Consiglio Federale sulla base<span> </span><strong><em>del rapporto d’esame dell’ufficio federale del 24 settembre 2013 ha approvato il Piano Direttore del Canton Ticino con qualche condizione.<br />Si tratta di modifiche e riserve diligentemente elencate nell’approvazione del 16 ottobre poi pubblicata sul Foglio Federale</em></strong><span> </span>del 28 ottobre 2013 pag. 7200 e riprodotta di seguito.<br />Come si potrà constatare è una approvazione condizionata.<br />V’è un po’ di tutto.<br />Dalla non approvazione della scheda V4-Rumori ad alcune modifiche richieste in parte collegate con le ultime votazioni popolari.<br />Per quanto riguarda le riserve SAC vi è l’imperativo di dimostrare entro 2 anni dall’approvazione federale lo stato delle SAC (superfici d’avvicendamento) Comune per Comune e nel caso di riduzione necessaria delle zone edificabili, lo scorporo dovrà attuarsi a favore di queste zone agricole.<br />Leggendo la risoluzione si potrebbe anche pensare che in fin dei conti non è poi così dolorosa.<br />Ma occhio in particolare ai seguenti punti:<br /><br />7) i programmi d’agglomerati vanno resi definitivi. Per quanto riguarda al loro finanziamento vi mettiamo in serie B. Ci vedremo poi con calma.<br />Per quanto riguarda il collegamento stradale A2 – A13 la Confederazione sceglierà il tracciato, non appena approvato il decreto federale.<br /><br />8) le indicazione sulle residenze secondarie vanno riviste secondo la nuova legge sulla Pianificazione del territorio (seguirà<span> </span><strong><em>poi<span> </span></em></strong>l’ordinanza di applicazione dell’iniziativa Weber).<br /><br />Seguono diverse altre puntualizzazioni fra le quali spicca il<span> </span><strong><em>parco eolico del San Gottardo</em></strong><span> </span>ancora in pianificazione. Speriamo in bene….<br />In attesa dell’applicazione<span> </span><strong><em>della nuova legge sulla pianificazione</em></strong><span> </span>che imporrà un aggiornamento ben più corposo traspare sempre più l’atteggiamento molto deciso e risoluto dei funzionari secondo il motto: io dire, tu fare, io controllo, poi sgancio!<br />Buona lettura.<br /><br /><strong><em>Lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini</em></strong></p>

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  • Osservazioni alla proposta di modifica del piano direttore

    19 ottobre 2013


    <p><span>La proposta di modifica del piano direttore è all’origine di importanti riserve e preoccupazioni, sia da parte della CATEF che – come deducibile dalla stampa – di altre associazioni ed enti.</span><br /><br /><span>Da parte nostra riteniamo in particolare che la presentazione, pur riconoscendo l’impegno profuso, sia stata troppo sintetica e nebulosa con particolare riferimento al dimensionamento ed all’allocazione su scala cantonale delle destinazioni funzionali afferenti al lavoro, allo svago, alla mobilità pubblica e privata, alla residenza, alle infrastrutture pubbliche e quant’altro.</span><br /><br /><span>La prova è la levata di scudi da parte dei Comuni, di alcuni partiti di Governo e delle associazioni economiche di riferimento.</span><br /><br /><span>Sulla base di questa considerazione la CATEF chiede perciò al Governo di predisporre una seconda consultazione dopo aver calibrato le prese di posizione pervenute dalle istituzioni più significative facendo emergere convergenze costruttive.</span><br /><br /><span>In gioco vi è lo sviluppo sostenibile per i prossimi 30 anni che non può venir affidato solo ad un pugno di volenterosi funzionari senza la condivisione ed il controllo da parte del mondo politico e di riflesso anche da parte della società civile.</span><br /><br /><span>A tal proposito la CATEF ritiene che le competenze a livello legislativo vadano rivisitate e se del caso modificate nell’intento di contenere la prevalenza del tecnico sul politico.</span><br /><br /><span>La CATEF si dichiara inoltre contraria all’istituzione di un piano cantonale per l’alloggio convenzionato che andrebbe ad aggiungersi alla pletora di altri piani che già ingessano il Paese.</span><br /><span>Le direttive nazionali per il finanziamento degli enti di interesse pubblico sono più che sufficienti. Basta solo applicarle.</span><br /><br /><span>Per quanto concerne il disciplinamento della seconda residenza in zona lago, lo consideriamo un inutile doppione alla Lex Weber.</span><br /><br /><span>Per l’obbligo di costruire in considerazione della sua genesi, la sua applicazione va indirizzata prevalentemente in presenza di importanti complessi strategici, la cui edificazione è stata concordata con abbuoni edificatori fra ente pubblico e proprietari.</span><br /><br /><span>Per altre considerazioni vi rimandiamo al testo allegato.</span><br /><br /><span>Il Segretariato</span><br /><br /></p>

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  • Revisione parziale della legge sulla pianificazione

    01 marzo 2013, Da Economia Fondiaria n. 2 marzo-aprile 2013


    A futura memoria pubblichiamo delle osservazioni formulate dal Presidente Piazzini durante la campagna per il NO alla nuova Legge sulla pianificazione del territorio, poi approvata in votazione popolare il 3 marzo u.s.

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2011


  • Novità legislative in campo pianificatorio

    01 settembre 2011, Da Economia Fondiaria no. 5/2011


    Nelle precedenti edizioni di Economia Fondiaria il Presidente Cantonale CATEF Gianluigi Piazzini e alcune mie recensioni avevano già anticipato i temi in discussione nell’ambito pianificatorio sia in sede Federale che Cantonale.

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  • Nuova legge sullo sviluppo territoriale

    02 luglio 2011, Da Economia Fondiaria no. 4/2011


    <p>Ad inizio estate è stata approvata la <em>legge sullo sviluppo territoriale</em> che aggiornerà e che semplificherà la legge cantonale sulla pianificazione del territorio datata 1990.<br />Quest’ultima era la legge d’applicazione di quella federale.<br />Ora è stata cambiata la dicitura in sintonia con quella che verrà adottata a livello federale.<br />Usiamo il futuro perché la proposta di legge federale è stata rimandata al mittente con un fuoco di sbarramento dei Cantoni.<br />Ma poco importa!<br />Noi, esista o non esita ancora la nuova legge federale, ce ne spariamo subito una nuova a livello cantonale.<br />Al limite l’aggiorneremo risucchiando tutto quanto farà comodo oppure imposto ovviamente in chiave “cantonticinese”.<br />In poche parole la dovremo aggiornare.<br />La CATEF l’aveva sottolineato nella procedura di consultazione <em>consigliando di attendere</em> ma senza molto successo.<br />La legge andava promossa perché si era a fine legislatura, perché l’argomento della tassazione delle pusvalenze pianificatorie stava bloccando la tabella di marcia (infatti il vagoncino è stato staccato) e perché talune nuove specifiche andavano applicate al più presto possibile.<br />Rustici e Piani di quartiere!<br />Per quanto riguarda la tassazione delle plusvalenze la procedura di consultazione è terminata e pensiamo che quanto prima il Governo licenzierà il messaggio da inviare alla commissione od alle commissioni competenti.<br />A tale soggetto la Vostra associazione ha inoltrato le sue osservazioni di cui abbiamo riferito su uno degli ultimi numeri di EF e che abbiamo pubblicato integralmente sul sito.<br />La nostra posizione è semplice e collima con quella adottata dal Governo fino ad oggi e con quella del Consiglio Federale.<br />I terreni edificabili sono già oggetto di tassazione ricorrente quindi un eventuale aumento d’edificabilità è neutro dal profilo fiscale.<br />Basterà aggiornare semplicemente i valori tassabili senza costringere a passare alla cassa.<br />D’altra parte la concessione di una maggiore edificabilità sana un errore od una incertezza pianificatoria e non è certamente un regalo di compleanno; quindi paradossalmente è il proprietario che ha la possibilità di sanare un andamento non previsto e per questo non va ovviamente punito.</p> <p>A proposito di nuova legge nazionale sullo sviluppo territoriale vi è un tentativo in atto di far passare a scaglioni quella che era stata a suo tempo fucilata e che a Bellinzona si considerava già in vigore.<br />Ovviamente la proposta di legge, sebbene rimessa sui binari a spezzoni più digeribili , è stata “riconfezionata” mantenendo comunque stoffa e taglio.<br />È bene ricordare che il Dipartimento di Berna ha potuto giustificare la rimessa parziale sui binari della legge impallinata come risposta all’iniziativa che chiede di bloccare per 20 anni le zone edificabili in esubero.<br />La famosa moratoria.<br />Noi avevamo sostenuto in vari incontri con le associazioni consorelle d’oltralpe che era preferibile andare davanti al popolo senza questa sorta di controprogetto indiretto.<br />Ma non fummo ascoltati.</p> <p>La nuova legge cantonale conferma tutto <em>lo strumentario</em> già oggi disponibile apportando qualche modifica. <br />Intendiamoci è un armamentario intelligente che se applicato con buon senso e misura abbandonando la difensiva fine a se stessa può veramente rappresentare <em>un salto di qualità</em>.</p> <p>A parte il piano Direttore  Cantonale, ormai assurto a piano regolatore cantonale con i suoi obiettivi e schede spicca lo strumento del Piano d’utilizzazione Cantonale.<br />Il famoso <em>PUC</em>, strumento attualmente molto in voga, assurto a Piano Regolatore per un determinato comprensorio o destinazione indiretta (vedi rustico) al punto di prevalere sul piano regolatore comunale.<br />Per il piano particolareggiato si conferma un interessante opportunità se sviluppato nei particolari.<br />In pratica potrebbe diventare una licenza di costruzione dimensionata di concerto con le autorità. stesse<br />Un po’ come i piani particolareggiati in taluni cantoni svizzeri, i famosi “Bebaungspläne”<br />Per quanto riguarda il <em>piano di quartiere</em> vi è una importante novità.<br />Ora é sufficiente <em>una maggioranza</em> qualificata per concretizzarlo.<br />Senza l’adesione corale un piano di quartiere rimaneva una delimitazione di zona richiamante la necessità di una pianificazione di comparto.<br />La legge a proposito recita: “il piano di quartiere è un progetto planovolumetrico inteso a concretizzare gli obiettivi di qualità paesaggistica, architettonica ed urbanistica fissati dal piano regolatore”.<br />Poi si riconfermano gli strumenti di salvaguardia della pianificazione come la zona di pianificazione, la decisione sospensiva ed il blocco edilizio.<br />Insomma con questi strumenti, partendo dal PUC si può bloccare tutto quanto si ritiene non pianificato a sufficienza senza scomodare schede e la moltitudine di piani esistenti a conferma della <em>facoltà di giudizio</em> accordata all’esecutivo.</p> <p>A proposito dell’edificabilità dei fondi vi è un richiamo maggiore alla<em>destinazione di zona.</em><br />L’articolo 64 precisa infatti che l’autorizzazione a costruire è rilasciata solo se le costruzioni sono conformi alla funzione prevista per la zona di utilizzazione ed il fondo è urbanizzato.<br />A proposito di urbanizzazione è stata inserita la facoltà del proprietario di anticiparne le spese con specifiche modalità.<br />Da ultimo vi sono nuove e dettagliate prescrizioni per i generatori di traffico, le nuove città commerciali, nate nelle zone artigianali lasciate scoperte dai pianificatori.<br />Ma tutto sommato poco male.<br />Dovesse modificarsi il commercio ci ritroveremmo <em>una adeguata superficie</em> da destinarsi all’artigianato od alla logistica.<br />Sempre che ve sia domanda.<br />Al capitolo secondo vi sono gli strumenti di politica fondiaria che vanno dalla classica ricomposizione particellare all’acquisizione di superfici da destinarsi a pubblica utilità con particolare riguardo <em>alla residenza primaria.</em><br />Sono terreni da mettersi a disposizione in diritto di superficie prevalentemente per le operative di costruzione.<br />La legge è ovviamente più articolata e non possiamo evidentemente soffermarci in modo approfondito. <br />Per esempio sul regolamento cantonale dei posteggi privati che prima non era sostenuto da una legge di peso. Oppure sulle norme sul paesaggio e quant’altro.<br />È opportuno ricordare che le norme sui posteggi si limitano a disciplinare quelli per i commerci e gli uffici.<br />È quindi <em>escluso l’abitativo</em> come da sempre richiesto dalla CATEF</p> <p>Il fatto di aver trattato in modo sommario la legge ci ha consigliato di non soffermarci sui vari rimedi di diritto.<br />Un motivo in più per tornare sull’argomento.</p> <p><strong>Il Presidente Cantonale</strong><br /><strong>lic.rer.pol. Gianluigi Piazzini</strong></p>

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